“Chi vive di idee e di creatività deve lavorare duro e non conosce sosta… Ma deve anche sapersi amare sopra ogni cosa, seguendo il cuore – che ti fa costantemente essere innamorato della vita – e usando il cervello nelle giuste dosi”». A pronunciare queste belle parole (ricordate dal direttore del Corriere Canadese, Paola Bernardini) fu un uomo che cuore e cervello resero una delle più belle firme del giornalismo pugliese, Antonio Maglio.

Un cuore profondo, una mente geniale, uno sconfinato amore per la vita, per la sua terra, per il suo lavoro, una grande tenacia unita al rigore, sono solo alcune delle qualità umane e professionali che tanti colleghi riconoscono al fondatore e vicedirettore del "Quotidiano di Lecce, Brindisi e Taranto".  Alla nascita di quel giornale che portò, il 6 giugno 1979, una ventata di freschezza nel mondo dell'editoria pugliese, Antonio Maglio giunse dopo una lunga esperienza giornalistica nella direzione del trisettimanale "18° Meridiano" e in quella del settimanale leccese "La tribuna del Salento".

Nato ad Alezio il 30 marzo 1941, Antonio Maglio fu un vero e proprio punto di riferimento, un modello da imitare per molti giovani colleghi che lavorarono al suo fianco. Attraverso le pagine del "Quotidiano di Lecce, Brindisi e Taranto", Maglio raccontò per vent'anni, affiancando Vittorio Bruno Stamerra, direttore dal 1981 al 1996, il suo Salento, la sua Puglia, contribuendo alla  rinascita di un territorio "di confine" in cui forti erano le contraddizioni. Un territorio, quello pugliese, che in quegli anni era ancora distante dal moderno settentrione ma  pieno di belle particolarità e grandi aspettative.

Il territorio jonico-salentino divenne oggetto di accurati studi storico-antropologici voluti dal giornalista aletino e da Vittorio Bruno Stamerra e resi noti attraverso delle prestigiose iniziative editoriali donate ai lettori in allegato al "Quotidiano".  Tra queste: "Ieri" (una collezione di antiche fotografie delle tre province pugliesi); "Racconti sotto la luna", (storie e leggende di Lecce, Brindisi e Taranto); " Lecce", (il racconto di un percorso nella città barocca); "Babbarabbà ed altri ancora: i soprannomi paesani nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto tra storia e fantasia"; "Pani, pesci e briganti: piatti da leggere, storie da mangiare. Cosa e dove si mangia nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto. Storie, leggende, curiosità".

E poi "Santi: il regno dei cieli raccontato dalla terra" (storie popolari, aneddoti, miracoli dei santi patroni di 145 comuni); "Maleparole: insultario ragionato per chi non ama il prossimo suo come se stesso" (circa 2000 insulti, modi di dire, imprecazioni nei dialetti delle tre province, in arbresh-l'albanese di San Marzano- e in griko, la lingua della Grecìa salentina riportati con attenzione per evitare il turpiloquio); "Nelle notti di luna piena" ( antologia di favole, storie e leggende già note e inedite dei 145 comuni in cui il giornale era distribuito); "Gli stemmi raccontano" (storie e leggende dei diversi emblemi comunali); "La Japigia: la più antica guida delle nostre province"; "Concittadini" (i personaggi e le famiglie più note delle diverse città); "Rucola e caviale" (ricette dei più prestigiosi ristoranti della Puglia); "Gli approdi: il mito", una collezione di foto scattate in esclusiva per il giornale da Ferdinando Scianna.

Dopo l'importante esperienza del "Quotidiano" che ebbe termine nel 1996, Antonio Maglio lasciò l'Italia per Toronto, dove ricoprì il ruolo di direttore vicario del  "Corriere Canadese". Scomparso il 13 gennaio 2007 per un male incurabile a Newcastle, Maglio viene ricordato oggi attraverso un premio giornalistico a lui intitolato giunto alla sua seconda edizione e che promuove il lavoro dei giornalisti. A Maglio è stata dedicata anche un'associazione, senza fini di lucro, che ha sede ad Alezio presso il Museo Civico Messapico intitolata "Amici di Antonio Maglio". All'editore Vittorio Bruno Stamerra Brindisireport.it ha rivolto qualche domanda.

Qual è il primo ricordo personale che ha di Antonio Maglio?

