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Il "Monumento", ottant'anni dopo

BRINDISI - Venerdì 25 e sabato 26 Ottobre Brindisi ha celebrato, a Palazzo Nervegna, gli ottant’anni dall’inaugurazione del Monumento al Marinaio d’Italia con un importante convegno di studi che ha avuto l’adesione del Presidente della Repubblica.

BRINDISI - Venerdì 25 e sabato 26 Ottobre Brindisi ha celebrato, a Palazzo Nervegna, gli ottant’anni dall’inaugurazione del Monumento al Marinaio d’Italia con un importante convegno di studi che ha avuto l’adesione del Presidente della Repubblica. L’evento è stato promosso dal Comune con la Prefettura di Brindisi, il Comando Brigata Marina San Marco, la Provincia, l’Archivio di Stato, la Camera di Commercio di Brindisi. Il coordinamento e l’organizzazione del convegno di studi è stato curato dalla Società di Storia patria per la Puglia, da Italia Nostra, dal Touring Club Italiano, da Assoarma e dal Comitato Filia Solis. All’evento hanno inoltre collaborato Aeroporti di Puglia, Lega navale italiana, Associazione nazionale marinai d’Italia, Associazione Leoni di San Marco, Propeller Club di Brindisi, Assonautica italiana e la società Eliconarte.

Ad alternarsi durante la due giorni commemorativa tanti importanti relatori che hanno ricordato l’ideazione, la progettazione, l’edificazione e l’inaugurazione del maestoso “timone” attraverso importanti documenti, video e testimonianze. Ad aprire e coordinare i lavori della prima giornata del convegno Domenico Urgesi, consigliere regionale della Società di Storia patria per la Puglia. Urgesi, dopo aver ringraziato il prefetto di Brindisi, Nicola Prete, per aver ottenuto l’adesione del Presidente della Repubblica, ha affermato: “È il più alto riconoscimento che la sezione di Brindisi della Società di Storia patria abbia avuto negli ottanta anni di vita. Ci muove la passione civile unita al rigore metodologico. La stella polare della sezione di Brindisi è la collaborazione con attori istituzionali e associazioni”.

Il saluto del sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, è stato portato dal suo vice, Vincenzo Ecclesie, che dopo aver ricordato il successo ottenuto dalla recente celebrazione dell’anniversario di “Brindisi capitale d’Italia” ha evidenziato come la città si stia riappropriando della propria storia. Nicola Prete ha evidenziato il ruolo simbolico del Monumento al Marinaio d’Italia: “Il monumento è diventato il simbolo di Brindisi. In epoca fascista simboleggiò, anche visivamente, quello che era ritenuto il secondo impero di Roma nel mondo e un omaggio a tutti i marinai italiani”.

Dopo aver ricordato il Monumento ai caduti di Ancona, il prefetto ha affermato: “ Il Monumento è un simbolo caro a tutti noi, ai marinai, alla cittadinanza. Al di là degli scenari politici del momento dobbiamo distinguere cosa rappresenta”. L’ammiraglio Pasquale Guerra ha parlato invece del sacrificio in termini di vite umane che il Monumento al Marinaio testimonia. “Quel grande timone cui le navi rendono onore non è un semplice edificio per chi nutre l’amore e il rispetto per il mare. Per il marinaio quel grande timone è un simbolo. È la testimonianza del sacrificio di chi ci ha preceduto”.

L’ammiraglio ha parlato poi dell’importanza della sicurezza marittima, dei flussi migratori nel Mediterraneo, del mare come risorsa, del traffico di esseri umani e di come le navi siano oggi ambasciatrici dell’Italia nel mondo. Guerra ha concluso affermando:“Il Monumento ci ricorda che la libertà di cui godiamo è figlia di quegli uomini che hanno dato la vita. È questo il modo migliore per onorare la memoria che esso ci ricorda”. Il discorso del presidente dell’Associazione nazionale marinai d’Italia, l’ammiraglio Paolo Pagnottella, è stato letto dal comandante Alessandro Schirone dell’Anmi Brindisi.

