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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cultura

Brindisi, l'Immacolata e il terremoto del 1743: pucce e miracoli

BRINDISI - Brindisi è un città mariana, una città dedicata alla Vergine Maria della quale i brindisini praticano il culto e la devozione. In piazza Duomo, a ricordo dell’anno mariano 1954, fu edificata ed inaugurata l’8 dicembre 1955, festa liturgica dell’Immacolata Concezione, una colonna monolitica sul cui capitello è posta una statua bronzea della Madonna. Nel dente del timone dell’imponente Monumento al Marinaio d’Italia è sistemata una statua della Vergine di 10 tonnellate, collocata nel 1955, sempre a ricordo dell’anno mariano.

BRINDISI - Brindisi è un città mariana, una città dedicata alla Vergine Maria della quale i brindisini praticano il culto e la devozione. In piazza Duomo, a ricordo dell’anno mariano 1954, fu edificata ed inaugurata l’8 dicembre 1955, festa liturgica dell’Immacolata Concezione, una colonna monolitica sul cui capitello è posta una statua bronzea della Madonna. Nel dente del timone dell’imponente Monumento al Marinaio d’Italia è sistemata una statua della Vergine di 10 tonnellate, collocata nel 1955, sempre a ricordo dell’anno mariano.

Dal 20 al 27 maggio 1962 nella nostra città fu celebrato il Congresso Eucaristico Interdiocesano, nel duplice giubileo sacerdotale ed episcopale dell’arcivescovo dell’epoca, monsignor Nicola Margiotta. Proprio in tale circostanza, il Papa Giovanni XXIII, che con Brindisi per fatti pregressi aveva un vero e proprio feeling, benedicendo il Congresso e auspicandone fecondi frutti spirituali, volle sottolineare, per mezzo del cardinale Cicognani, segretario di Stato, la valenza mariana di Brindisi: “Sua Santità affida l’esaudimento delle aspirazioni migliori di tutti i brindisini alla materna intercessione di Maria Santissima, teneramente venerata in codesta Diocesi”.

Tra l’altro, buona parte degli edifici di culto della città sono dedicati alla Madonna, così abbiamo le chiese di Santa Maria degli Angeli, Santa Maria del Casale e Madonna della Scala e le parrocchie: Ave Maris Stella, Cuore Immacolato di Maria, Addolorata-Pietà e Annunziata, mentre una menzione a parte merita S. Maria di Jaddico la cui edificazione fu terminata nel 1963 e dove tuttora, a causa di avvenuti prodigi mariani, migliaia di pellegrini organizzati, provenienti da ogni dove, affluiscono al sacro luogo. L’arcivescovo Rocco Talucci, appena dopo il suo insediamento nella Diocesi di Brindisi-Ostuni, quale suo primo atto ufficiale, volle elevare tale chiesa alla dignità di Santuario.

Attraverso le “Sante Visite Pastorali” si legge che correva il 20 febbraio 1743, mercoledì, quando alle ore 23,24 vi fu una scossa tellurica che, in tre repliche, durò l’interminabile tempo di due minuti, spazio abbondante per far crollare quasi tutte le abitazioni. La cattedrale non fu più idonea, per molto tempo, a svolgere le funzioni religiose; il Palazzo Seminario fu distrutto nella facciata, come anche inagibili furono dichiarate alcune stanze del Palazzo Episcopio, abitazione dell’Arcivescovo. Tuttavia, il fatto ancora impresso nella memoria dei brindisini, perché tramandato dalle ingiallite pagine delle “Sante Visite Pastorali” e perché raccontato dalla tradizione orale affidata agli anziani, è quello legato alla chiesa di San Paolo.

Il mattino successivo a quel fatidico 20 febbraio fu trovata nell’antico tempio, proprio nel bel centro dell’edificio, la statua della Madonna Immacolata con le mani e gli occhi rivolti al cielo, in segno d’implorazione. La sacra immagine, che da allora fu venerata come “Madonna del Terremoto”, in realtà, si legge nelle pagine della “Visita” relativa a quell’anno, trovava posto in una sua nicchia ed aveva le mani giunte. Il popolo attribuì all’intervento prodigioso della Immacolata il merito che Brindisi fosse stata scampata da un disastro di proporzioni molto più ampie.

Nel 1889, in ambito popolare, i meriti della Madonna furono evidenziati e mirabilmente divulgati, attraverso una poesia vernacola intitolata “La nascita ti la Matonna”, da don Agostino Chimienti, “vate” del verso dialettale brindisino, per tutti meglio conosciuto come ”Papa Ustinu”. Per la sua godibilità e originalità è consigliabile andare a leggere la poesia in una della due biblioteche cittadine: l’Arcivescovile e la Provinciale. Anche lo studioso e ricercatore Edoardo Pedio non si è sottratto al fascino della Beata Vergine e l’ha onorata con struggenti strofe dialettali nel suo famoso lavoro “Canti Popolari di Brindisi” (1913).

Per quanto riguarda l’antica tradizione della “puccia”, nel giorno della Vigilia, anche i brindisini più poveri in canna, volendo rispettare la Madonna e memori di una vecchia tradizione capace d’intersecarsi con le radici della città, festeggiavano a modo loro la lieta ricorrenza, poi entrata di diritto nel costume popolare.

Bastava veramente poco, infatti la “cucina povera” locale fu, in questo caso, di grande aiuto. Le donne d’un tempo, con poca farina, lievito e tanta acqua amalgamavano il tutto, aggiungendovi  un pizzico di sale, una goccia d’olio e un po’ di olive nere (quando queste c’erano), erano questi i soli ingredienti per preparare  il devozionale impasto. Proprio questo, sbilanciato nelle proporzioni, dette origine alla cosiddetta “pasta squagghiata” che, una volta infornata, dopo aver formato tanti panetti di forma rotonda, si trasformava in un composto panoso, soffice, elastico e tenero, tanto tenero da essere “pucciu-pucciu” (soffice), come talvolta si usa ancora dire nel nostro antico idioma, a proposito di un indumento arrotolato, caldo, confortevole e morbido al contatto.

Ecco, allora, per analogia, la “puccia”, pane dal sapore particolare, alla portata di tutte le bocche e di tutte le tasche che si imbottisce, secondo tradizione “di magro”: con pesce conservato sott’olio (lu tunnu), o sott’aceto (li franfullicchi) e una manciata di capperi (li chiapparini). Dopo il digiuno forzato spesso dettato da mancanza di risorse, oppure osservato per una sorta di purificazione, o esclusivamente fatto per devozione; con la gustosa “puccia” della Immacolata, frutto della fantasia delle massaie, tormentate dalla carestia e dalla indigenza, era festa; la festa della Immacolata Concezione che introduceva e introduce pienamente al Natale.

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