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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cultura

Brindisi produce ricerca sull'età di Federico II

BRINDISI – Si è concluso giovedì sera presso la Sala Università a Palazzo Nervegna l’ottavo convegno nazionale di studi e ricerca storica intitolato “Le nozze di Oriente e Occidente. L’età federiciana in terra di Brindisi” svoltosi in tre giornate, 8-9-14 Novembre, con il quale si è voluto ricordare le nozze tra Federico II e Isabella di Brienne.

BRINDISI – Si è concluso giovedì sera presso la Sala Università a Palazzo Nervegna l’ottavo convegno nazionale di studi e ricerca storica intitolato “Le nozze di Oriente e Occidente. L’età federiciana in terra di Brindisi” svoltosi in tre giornate, 8-9-14 Novembre, con il quale si è voluto ricordare le nozze tra Federico II e Isabella di Brienne che si celebrarono a Brindisi il 9 Novembre 1225. Il convegno è stato organizzato dalla Società di Storia patria per la Puglia- sezione di Brindisi, con il patrocinio dell’amministrazione comunale e con l’adesione del Rotary Club Appia antica e del Comitato “Filia Solis”.

Al convegno, cui hanno preso parte i massimi esperti del settore, è stato introdotto nella prima giornata dal segretario della Società di Storia patria per la Puglia-Brindisi, Antonio Mario Caputo. Nel corso della stessa mattinata di studi il giornalista Mario Antonelli ha presentato il documentario sul Medieval Fest 2013 (curato da Lucia Pezzuto, Dario Franciosa, Alessandro Perchinenna) grazie al quale si sono potuti rivivere i momenti più suggestivi della rievocazione storica tenutasi dal 29 al 31 agosto 2013.

I saluti del sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, che ha confermato la volontà dell’amministrazione comunale di sostenere tutto ciò che la città di Brindisi produce sul piano culturale in relazione all'epoca di Federico II, e del comandante di Comar Maribase, Diego Martini, in rappresentanza dell’ammiraglio Pasquale Guerra, che ha ricordato come la storia sia l’unica chiave di lettura per capire dove stiamo andando, hanno dato avvio ai lavori che fin dal primo intervento, quello del professor Giacomo Carito, hanno portato contributi inediti sull’epoca dello “Stupor Mundi”.

Sulle regie e plebee nozze nella Brindisi medievale, infatti, si sapeva poco. Nel suo intervento il professore ha descritto i sistemi giuridici in uso in epoca federiciana e con i quali il ceto nobile si poteva sposare (il diritto longobardo o franco). Il professore ha ricordato poi come per le nozze plebee non vi siano invece descrizioni (sembra fossero unioni civili). L’evoluzione del ruolo giuridico della donna ha concluso infine il primo intervento.

Dei fatti certi, delle favole e delle fantasie che hanno riguardato la figura dell’imperatore del Sacro Romano Impero, ha parlato il professor Hubert Houben, il quale ha sottolineato come il compito dello storico sia proprio quello di spiegarli. L’importanza di stabilire una gerarchia delle fonti storiche ma soprattutto la certezza del vero nome della giovane moglie di Federico II, cioè Isabella di Brienne e non Jolanda, come affermato da fonti narrative lontane dagli eventi sono stati i punti chiave dell’intervento di Houben.

La VI Crociata organizzata dal sovrano svevo che partì dal porto di Brindisi il 28 giugno 1228 alla conquista della Terrasanta occupata dai mussulmani, è stato invece l’aspetto dell’epoca federiciana di cui si è occupato il dottor Giuseppe Maddalena Capiferro, che con dovizia di particolari e richiami alle fonti storiche, ha raccontato la crociata passata alla storia con il nome di “crociata degli scomunicati”, per via della censura ecclesiastica che il Papa Gregorio IX inflisse all’imperatore.

L’architettura e la scultura della chiesa del Cristo dei Domenicani, che si pensa possa essere o la prima o la seconda sede dell’ordine nell’Italia Meridionale e le norme edilizie domenicane recepite dalla stessa, sono state invece illustrate dal professor Giuseppe Marella, che ha proposto anche un inedito studio su alcuni motivi ricorrenti nel repertorio iconografico svevo (come ad es. l’aquila imperiale che stringe tra gli artigli una lepre). Motivi presenti anche nei castelli svevi di Barletta e Catania o nei capitelli situati nel cortile dell’ex Palazzo Cocotò a Brindisi.

Di probabile influenza tedesca nel restaurato Crocefisso ligneo duecentesco presente sempre nella chiesa del Cristo, il “Christus patiens” (tipologia del Cristo sofferente diffusasi nel XIII sec.) ha parlato Raffaele Casciaro, primo esperto a conferire dell’opera a restauro appena concluso, dopo aver mostrato l’evoluzione dell’iconografia della crocifissione nella storia dell’arte e dopo aver comparato il Crocifisso di Brindisi con altre croci del tempo. La seconda giornata del convegno, moderata, dal dottor Giuseppe Maddalena Capiferro, si è aperta con la relazione sull’emblema dello Stupor Mundi, il castello di terra in età sveva e la concezione edilizia di Federico II presentata dal dottor Gabriele Mecca.