Il professore Giacomo Carito, della Società di Storia patria, sezione di Brindisi, ha ricordato i protagonisti del dibattito culturale che si ebbe nella nostra città negli anni Venti e Trenta del XX secolo. Dopo la lettura di due brani tratti dal romanzo di Paolo Buzzi “Elica ad est” del 1946 e da “Dipinto a parole” di Raffaele Nigro del 2008, in cui il Monumento veniva descritto in modi opposti, il professor Carito ha parlato del senso chiaro che il “timone” aveva ottant’anni fa (cioè la glorificazione del marinaio d’Italia) leggendo una frase del sindaco Giannelli, che segnava una distinzione tra il monumento al marinaio di Brindisi e quello presente in altre città.

Carito ha continuato poi parlando delle classi dirigenti brindisine “che seppero tradurre il particolare in generale”, del ponte di barche allestito per l’inaugurazione dell’opera, del monumento eretto a Laboe, in Germania, in onore dei marinai tedeschi, della scelta di edificare il Monumento a Brindisi anziché in altre città per i meriti acquisiti durante il primo conflitto mondiale (e per i quali la città fu insignita da Thaon de Revel della Croce di guerra) e dell’inaugurazione dell’opera (costruita dall’impresa dell’ingegner Simoncini e consegnata priva di scala) che divenne poi di proprietà della Marina.

Il professore Antonio Caputo ha esordito ricordando il gruppo di cittadini capeggiati dall’onorevole Ugo Bono che il 15 gennaio del 1927 si recarono da Mussolini per sollecitare la realizzazione dell’opera e la bonifica di zone malariche (Brindisi era stata decretata capoluogo di provincia il 2 gennaio 1927). Caputo ha ricordato il ruolo svolto da Thaon de Revel e Achille Starace affinchè l’opera fosse realizzata nella nostra città, l’arrivo a Brindisi del ministro Giovanni Giurati, la raccolta fondi operata dal sindaco Giannelli e da Tito Schipa e la sfarzosa cerimonia inaugurale del Monumento al marinaio e del Banco di Napoli. Caputo ha ricordato inoltre lo scoppio della corazzata Benedetto Brin ed ha concluso il suo intervento leggendo un brano di una lettera scritta da Edgardo Bono, figlio dell’onorevole Ugo Bono, che ricevette quattro mesi dopo la morte pronuncia di riabilitazione per aver operato durante il ventennio fascista per il bene della comunità.

Giuseppe Teodoro Andriani ha relazionato invece sulla storia della base navale di Brindisi durante la Prima guerra mondiale. Andriani dopo una ricostruzione storica della città di quegli anni, ha parlato della costruzione della stazione ferroviaria marittima, del passaggio della Valigia delle Indie che portò vantaggi alla città, della nascita del Comando Marina militare e della prima squadra navale, della dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria e della perdita di sottomarini, cacciatorpedinieri e navi mercantili durante il primo conflitto mondiale.

Il professor Giuseppe Amoruso del Politecnico di Milano ha mostrato invece i materiali raccolti relativi al progetto del Monumento al marinaio e recensiti in alcune riviste di architettura del tempo. Amoruso ha evidenziato le caratteristiche tecniche del monumento il cui profilo doveva richiamare la forma di una vela, la sua ossatura portante, le travi Vierendel, la cripta e la sua planimetria (evidenziando l’uso, per il pavimento della cripta, di un marmo nero scelto per simulare uno specchio d’acqua e riflettere le navate dando così la sensazione di uno scafo in mare).

La seconda giornata del convegno, coordinata da Domenico Saponaro, presidente di Italia Nostra Brindisi, si è aperta con il saluto di Monsignor Domenico Caliandro, che ha sostenuto l’importanza della memoria e del “gusto di riappropriarci di ciò che abbiamo davanti agli occhi”. “Esprimo la mia gratitudine per tutto ciò che esprime il nostro spazio. Abbiamo bisogno a Brindisi di rivedere le cose belle e apprezzarle” afferma Caliandro.

