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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cultura

Brindisi e la sua storia: una città porta verso l'oriente per cinque santi

Oltre a san Teodoro d'Amasea e san Lorenzo, in passato ad essere patroni furono anche san Leucio, san Pelino e san Giorgio. Le riflessioni di Giacomo Carito

BRINDISI - Dal 28 agosto al 6 settembre si svolgeranno, in forma ridotta per la pandemia, i solenni festeggiamenti in onore dei santi patroni di Brindisi, san Teodoro d’Amasea e san Lorenzo. In passato però ad essere patroni della nostra città furono anche san Leucio, san Pelino e san Giorgio. Dei nostri gloriosi protettori vi sono in Brindisi tante importanti rappresentazioni, tra le quali alcune grandi ed antiche tele che raffigurano San Leucio, San Pelino, San Teodoro e San Lorenzo. Una nuova tela che ritrae San Lorenzo mentre predica dal pulpito, dipinta da don Gianluigi Marzo per i 400 anni dalla morte del santo, è stata invece presentata lo scorso anno nel santuario di Santa Maria degli Angeli, dove è tutt’ora esposta. Per sapere qualcosa in più della storia degli antichi dipinti e delle feste patronali, BrindisiReport ha posto qualche domanda al presidente della sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia, professor Giacomo Carito. 

Tela San Lorenzo da Brindisi-2

Oggi festeggiamo come patroni di Brindisi San Teodoro e San Lorenzo, ma Brindisi nei secoli scorsi ebbe come patroni anche San Leucio e San Pelino. Dei santi patroni vi sono antiche e pregevoli tele conservate nella Cattedrale di Brindisi e nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Chi furono i pittori che li ritrassero? 

“I santi patroni compendiano in sé, si direbbe, ansie e aspirazioni delle città che alla loro tutela s’affidano. Rappresentano, in certo modo ciò che le comunità vorrebbero essere e non sono, ciò verso cui tendono come riproposizione d’un irrepetibile passato o auspicio di migliori condizioni d’esistenza. Tale premessa è necessaria per comprendere i mutamenti che nel tempo si sono registrati e che discendono, nell’essenziale,  da ricambi pressoché totali di popolazione e dal conseguente mutare di riferimenti economici e culturali. San Leucio, originario d’Alessandria d’Egitto, arcivescovo di Brindisi fra IV e V secolo ed evangelizzatore del Salento, protagonista qui nella latinizzazione della liturgia, si lega a una visione della città profondamente legata al Mediterraneo e in esso pienamente inserita con ruolo non marginale. San Pelino, originario di Durazzo, arcivescovo di Brindisi nel VII secolo, martire, testimonia in modo eloquente la scelta a un tempo della chiesa locale e della città di guardare ancora a Roma piuttosto che a Costantinopoli. Le tele che raffigurano i due  santi, a chiusura delle navate laterali della basilica Cattedrale, realizzate da Oronzo Tiso (1726-1800), furono per la prima volta esposte al pubblico, come oggi si direbbe, accompagnate da un discorso di Annibale De Leo (1739-1814), poi arcivescovo di Brindisi in cui il  richiamo agli antichi patroni si legava al recupero della funzione che Brindisi aveva avuto nell’età di san Leucio e alla scelta d’essere nel Mediterraneo come avamposto di una cultura legata a Roma e all’Occidente. L’intervento di De Leo, non casualmente, si legava così al dibattito sulla riapertura del porto di Brindisi, resa complessa dall’errato intervento del Pigonati. La devozione popolare verso i due santi vescovi era andata progressivamente scemando a partire dal tardo XV secolo; il 1480 si ritiene merito di san Teodoro aver evitato l’approdo della flotta turca, direttasi verso Otranto, in Brindisi; l’affacciarsi dell’Oriente in Occidente capovolgeva radicalmente i rapporti di forza. Se nel medioevo i guerrieri diretti in Terra Santa traevano spinta alla loro azione di trasporto dell’Occidente in Oriente venerando la reliquia di san Giorgio ancor oggi conservata nel tesoro della Basilica Cattedrale di Brindisi o scorrendo le immagini relative alla saga di Orlando e dei paladini di Francia proposte nel pavimento musivo del tempio il 1480 fissava nuovi paradigmi. Non era più l’Occidente a riversarsi in Oriente ma l’esatto contrario; occorreva un defensor urbis che garantisse alla città, munita ora di nuove grandi fortezze, divino aiuto essendo ormai la prima linea di difesa della cristianità. Ai primi del XVIII secolo furono commesse alla bottega dei Bianchi di Manduria le due tele che sono sulle pareti laterali della cappella al santo dedicata in Cattedrale; circa a metà del XIX secolo fu da Filippo Palizzi (1818-1899) realizzata la grande tela sull’altare principale della stessa cappella in cui ora si legava la figura del santo, rappresentato sullo sfondo del porto di Brindisi, non più alla difesa militare della città ma alle sue fortune sul mare. Grazie a Teodoro Monticelli avevano finalmente preso avvio i lavori che dovevano offrire nuove prospettive al porto di Brindisi; tali lavori, sollecitati anche dal neonato regno di Grecia, non casualmente erano nel segno di un santo largamente venerato in oriente e occidente. La canonizzazione di san Lorenzo da Brindisi, al secolo Giulio Cesare Russo, si ebbe il 1881; la città, con l’approdo della Valigia delle Indie, aveva recuperato un ruolo centrale nei traffici internazionali e, attraverso il riferimento a san Lorenzo, poteva rivendicare di fatto la partecipazione al  dibattito culturale europeo. La tela che raffigura il santo, non ancora canonizzato, in Santa Maria degli Angeli è attribuibile a Oronzo Tiso (1726-1800) e può considerarsi realizzata nell’occasione della beatificazione occorsa il 1783.”

Tela San Leucio-2

Le feste patronali di Brindisi cosa hanno rappresentato nel passato e cosa rappresentano oggi per la città? 

“Le feste patronali, momento in cui si materializza e appare nel suo concreto manifestarsi il legame fra la città e i santi patroni, hanno avuto nel tempo varie modalità d’espressione. San Teodoro aveva una doppia festività, l’una autunnale, il 9 novembre, l’altra primaverile, il 27 aprile, creduto giorno d’arrivo delle sue reliquie in Brindisi. La prima si legava principalmente all’agricoltura, la seconda al mare come avviene, pressoché contestualmente, in altri centri portuali pugliesi ovviamente con riferimento ai rispettivi patroni. Si trattava, in questi casi, di momenti celebrativi della riapertura dei porti alla navigazione dopo la lunga pausa invernale. Con l’affermarsi del vigneto quale coltura dominante la festa cominciò a proporsi in settembre; dopo aver optato, per un breve periodo, per il mese di luglio in cui, il 21,la chiesa ricorda san Lorenzo da Brindisi, si è tornati alla data impostasi in precedenza, ossia a settembre. Va comunque ricordato che, ancora nel XIX secolo, la fiera cittadina si svolgeva durante la festa primaverile di san Leucio, circa il 5 maggio. Nel passato la grande festa aveva significati molteplici;  testimonianza di devozione certamente ma anche di legame profondo col tessuto economico e sociale del territorio. Per il presente, fatti salvi gli aspetti prettamente religiosi, rappresenta comunque un momento in cui la città tutta s’incontra e si riconosce nelle sue antiche strade e nelle sue memorie.”

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