La sua pipa...la sua fame di sapere, e la sua lealtà.

Antonio Maglio è stato un pioniere del giornalismo pugliese. Quali insegnamenti ha lasciato ai suoi giovani colleghi?

Non so se oggi quello che abbiamo fatto noi valga ancora qualcosa per le nuove generazioni di giornalisti...sono cambiati i tempi, i modi, i ritmi e le tecniche del comunicare, la gerarchia dei valori. Insomma sembrano due mondi diversi e separati.

Dar vita a un progetto innovativo è sempre difficile. Quali ostacoli incontrò Maglio nel momento in cui decise di fondare il Quotidiano?

Ostacoli che all'epoca erano insormontabili, dai finanziamenti alle attrezzature, agli uomini... Maglio, con il sostegno di Ennio Bonea, riuscì a convincere l'on. Claudio Signorile, esponente di rilievo del Psi, che il progetto era realizzabile. Si cominciò con una rotativa che definire relitto è troppa grazia, con la redazione in un sottoscala, con un gruppo di giovani e tre o quattro giornalisti professionisti che accettarono il rischio di un naufragio. E poi c'erano gli ostacoli cosiddetti ambientali, nel senso cioè di calare in un territorio dove prevalente era la tradizione moderata e conservatrice, un giornale dichiaratamente di sinistra -di "lotta e di governo"- e libertario. Fu dura, vincemmo solo perchè capimmo prima degli altri che anche nel Salento c'era voglia di cambiamento.

Il Quotidiano donava ai lettori libri, dispense, foto d'epoca e organizzava convegni come quello su Brindisi capitale. Come nacque quell'eccellente lavoro editoriale?

Facemmo di necessità virtù. Era l'epoca in cui gli altri giornali facevano il Bingo, o le dispense, le cassette con i film per vendere più copie. Noi eravamo poveri, piccoli e avevamo fame. Pensammo che avremmo potuto sopperire alla mancanza di mezzi economici sfruttando la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra cultura ed editammo tutta una serie di iniziative speciali che si aggiungevano al giornale. Per questo settore creai una struttura parallela alla fattura del giornale e distaccai come responsabile Antonio Maglio. Il successo fu storico, in tutta Italia gli altri editori dei piccoli giornali vollero imitarci ma il nostro successo fu insuperabile ed ancora oggi se ne parla. Quando facemmo venire Denis Mack Smith a Brindisi a celebrare la ricorrenza dell'8 settembre - io non vi partecipai perchè lo stesso giorno partii all'estero - eravamo al culmine del nostro successo.

Nel 1996 Antonio Maglio lasciò il giornale per andare a Toronto a dirigere il Corriere Canadese. Cosa lo spinse ad andar via?

La sua curiosità, la voglia di conoscere, di fare cose nuove. Ormai Quotidiano camminava da solo, la macchina era adulta e anche i tempi erano cambiati rispetto alla fine degli anni Settanta. Anche io stesso avvertivo la necessità di andare oltre quell'esperienza.

Dopo aver raccontato il Sud all'Italia, l'Europa ai connazionali emigrati in Canada e l'Oriente all'Europa, quale sarebbe stato secondo lei il prossimo "racconto"di Maglio?

Rientrato dal Canada sembrava avesse ormai deciso di fermarsi definitivamente nel Friuli. In tal senso stava organizzando la sua vita prendendo contatti con giornali, riviste e università di quella zona per collaborare sviluppare ricerche e studi, una passione che non aveva mai perduto. I nostri contatti erano quasi quotidiani. Prima di ammalarsi si stava interessando all'approfondimento della storia dei rapporti italo-jugoslavi durante e alla fine del secondo conflitto mondiale, quelli che portarono, ad esempio alle foibe, alla pulizia etnica, alle stragi, compresa quella di Porzus. Si appassionò anche alla drammatica fine dell'antifascista brindisino Antonio Vincenzo Gigante, responsabile del Pci a Trieste durante la guerra di liberazione, tradito da una delazione e trucidato dai nazisti nella risiera di San Saba. Con lo spirito e la determinazione del vecchio cronista raccolse testimonianze e scrisse la terza parte della biografia di Gigante che scrivemmo insieme a Patrizia Miano. L'impegno era che avrebbe proseguito nella ricerca, ma il male lo colse all'improvviso e in pochi mesi lo portò alla morte.