Il sociologo Emanuele Amoruso, della Società di Storia Patria per la Puglia, sezione di Brindisi, ha relazionato su “Simbolo e identità: processi culturali, percezione e usi del Monumento al Marinaio”. Amoruso ha offerto molti spunti di riflessione parlando della costruzione di senso e della costruzione identitaria, dell’approccio teorico chiamato interazionismo simbolico, dell’oggetto culturale e del Diamante culturale di Wendy Griswold e della nostalgia “processo culturale vero e proprio che ci porta a celebrare”. Amoruso ha proseguito parlando poi dell’estetica del regime, del gigantismo, dell’uso dei mezzi di comunicazione di massa durante il periodo fascista e di come sia cambiato il contesto dopo la costruzione del Monumento che: “mentre viene posizionato crea una nuova gerarchia urbana che produce degli effetti.” Amoruso ha concluso mostrando una serie di immagini di lavori didattici effettuati nelle scuole brindisine con soggetto il maestoso “timone”.

L’architetto Antonio Bruno ha parlato invece dello sviluppo urbanistico indotto dalla costruzione del Monumento. Bruno ha sostenuto l’importanza di queste iniziative, che aiutano la comunità a costruire l’identità. “Io definisco il Monumento un luogo urbano. Oggi i luoghi urbani sono i centri commerciali, gli aeroporti. I luoghi di ritrovo sono queste realtà”. Dopo una ricostruzione di come fosse Brindisi prima della costruzione del Monumento attraverso immagini, manifesti, cartoline, Antonio Bruno ha ricordato poi le opere che vennero realizzate dopo che la città divenne capoluogo di provincia ( il collegio navale, la scuola Perasso, il liceo Ginnasio, il palazzo delle Poste ecc.) sino agli anni Sessanta.

Il professore Massimo Guastella dell’Università del Salento ha conferito sulla produzione scultorea di Amerigo Bartoli Natinguerra. Guastella ha raccontato il legame tra Bartoli e l’architetto Luigi Brunati, sodalizio iniziato nella terza saletta del Caffè Aragno di Roma situato nel Palazzo Marignoli, saletta dove si ritrovavano tutti gli intellettuali ed artisti del tempo. Il critico d’arte ha proseguito parlando del clima culturale imposto dal regime, della commissione giudicatrice del progetto “Sta come torre” ed ha concluso con l’analisi stilistica della statua in bronzo realizzata da Bartoli, la Maria Stella Maris, e posta nella cripta del Monumento al marinaio.

Domenico Urgesi, della Società di Storia patria di Brindisi, ha mostrato al pubblico in sala come i mezzi d’informazione presentarono il Monumento al marinaio nel periodo che precedette e seguì la sua edificazione. Urgesi ha quindi mostrato le immagini del bollettino di Thaon de Revel, con il quale era dichiarata distrutta la flotta austriaca, del discorso di Angelo Titi, che propose la costruzione a Brindisi del Monumento, di una serie di cartoline pro-monumento con propaganda politica e di alcuni numeri dei quotidiani nazionali e locali del tempo che seguirono la nascita del “timone” .

L’intensa testimonianza dell’ammiraglio di squadra Renato Fadda ha concluso l’importante convegno. “Il Monumento è un sacrario, una chiesa. Quando entrai per la prima volta nel Monumento mi sembrò una chiesa dove pregare. Questo ricordo mi è sempre rimasto in mente” afferma l’ammiraglio. Fadda ha continuato poi parlando del proprio impegno personale nel promuovere fortemente l’istituzione della “Giornata della memoria dei marinai scomparsi in mare” giornata che fu inizialmente stabilita il 12 novembre e successivamente spostata al 9 settembre per via della coincidenza con gli attentati di Nassiriya del 2003. Infine Fadda ha parlato del ruolo del mare che deve essere “mare di pace. Per me il mare unisce, non divide. San Pietro era un pescatore, era un marinaio”.

 

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