Dei piccoli contenitori di terracotta, metallo o ceramica che potevano custodire l’olio santo o il sangue dei martiri e che i pellegrini portavano per ricordo via con sé di ritorno dalla Terra Santa, cioè le ampolle di pellegrinaggio, ha parlato invece il dottor Marco Leo Imperiale. Anche le profezie, le leggende e i miti nati sull’imperatore svevo e gli eventi astronomici straordinari che si verificarono in quegli anni (il passaggio di una cometa e un’eclissi totale di sole) raccontati dal dottor Cristian Guzzo hanno contribuito a conoscere meglio la personalità di Federico II.

Il rapporto contrastato che l’imperatore ebbe con la Chiesa, la capacità di mettere insieme culture diverse e il contributo dato alla stessa cultura cristiana dall’imperatore sono stati gli argomenti delle considerazioni del dottor Pierdamiano Mazza, che ha così esposto le sue tre prospettive di ricerca: quella politica, quella culturale e quella religiosa. Anche l’archeologia dei paesaggi tardo medievali della foresta oritana ha rappresentato un modo per avvicinarsi e conoscere meglio il nostro territorio in epoca federiciana.

Con la sua relazione, infatti, il professor Antonio Corrado ha condotto il pubblico in sala in un “viaggio” tra i comuni di Villa Castelli, Francavilla Fontana, Oria, Latiano e San Pancrazio caratterizzati a quel tempo da casali dotati di bellissime cappelle rurali. A chiudere la seconda sessione del convegno è stato l’architetto Maurizio Delli Santi con un breve excursus sull’uso che del marmo porfido rosso antico è stato fatto nel corso dei secoli. Partendo dagli antichi egiziani e passando per i Romani, Delli Santi è giunto sino all’epoca medievale, quando il pregiato materiale lapideo color rosso porpora fu scelto nuovamente per imitare la tradizione imperiale e quindi per le tombe di Federico II, Ruggero II, Enrico VI e Costanza d’Altavilla.

Infine la terza sessione del convegno, conclusasi ieri sera, è stata moderata dal consigliere regionale della Società di Storia patria-Brindisi, Domenico Urgesi. Al tavolo dei relatori si sono alternati il dottor Dario Stomati, che ha presentato un bel ritratto di Federico II dal quale è emersa la poliedricità di un sovrano illuminato capace di grandi innovazioni come il riordino del corpus giuridico e l’introduzione di un innovativo sistema di demanio anticipatorio dei regni di epoca moderna; il professor Antonio Benvenuto, che ha messo in luce l’arte sveva connubio perfetto tra la cultura classica preesistente e gli elementi di altre culture.

Il dottor Giuseppe Tafuri, che ha descritto il sistema ponderale onciale vigente in epoca sveva con la relativa monetazione e la bibliografia dei testi degli studiosi che si avvicinarono alla numismatica del tempo e il dottor Benedetto Ligorio, che ha analizzato gli aspetti socio-economici legati alla presenza degli ebrei in epoca sveva e le persecuzioni subite dagli ebrei e proibite da Federico II. Infine gli ultimi interventi conclusivi dell’importante convegno hanno riguardato i due periodi di transizione, quello normanno-svevo e quello svevo-angioino comparati accuratamente dal dottor Cosimo Candita, la nascita della scuola scrittoria medievale a Brindisi esposta dalla dottoressa Stefania Rimola, che ha proposto l’analisi di tre frammenti pergamenacei liturgici noti ma non ancora studiati sino a oggi e la descrizione della fabbrica federiciana modificata più volte nel corso dei secoli, la canonica di Pellegrino d’Asti (Palazzo arcivescovile), esposta dal dottor Antonio Mingolla.

Il lavoro svolto dagli studiosi della Società di storia patria- Brindisi e dagli altri esperti che hanno preso parte al convegno nazionale non ha prezzo e solo la pubblicazione degli atti metterà in luce l’alto valore delle relazioni e dei contributi inediti proposti nelle tre giornate di studio. Atti che, sicuramente, in futuro diverranno un punto di riferimento per chi vorrà avere un quadro completo dell’epoca federiciana. Diffondere l’amore per la storia della propria città e l’amore per la cultura in generale è un lavoro che richiede tempo e passione, ma convegni come quello conclusosi giovedì sera se supportati dalle nuove possibilità tecnologiche di comunicazione globale sono sicuramente il modo migliore per far conoscere le proprie radici non solo nel territorio pugliese, e realizzare così quello che era il sogno di Federico II: amalgamare culture diverse, sposare Oriente e Occidente. (Fotoservizio Gianni Di Campi)

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