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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cultura

Storie e libri: Gesù a Tuturano

Tra le tante novità editoriali che si potrebbero scegliere per fare un dono durante queste festività, ve n’è una intitolata: “Il silenzio di chi ascolta”.

Tra le tante novità editoriali che si potrebbero scegliere per fare un dono durante queste festività, ve n’è una intitolata: “Il silenzio di chi ascolta” (ediz. Milella, pag.87-euro 10,00) libro-testimonianza che racconta una vicenda particolare, una storia “tenuta nel silenzio per tanto tempo e che non può non essere ascoltata” come scrive nell’introduzione la sua giovane autrice, la venticinquenne leccese Paola Serratì.

Il libro racconta infatti la storia di un uomo, un sessantunenne nato a Tuturano, Cosimo Sabella, il quale sostiene che diciassette anni fa, nel 1996, avrebbe visto Gesù, “in carne ed ossa” vicino alla culla di sua figlia che all’epoca aveva solo nove mesi ed era sofferente per un incidente domestico che gli aveva causato un danno ai legamenti del gomito destro.

Sabella iniziò così, diciassette anni fa, dopo un passato lontano dalla fede, il suo cammino spirituale fatto di incontri di preghiere e fede profonda, dedicando la sua esistenza al prossimo, aiutandolo con parole di speranza e di fiducia in Dio. Nel libro sono riportate anche le testimonianze di alcune di queste persone incontrate nel corso degli anni.

Nella sua introduzione la Serratì scrive: “Il protagonista della storia che ho scelto di raccontare in queste poche pagine è un uomo umile, semplice, uno di quelli di cui nessuno si cura. È difficile fermarsi, riflettere, ascoltare il dono dell’altro.…. In queste poche righe cerco di spiegare quanto è stato inaspettatamente prezioso incontrare una persona diversa e speciale come Cosimo. Non si tratta di una figura dell’eccezionalità, ma di un uomo che eccezionalmente riesce a penetrare nell’animo delle persone bussando silenziosamente, affinché la Luce che un giorno ha pervaso la sua vita possa diffondersi nelle vite altrui e portare il cambiamento”(pag. 7).

E proseguendo l’autrice scrive ancora: “L’insegnamento di Cosimo mi ha aiutata a credere che soprattutto dal dolore può nascere qualcosa di buono, laddove la mente umana credeva che non potesse nascere mai nulla, la fede ti dà la forza e la speranza di trasformare radicalmente l’esistenza” (pag.8). Il primo incontro tra la Serratì e Sabella e il racconto dell’incontro dell’uomo con il Signore viene riportato dalla stessa autrice nel secondo capitolo del volume.

“Era il 1996, mia figlia muoveva i primi passettini, avendo solo nove mesi. Una mattina, guidata dalla sorella più grande, nata dal precedente matrimonio di mia moglie e cresciuta da me, la piccola cadde dai gradini che dividono la veranda dal piano stradale. Per istinto la sorella maggiore l’afferrò per il polsino, tenendolo ben stretto per paura che le cadesse, e la bambina si avvitò su se stessa per ben due volte. Quell’incidente domestico provocò un danno ai legamenti del gomito destro di un’entità tale da compromettere la crescita del braccio. Ero disperato. Vedevo che la mia piccola Serena piangeva giorno e notte per il dolore. I medici dicevano che la bambina per quindici giorni avrebbe sofferto dolori atroci, poiché, data la sua tenera età, non potevano somministrare antidolorifici”.

“Mi sentivo impotente, avevo bisogno di ricevere conforto, di sentirmi al sicuro. Implorai Dio di aiutarmi con il cuore colmo di speranza, ma privo di qualsiasi aspettativa. La mattina seguente mia moglie mi aveva chiesto di badare alla bambina, che per la stanchezza si era addormentata. Entrato nella stanza da letto, ho visto vicino alla culla Gesù, ma non ne restai meravigliato, perché vedevo l’amico che avevo sempre cercato ed esclamai: Aiutami!”(pp.15-16)

Proseguendo nel suo racconto all’autrice Sabella dice ancora: “Si manifestò di fronte ai miei occhi in carne ed ossa. Vedevo una persona viva e reale, dotata di una caratteristica particolare: levitava dal pavimento” (pag.16). Alla domanda di Sabella se avesse potuto sdebitarsi in qualche modo, Gesù avrebbe risposto: “Fammi una chiesa” e alla replica dell’uomo sul come realizzarla non avendo di che sfamare i suoi figli, il Signore avrebbe ancora affermato: “Non voglio un edificio o una struttura, da te voglio una chiesa di preghiera” (pag.17).

L’uomo racconta poi all’autrice le intense emozioni provate nell’immediato e nei quindici giorni successivi: “Per quindici giorni non feci altro che versare lacrime di pentimento, di preoccupazione, di timore di Dio, soprattutto di paura di non riuscire ad adempiere a ciò che mi era stato chiesto. Solo allora mi rendevo conto dell’esistenza di un qualcosa di superiore che prima non consideravo. Mi vergognavo per l’uomo che ero stato, volevo chiedere perdono. Sono iniziato a cambiare internamente. Si trattava di un cambiamento non solo voluto, ma preteso da me. Mi ero prefissato dei punti fermi come la preghiera e l’isolamento per meditare” (pag.18).

L’autrice conclude il suo volume-testimonianza scrivendo: “ Il percorso di Cosimo è un invito a non arrendersi mai di fronte alle contrarietà, alle impossibilità che ciascuno incontra nella vita, a coltivare il seme della speranza di cambiamento e far germogliare una nuova identità che apre gli orizzonti all’altro. Incontrare Dio significa incontrare se stessi e donare il meglio di sé, soprattutto quando il gusto della vita è troppo amaro”.

 

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