rotate-mobile
Cultura

Le donne e il fascismo: Ritanna Armeni parla del suo ultimo romanzo

La nota scrittrice brindisina ha presentato presso l'ex convento Santa Chiara il libro "Mara. Una donna del Novecento”

BRINDISI - La nota giornalista e scrittrice Ritanna Armeni ha presentato domenica sera, 23 agosto, a Brindisi, città che le ha dato i natali, il suo ultimo libro, il romanzo dal titolo “Mara. Una donna del Novecento” (edizione Ponte alle Grazie). La presentazione del volume si è svolta nel giardino dell’ex Convento Santa Chiara ed è stata organizzata dalla libreria Mondadori Bookstore di Brindisi con il patrocinio dell’amministrazione comunale.  A dialogare con la giornalista è stata la dottoressa Katiuscia Di Rocco, direttrice della Biblioteca Pubblica Arcivescovile “Annibale De Leo” di Brindisi. L’importante serata culturale, che si è svolta secondo le normative anti-Covid, è stata aperta dai saluti del sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi. 

Il libro, come spiega l’autrice stessa durante la presentazione del volume, è un romanzo, ed è quindi frutto della fantasia, però il personaggio di Mara è un personaggio fortemente ancorato alla storia. “Mara è una ragazza fascista, è una ragazza che non solo vive nel periodo fascista, ma aderisce fortemente al fascismo”, afferma l’autrice. “Raccontare la storia di Mara per me è stato raccontare, perlomeno ho cercato di raccontare, la storia delle donne durante il fascismo. Sono abbastanza convinta, ed è per questo che l’ho scritta, che c’è stato un periodo storico che va appunto dal ’22 al ’45 nel quale la figura femminile è stata messa da parte dalla storia, dalla storia degli uomini. Naturalmente è un periodo complesso, che è stato molto studiato, sul quale è stato scritto moltissimo, ma nel quale le donne sono rimaste un po’ in disparte”. 

Il pubblico della presentazione-16

L’ultimo romanzo della Armeni è un romanzo tutto al femminile perché le protagoniste sono tutte donne. “Gli uomini ci sono”, dice, “sono trattati anche bene, però sono un po’ il fondale del teatro dove le protagoniste sono le donne. L’ho fatto perché volevo restituire alle donne di quella generazione, attraverso la storia di Mara, la parte che non hanno avuto dalla storia, perché siamo abituati a pensare alle donne di quella generazione, di quella età, come il fascismo ha voluto raccontarcele”. 

“E il fascismo cosa ci ha raccontato?”, prosegue la giornalista. “Che le donne in quel periodo erano delle madri obbedienti al Duce, che voleva tante donne con tanti figli, che erano delle mogli obbedienti e devote, che erano delle vedove inconsolabili, che erano delle vestali col regime e così via. E quindi la donna scompariva in quello che il fascismo voleva che fosse. L’immagine che il fascismo voleva della donna ha coinciso anche con la storia seguente, che pure è stata fatta da storici antifascisti. Ha coinciso dopo con la visione che noi abbiamo avuto di questa donna. Quando ho incontrato Mara l’ho incontrata perché mi sono chiesta: ma è davvero così? Perché c’era qualcosa che non mi funzionava in questa faccenda perché le letture mi dicevano che non poteva essere così”. 

La copertina del libro-14-3

La giornalista evidenzia quindi come nonostante il fascismo abbia fatto molto per l’incremento demografico, i dati della natalità in quel periodo decrebbero. Le donne, inoltre, non potevano studiare le materie classiche, latino, greco, storia e filosofia, ma le iscrizioni all’Università aumentarono. “Allora che succede? non obbediscono?”, chiede la Armeni. “C’erano dei segnali che mi facevano capire che la storia delle donne non era come ce l’avevano raccontata”. 

“Ho voluto raccontare quella che, secondo me, è una storia più simile, più vicina alla realtà, attraverso il racconto di una ragazza che nasce nel 1920. Il romanzo comincia nel ’33, quando Mara ha tredici anni, nel momento più fulgido, più importante del regime”. “Ho voluto fare un romanzo su una donna normale”, sottolinea, “e una donna normale in Italia nel 1933 era fascista. Fascista più o meno convinta nel senso che in questo libro ci sono delle fasciste intellettuali come la zia Luisa, delle casalinghe fasciste e delle giovani donne come Mara e Nadia. Mara alla fine del romanzo entra nel processo democratico così come sono entrate le nostre mamme e le nostre nonne. Non è che sono diventate antifasciste, partigiane e si sono iscritte ai partiti di sinistra. No. Sono entrate in un processo democratico nel quale sono cresciute, sono cresciute le loro figlie e così via. Mi andava di raccontare questo, però di raccontare anche una disillusione”. 
E l’autrice racconta quindi del crollo, nel romanzo, della fiducia di Mara nel regime, dopo l’adesione al fascismo, l’accettazione della guerra e delle leggi razziali. 

Da sinistra, Katiuscia Di Rocco, Ritanna Armeni e Riccardo Rossi-2
 
“C’è un sentimento, che è molto importante, che si rompe a un certo punto anche nelle donne fasciste, che è il momento in cui loro si accorgono che tutto quello in cui hanno creduto, la patria, l’Italia, per cui hanno sacrificato la loro vita, la vita dei loro figli, non c’è più, perché il Duce è scappato, il re è scappato, l’Italia è divisa e tutto quello che loro hanno fatto sul piano dei sacrifici economici, perché loro reggevano la famiglia, loro hanno sostituito gli uomini che andavano in guerra, quindi reggevano l’economia, hanno visto che tutto questo veniva buttato via. Ecco, lì c’è il crollo vero”. 

“Mara entra in un processo democratico e dice: d’ora in poi penserò con la mia testa, che poi è quello che ha fatto la maggioranza delle donne”. Ritanna Armeni conclude spiegando che la sua idea era di fare della microstoria, attraverso la quale raccontare anche la storia grande e la storia delle donne. “Sono convinta che la storia delle donne è una storia che s’intreccia molto con la grande storia, con la storia degli uomini perché è fatta dagli uomini e scritta dagli uomini. Con la storia degli uomini s’intreccia moltissimo, però non è uguale a quella degli uomini.” La scrittrice in chiusura di presentazione si sofferma anche sull’amica di Mara, Nadia, altro personaggio importante del libro, fascista convinta che muore a Salò. E ricorda quindi anche le tante donne fasciste morte. 

Il libro della Armeni è intervallato da alcune parti, dei corsivi, che come spiega la stessa giornalista non sono dei corsivi storici: “Qui c’è il mio controcanto, c’è quello che io ho studiato dopo, quello che io ho visto.  Quindi fornisco non la grande storia”, conclude l’autrice del romanzo, “ma voglio fornire la mia esperienza, il modo in cui io sono arrivata ad affrontare questo. Episodi, racconti, storie di donne, storie anche di uomini. Piccoli regali l’ho chiamati, che faccio alla fine di quasi tutti i capitoli per far capire, anche attraverso la mia voce, cos’era il potere fascismo. “Questo libro è un libro in cui c’è il racconto di Mara però ci sono anche io, inevitabilmente, e l’ho voluto fare in modo chiaro, onesto, rimanendo unite però separandoci, perché mi pareva il modo più intellettualmente onesto di raccontare la storia di una donna fascista”. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Le donne e il fascismo: Ritanna Armeni parla del suo ultimo romanzo

BrindisiReport è in caricamento