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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cultura

La Girolmeta, viaggio attraverso il tempo nella musica religiosa

BRINDISI - L’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni - Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici, in collaborazione con la società di Storia Patria per la Puglia sezione di Brindisi, sta dando vita alla seconda edizione della rassegna La Girolmeta, musica d’organo nell’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, sotto la direzione artistica della maestra Giovanna Tricarico.

BRINDISI -  L’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni -  Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici, in collaborazione con la società di Storia Patria per la Puglia sezione di Brindisi, sta dando vita alla seconda edizione della rassegna La Girolmeta, musica d’organo nell’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, sotto la direzione artistica della maestra Giovanna Tricarico.

Erano previsti tre appuntamenti nei giorni 15, 19 e 25 settembre, sempre con inizio alle ore 19.30, presso la chiesa del Sacro Cuore dei Salesiani in Brindisi. Si alterneranno musicisti dall’indiscussa professionalità, quali Wolfgang Seifen (organo), Graziano Semeraro (organo) Giovanna Tricarico (clavicembalo e organo).

Il costume ebraico di accompagnare il canto all’esercizio del culto passò quasi intatto ai primi cristiani sicché fin dal primo sorgere dell’èra cristiana la musica ebbe nella vita della chiesa particolare importanza. e il canto sacro venne acquistando una posizione indipendente, pur conservando notevoli elementi di derivazione delle melodie ebraiche, greche, gnostiche e una funzionalità liturgica che ne faceva l’anima orante del rito.

Il canto nella chiesa ha avuto originariamente lo scopo di rendere più solenne la preghiera pubblica; è quindi eminentemente liturgico, poiché la liturgia è nata con il canto. Cantico, in greco ωδή, si dice in genere una composizione poetica, destinata al canto, per lode e ringraziamento a Dio. San Paolo, parlando dei canti eucologici dei primi cristiani, ricorda espressamente i cantici insieme ai salmi e agli inni. La tradizione ecclesiastica non ci ha conservato elementi sufficienti per distinguere con precisione queste tre categorie di canti, e specialmente i cantici in confronto dei salmi e degli inni.

Però la disciplina liturgica seguendo i testi paolini classifica con gli stessi termini i canti poetici in uso nella chiesa: salmi sono i testi poetici contenuti nel Salterio davidico; cantici invece quelli contenuti nella Bibbia fuori del salterio, e questo è ormai il senso specifico del vocabolo in liturgia. I primi a essere adoperati nella liturgia furono il cantico detto di Mosè al mar Rosso (Ex. 15, I sgg.) e quello dei tre fanciulli nella fornace (Dan. 3,52 sgg.) che sono, si può dire, i cantici tipici. In seguito se ne aggiunsero altri e in particolare i cantici evangelici Benedictus, Magnificat, Nunc dimittis, i quali, soprattutto per opera di san Benedetto, divennero di uso quotidiano.

Per quasi tutto il primo millennio il canto liturgico cristiano, nei suoi vari aspetti, derivanti da ricche e antiche tradizioni di canto ambrosiano, gallicano, mozarabico e bizantino, si mantenne rigidamente monodico, anche se qualche accenno lascia intendere, nella Schola cantorum di Roma o altrove un inizio di polifonia. Codificato da san Gregorio Magno il canto latino si diffuse per tutto l’Occidente, costituendo così il sostrato di ogni musica, la fonte prima a cui l’arte europea dei suoni attinse per parecchi secoli.

Sulla trama infatti delle melodie gregoriane, furono intessute, verso il Mille, le prime incerte polifonie, e sul loro ricco sfondo tematico vennero costruite, nel sec. XVI, le grandiose architetture della polifonia palestriniana. Subito dopo il Mille va rilevato il sorgere, con il formarsi dei linguaggi nazionali o volgari dal ceppo latino, di nuove forme musicali a carattere popolano e profano che pendono sviluppi e lineamenti diversi da paese a paese; allo stesso modo delle lingue romanze nei rispetti della lingua madre latina, si diramarono dal ceppo del gregoriano le forme derivate e affini, in certo senso, a un volgare musicale, dei tropi, delle sequenze, del dramma sacro.

Alle soglie del 1600 prevale la monodia; del tessuto connettivo della polifonia non rimane ora che uno sfondo armonico, stratificato nell’accompagnamento strumentale da cui viene detta monodia accompagnata, con il sorgere di forme tipiche quali l’aria, la cantata, il melodramma, l’oratorio. Generi della musica sacra sono il canto gregoriano e popolare, la polifonia classica della musica moderna. Le forme della musica liturgica sono principalmente la messa nelle sue parti fisse e mobili e la salmodia nei suoi vari elementi: salmo, antifona, inno, versetto.

Le forme della musica extra liturgica sono le composizioni corali di vario genere, che interpretino testi riferentesi alle diverse funzioni extra liturgiche. La musica religiosa è invece la libera interpretazione vocale e strumentale del sentimento religioso individuale mo collettivo: tali sono gli oratori, le cantate, le sinfonie sacre, le passioni. La rassegna La Girolmeta propone una ricognizione della musica religiosa che costituisce un unicum per la Puglia.

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