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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cultura Mesagne

Imposimato presenta il libro su Moro

MESAGNE - Torna a Mesagne Ferdinando Imposimato che lo scorso luglio, invitato dall’associazione culturale Mesagnesera in occasione della manifestazione “Mesagnesi nel Mondo”, ha premiato un gruppo di studenti distintisi in un progetto Pon sulla legalità. Il presidente di Mesagnesera, Giuseppe Messe, ha voluto riprendere il discorso interrotto e, assieme all’avv. Carmelo Molfetta, intervisterà l’on. Imposimato giovedì 11 ottobre, alle ore 18.30, presso l’auditorium del castello Normanno-Svevo.

MESAGNE - Torna a Mesagne Ferdinando Imposimato che lo scorso luglio, invitato dall’associazione culturale Mesagnesera in occasione della manifestazione “Mesagnesi nel Mondo”, ha premiato un gruppo di studenti distintisi in un progetto Pon sulla legalità. Il presidente di Mesagnesera, Giuseppe Messe, ha voluto riprendere il discorso interrotto e, assieme all’avv. Carmelo Molfetta, intervisterà l’on. Imposimato giovedì 11 ottobre, alle ore 18.30, presso l’auditorium del castello Normanno-Svevo.

Nell’occasione il magistrato presenterà il libro “Doveva Morire. Chi ha ucciso Aldo Moro”, scritto a quattro mani per la casa editrice chiare lettere con il giornalista Sandro Provvisionato,  responsabile degli Speciali del Tg 5. Imposimato, uno dei magistrati che ha maggiormente lavorato sulla morte del presidente della Dc, racconta che “il caso Moro subì pesanti interferenze che portarono a una sola agghiacciante certezza: lo statista democristiano Aldo Moro non lo si salvò perché doveva morire”.

Nella sua lunga carriera si è occupato anche della lotta ai sequestri di persona, di terrorismo, mafia, camorra, oltre che dell’attentato al Papa. Ha lavorato per conto dell’Unione europea e dell’Onu. Parlamentare della sinistra indipendente per tre legislature, docente universitario, ha scritto per diversi quotidiani e settimanali. Attualmente è avvocato penalista.

“Se Buonoconto fosse stato scarcerato, avremmo potuto salvare la vita ad Aldo Moro”, ebbe a confessare il 17 luglio 2007 il terrorista Prospero Gallinari a Ferdinando Imposimato che, tra l’altro, ricorda una informativa scritta da Emilio Santillo, il funzionario più importante dell’antiterrorismo italiano incredibilmente trasferito ad altro incarico, che aveva preannunciato l’intenzione delle Brigate Rosse di rapire un importante esponente politico della Democrazia Cristiana.

Il criminologo Franco Ferracuti, membro del Comitato di crisi, dichiarerà che “Aldo Moro era politicamente morto fin dal giorno della sua prima lettera dalla prigionia. E, dal punto di vista del governo, presieduto allora da Giulio Andreotti con ministro degli Interni Giovanni Cossiga, è stato meglio che l’incidente di Moro sia finito come è finito”.

Nella cerchia di coloro che, ai vertici delle istituzioni, dissero, coordinarono, indirizzarono e seguirono le indagini sul sequestro  Moro, ben 57 erano iscritti alla P2. Esaminando il materiale trovato in via Gradoli – dichiarerà Ferdinando Imposimato -, avemmo la prima sorpresa: quei documenti erano di un’importanza straordinaria. Eppure per 21 giorni, gli ultimi della prigionia di Moro, nessuno li aveva analizzati. Quei reperti portavano ad altri covi e ad altri terroristi”.

Laureato in giurisprudenza, Ferdinando Imposimato iniziò a lavorare in polizia e nel 1964 entrò in magistratura. A Milano ottenne la liberazione di diversi ostaggi tra cui Giovanna Amati e Angelo Appolloni. Trasferito a Roma, istruì il processo a Michele Sindona e la sentenza-ordinanza contro la banda della Magliana.

Nel 1983 Cosa Nostra, per vendetta trasversale, gli  uccise il fratello Franco per cui, per motivi di sicurezza, lasciò l’Italia per trasferirsi a Strasburgo, come rappresentante italiano nell’Unione Europea per i problemi del terrorismo. Dal 1987, per 3 legislature, venne eletto in Parlamento come Indipendente di sinistra e fece parte della Commissione Antimafia.

E’ stato giudice della Suprema Corte di Cassazione dove ha raggiunto il grado di presidente onorario aggiunto. Con Sandro Provvisionato e Giuseppe Pisauro ha scritto il libro “Corruzione ad alta velocità”. E’ autore, per la casa editrice Koinè, di “Terrorismo Internazionale”, “Vaticano: un affare di Stato” e “La grande menzogna, sugli attentati dell’11 settembre 2001”.

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