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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cultura

Tre vite di donna nel Salento

BRINDISI - Presentato ieri il romanzo “Di terra e d’anima” (Adda editore, 2013, euro 12,00- 148 pp.) dell’avvocato Annalaura Giannelli.

BRINDISI - "In molte immagini faceva da sfondo la campagna salentina con i muri a secco e i campi riarsi di sole, con i maestosi ulivi piegati dal vento e le distese selvatiche di fichi d'India dalle grandi pale spinose tempestate di colorati frutti polposi, con la terra rossa e i trulli disfatti". In questo brano del romanzo “Di terra e d’anima” (Adda editore, 2013, euro 12,00- 148 pp.) presentato ieri presso la libreria Feltrinelli, si riconoscono i pittoreschi paesaggi e i colori del Salento, descritti magistralmente dall’avvocato Annalaura Giannelli, brindisina di nascita e leccese d’adozione. Del libro dell’autrice hanno parlato ieri tre donne impegnate in diverso modo nella vita della nostra città, Delia Cristofaro, Mimma Piliego e Anna La Penna dell’Inner wheel Brindisi.

L’interpretazione narrativa è stata curata dall’attrice Nunzia Antonino, mentre l’accompagnamento musicale è stato affidato alla violinista Antonella Cavallo. Un bel momento culturale che ha visto protagoniste le donne di ieri e di oggi, rappresentate nel libro da Adele, Diletta e Ginefra, nonna, madre e figlia. Protagonista di questo bel romanzo, oltre alle tre donne, è l’amore, nelle sue diverse forme. L’amore per la terra natia, il Salento, che si rivela attraverso i dialoghi in dialetto che caratterizzano il volume e l’amore per una madre, Diletta Terrisi, donna per certi aspetti dura ma che amava la figlia in modo profondo. E a fare da contorno, nella parte iniziale del libro, tante brevi storie “ereditate” dai racconti ascoltati nell’infanzia, che avevano spesso al centro donne dal vissuto sfortunato.

“Di terra e d’anima” racconta però anche il percorso di una donna d’oggi, Ginefra, donna dal nome particolare e nobile, giovane pittrice in crisi che cerca di ritrovare la propria identità dopo la perdita della madre e la fine del suo matrimonio. Una donna in crisi ma al tempo stesso forte e capace di affrontare i mutamenti che la vita ci mette spesso davanti. “Altamente positiva” è la valutazione che del libro fa la professoressa Delia Cristofaro che ha avuto l’autrice tra le sue allieve nel periodo in cui insegnava al Liceo Marzolla. “Il libro si legge con piacere, la narrazione ha un ritmo agevole e una buona ambientazione sottolineata dalle frequenti frasi dialettali che riportano alla nostra fanciullezza”. Anche per la dottoressa Piliego “il libro si lascia leggere”.

“È un libro cui mi sento particolarmente legata per la forza e la pregnanza che ha esercitato su di me” afferma Anna La Penna. “È una lettura che scorre agevole e piacevolissima mantenendosi lontana dalla superficialità. La vastità e la profondità dei temi che affronta si sposa con una prosa sanguigna. Il ritmo è piacevole, scoppiettante, come il ritmo della vita nel Sud. Il ricorso al dialetto fa la sua parte con note di vivacità. I racconti di nonna Adele sono sublimi e magnificano la memoria della protagonista ma riempiono di meraviglia anche il lettore che si ritrova con il vissuto infantile. Attraverso il vissuto di Nonna Adele si aprono scenari di quella vita che abbiamo smarrito”.

La trama porta a una giovane donna d’oggi, libera, trasgressiva, che a un certo punto sente il bisogno di ritornare alla sua terra, spinta dalla necessità di ritrovare se stessa. Si riappropria delle emozioni che hanno fissato le tappe della sua vita. Nonna Adele e mamma Diletta sono storie delle donne del Sud, simili entrambe nella rassegnazione con cui si sottopongono ai pregiudizi. Simili nell’interpretazione del loro ruolo di madri, si preoccupano perché ai loro figli non manchi nulla. È un ruolo particolarmente avvertito come ineludibile quando il marito e il padre mancano. Diletta non si sente integrata nel contesto in cui è cresciuta e avvia una ribellione interiore. Spera di colmare l’ansia di affetto sposando un nobile uomo che la lascerà presto, sola nella sua frustrazione”.

“Lei vorrà ribellarsi alla condizione della donna frustrata ritornando alla casa sul mare dove è cresciuta e qui si prenderà cura di sé. Questa donna rimarrà una donna arida, triste, che trasmetterà solo alla fine alla figlia le ragioni della sua debolezza “…la dolcezza dell’amore non mi è stata insegnata”.

Anna La Penna conclude la sua analisi spiegando i temi del libro: “I temi sottesi sono tanti, la condizione della donna da sempre segnata nel suo vivere, nel suo destino, nel rapporto con l’uomo, il padre e il marito (autoritario il primo, insensibile l’altro). Ginefra è anche lei frustrata dall’egoismo maschile. Solo Giuliano sembra possa aprire un varco alle aspettative delle donne. È un compagno fedele, sa amare le donne. Giuliano ha saputo conservare la sua genuinità contadina”.

Al termine della serata l’intervento dell’autrice che afferma: “ Mi sono accostata alla scrittura in un momento particolare della mia vita. Per me scrivere era una catarsi. È un libro ricco di emozioni, emozioni passate prima da me. Ho scritto per me, non c’era un progetto narrativo. È un libro che parla a tutti, parla dell’amore per la terra, del ritorno a casa, del rapporto tra genitori e figli. Avevo nell’anima il Salento”.

 

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