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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cultura

"L'asta per lo spartito? Troppi 20mila euro, la firma non è di Leonardo Leo"

"L'asta per lo spartito? Troppi 20mila euro, la firma non è di Leonardo Leo"

BRINDISI – Una doccia fredda sulla campagna, lanciata nell’ambito del Barocco Festival, per raccogliere la somma necessaria ad acquisire presso un noto antiquario francese uno spartito autografo attribuito a Leonardo Leo, autore si musica sacra nato a San Vito dei Normanni nel 1694 e morto a Napoli esattamente 50 anni dopo, nel 1744. Secondo il maestro Domenico Morgante, originario di Monopoli e considerato un importante esperto di musica rinascimentale e barocca, il manoscritto non fu vergato dall’autore, ma si tratterebbe del frutto del lavoro di uno dei tanti copisti dell’epoca. Ergo, non varrebbe assolutamente quei 20mila euro di valutazione attribuitagli.

Da cosa ricava tale convinzione il maestro Morgante, sino a considerare un “grossolano errore” quello che pare abbiano commesso – a questo punto - sia il noto antiquario francese Thierry Bodin, specializzato in catalogazione, expertise e vendita di documenti d’epoca, e il collega maestro Cosimo Prontera, direttore artistico del Barocco Festival, che ha lanciato la campagna per l’acquisto dello spartito, per affidarlo poi alla Fondazione Leonardo Leo di S.Vito dei Normanni? Intanto diciamo che l’oggetto della vicenda è (letterale) “un eccezionale documento relativo a un dramma sacro in 3 atti dell’oratorio ‘Dalla morte alla vita di S. Maria Maddalena’che è stato messo in vendita da un antiquario parigino”.

Ma il maestro Domenico Morgante ha molti dubbi sul fatto che la sigla in calce allo spartito sia quella di Leo, indubbiamente autore della musica ma non del documento in questione su cui fu trascritta. E l’esperto, spiegando che “ho avuto tra le mani, per puro caso, un esemplare dell’opuscolo relativo al Barocco Festival Leonardo Leo 2010 di San Vito dei Normanni”, scrive subito sia al collega Prontera, che all’assessore regionale alla Cultura, Silvia Godelli, al presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese e all’assessore provinciale alla Cultura, Paola Baldassarre, nonché al sindaco e all’assessore al ramo di S.Vito dei Normanni, rispettivamente Alberto Magli e Vincenzo Nigro.

“Nelle ultime pagine (del catalogo, ndr) appaiono riprodotte la prima e l’ultima carta di un manoscritto settecentesco attribuito alla mano dell’illustre compositore, d’origine pugliese, Leonardo Leo”, comincia Morgante. “Mi permetto pertanto, a beneficio di tutti, di segnalare il grossolano errore di aver considerato la sigla finale come una doppia elle (“LL”), ritenendola la firma dell’autore (“L[eonardo] L[eo]”). Più semplicemente si tratta invece di una doppia effe (“FF”), indicante la conclusione del lavoro (“F[ines]”), così come si può vedere su vari manoscritti della stessa epoca e della medesima fattura. L’uso del plurale (fines, da finis, is) è giustificato ed è riferito alle varie parti che costituiscono, per l’appunto, la cosiddetta “partitura”. Il “Lexicon” del Cappelli – spiega il maestro Morgante - ce ne restituisce la forma più arcaica (risalente ai manoscritti del secolo XII), peraltro mantenutasi pressoché identica (pur con le comprensibili varianti grafiche peculiari delle varie epoche storiche) fino al diciottesimo secolo inoltrato (cfr. A. Cappelli, Lexicon Abbreviaturarum […], Milano, Hoepli, 1929, p. 137, passim)”.

Dunque? “La partitura in oggetto appare invece verosimilmente realizzata da uno dei tanti copisti dell’epoca, le cui iniziali “MM” compaiono visibilmente, anche in questo caso secondo la consuetudine, sia in apertura che in conclusione del brano (si veda sulla prima e sull’ultima carta del manoscritto). Siffatta puntualizzazione, senza nulla togliere all’interesse specificamente musicologico del Ms in oggetto, si rende utile – conclude Morgante - soprattutto ai fini di un opportuno ridimensionamento del suo valore in termini puramente commerciali”. Come dire, 20mila euro sono troppi, se proprio si vuole comprare una copia.

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