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Martedì, 23 Aprile 2024
Cultura Mesagne

La necropoli resta nascosta

MESAGNE - «La Città di Mesagne ancora una volta dimostra di non amare i Messapi e l’archeologia, perché continua a mortificare i suoi tesori più preziosi, a partire dalla monumentale necropoli messapica di via Castello, contribuendo così ad inibire lo sviluppo economico che potrebbe venire dal turismo culturale». È quanto denuncia il presidente del Comitato civico Terra di Mesagne, Mimmo Stella.

MESAGNE - «La Città di Mesagne ancora una volta dimostra di non amare i Messapi e l’archeologia, perché continua a mortificare i suoi tesori più preziosi, a partire dalla monumentale necropoli messapica di via Castello, contribuendo così ad inibire lo sviluppo economico che potrebbe venire dal turismo culturale». È quanto denuncia il presidente del Comitato civico Terra di Mesagne, Mimmo Stella.

Le tombe che compongono la necropoli sono da qualche giorno in fase di restauro. «Per i lavori pare siano stati impegnati 30 mila euro dal bilancio comunale, purtroppo non finalizzati alla fruizione pubblica. Anche il sindaco Scoditti durante il “Malvindi day” del 2011 aveva speso parole significative, dichiarando che era quasi pronto un progetto di recupero complessivo per la salvaguardia, la valorizzazione e la fruizione della necropoli. Anche la stessa Soprintendenza ha sempre rimarcato le enormi potenzialità di fruizione pubblica e soprattutto la necessità di completare l’opera con la costruzione di una scala per eliminare definitivamente la proprietà privata della necropoli, accessibile solo dall'interno di un bar».

Terra di Mesagne aveva suggerito al Comune ad utilizzare i fondi a disposizione del Gal, che avrebbero permesso di coofinanziare l’opera al 50%, ma evidentemente si preferisce utilizzare quei fondi per altro. Questione di scelte politiche?

«Si spera che la fruizione di questo tesoro archeologico non  sia sostituito con un “freddo” sistema di telecamere che va ad inquadrare gli aspetti architettonici all’interno delle tombe perché a nostro parere, questo progetto che ha pure un costo, potrebbe solo integrare ed arricchire la vera e propria fruizione che porta all’impatto visivo e suggestivo di questo scrigno di archeologia urbana».

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