Le opere trascritte protagoniste del Barocco Festival a Cisternino
Il «Barocco Festival» sfoglia il suo programma e fa tappa a Cisternino, nell’atrio della Chiesa Santa Maria di Costantinopoli, martedì 30 agosto alle ore 21, con un programma, dal titolo «La Serenissima e la Teatralissima», che spazia da Leonardo Leo ad alcune pagine “veneziane” dedicate alla pratica della trascrizione, diffusa in epoca barocca, intesa come arte del ricostruire, di far rinascere una stessa musica sotto sembianze diverse esaltandone valore e bellezza. In scena elementi dell’«Accademia Hermans», fondata nel 2000 da Fabio Ciofini per esplorare il repertorio della musica antica.
Il programma della serata, dopo l’omaggio al celebre compositore che dà il suo nome alla rassegna, prevede l’esecuzione di musiche di alcuni fra i più noti musicisti nel panorama musicale europeo fra Seicento e Settecento, come Antonio Vivaldi, Giovanni Battista Platti, i fratelli Alessandro e Benedetto Marcello. I brani sono il risultato di trascrizioni, degli stessi compositori, da materiale preesistente, poi riadattato per un diverso organico strumentale o addirittura per un altro strumento solista. Questa pratica getta sull’opera una luce diversa, cogliendone aspetti poco riconosciuti fino a quel momento, e sottolinea anche il continuo tramandarsi dello spirito creativo, unendo passato, presente e futuro.
Per secoli i più grandi compositori si sono cimentati nell’arte della trascrizione incrociando le creatività di due personalità (quella dell’autore e quella del trascrittore): Bach ha trascritto per organo brani di Vivaldi, Marcello e Couperin; Mozart ha riorchestrato il «Messia» di Haendel; Liszt ha ridotto per pianoforte e per organo le opere di Bach, Wagner e Verdi. Giusto per fare a memoria qualche esempio. Oggi questa tradizione rimane viva grazie alla sua capacità di restituire al brano nuova freschezza ed energia, di infondere linfa vitale ad opere conosciute e ad altre spesso dimenticate.
«La musica è immortale - ha detto Cosimo Prontera, direttore artistico del Festival - non solo per la sua bellezza e profondità, ma perché nella sua grammatica si può scoprire una nuova scintilla che mantiene viva la fiamma dell’interpretazione e della concezione originaria della composizione. La pratica della trascrizione è come una lente di ingrandimento, ci permette di conoscere, indagare, approfondire l’opera musicale presa in esame».
La pratica della trascrizione non solo ha permesso una più capillare diffusione del grande repertorio, accorciandone le distanze temporali, ma è diventata parte integrante dell’universo dei musicisti, uno straordinario strumento di valutazione del successo di un’opera o di un compositore. In realtà, la storia della musica è anche storia di pratiche di “trasformazione”. Trascrivere (tradire, trasformare, ma anche tramandare) gli originali è un’operazione che si pone «in posizione dialettica con il passato» e che «cerca di realizzare un altro volto della verità», per dirla con Luciano Berio, esploratore e trascrittore “onnivoro” da Henry Purcell ai Beatles.