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Martedì, 23 Aprile 2024
Cultura

Un sogno nel mare di Brindisi

BRINDISI - Una Brindisi che non esiste più è stata ricordata ieri a Palazzo Nervegna in occasione della presentazione dell’ultimo libro di Guido Giampietro.

BRINDISI - Una Brindisi che non esiste più è stata ricordata ieri a Palazzo Nervegna in occasione della presentazione dell’ultimo libro di  GuidoGiampietro intitolato “In viaggio con Cecilia” (ediz. Youcanprint, pag. 260- euro 16,00). Il romanzo, introdotto da Antonio Caputo della Società di Storia patria - sezione di Brindisi, è stato presentato dalla docente di Letteratura italiana, Teresa Nacci. L’interpretazione narrativa di alcuni brani portanti del libro è stata affidata invece alla poetessa e attrice mesagnese Rita Greco. La bella serata culturale che ha visto l’alternarsi di più voci, ha avuto il patrocinio del Comune di Brindisi e del Club Unesco.

“Narrare vuol dire raccontare una storia” afferma Caputo. “La storia bella, avvincente, suggestiva che Guido Giampietro ha scritto è un susseguirsi di avvenimenti posti a incastro. È una storia di mare che trae origine da una leggenda che si sviluppa nel mare brindisino di Punta Penne. Guido torna indietro nel tempo, s’immerge nel presente e poi si proietta nel futuro. Ha composto il testo scansionandolo in sequenze narrative, descrittive, storiche, presentando fatti, situazioni, personaggi che portano il lettore esponendolo a pensieri e riflessioni. Guido riesce a stabilire un’osmosi tra il tempo e la storia”.

Poi il professor Caputo parla del rapporto contrastato che rappresenta il “cuore” del romanzo, quello tra Rino, ingegnere quarantenne e sua figlia Cecilia “Due mondi diversi nel pensare, nel parlare, nell’amore. Guido pone l’accento sulla complessità dei rapporti di oggi e sullo sfondo una città che poteva essere e non è stata”. E sull’ambientazione del romanzo, nell’antico quartiere Sciabiche, e sulla perdita dell’identità linguistica Caputo afferma “E’ un romanzo senza tempo, limpido come gli amici del rione Sciabiche. Guido Giampietro rivendica un’identità locale proiettata in un contesto nazionale. Si avverte la sofferenza della perdita dell’identità linguistica. Tra le sue pagine si percepisce la passione verso una terra che deve smettere di soffrire”.

Il professor Caputo conclude la sua introduzione mettendo in risalto la scelta dell’autore di arricchire il romanzo con parole dialettali accostate alla traduzione in italiano corrente: “ Brindisi esprime nel suo linguaggio la propria gente, quella che incontriamo per strada e con la quale intratteniamo rapporti”.

“Questo romanzo si legge d’un fiato, è incalzante per le immagini che presenta”–afferma la professoressa Nacci- “è un romanzo corale: quattro i personaggi fondamentali. Intorno a loro si muove una comunità, l’ambiente delle Sciabiche. L’andamento di questa prima parte è impressionistico per gli ambienti e le persone. Ci sono personaggi tratti dalla tradizione popolare. È un canto del villaggio e degli sciabicoti del secondo dopoguerra. Alcuni di loro mostrano un aspetto arcaico. Sembra un testo di maschere, tipi, personaggi presentati in questa chiave. Il testo si apre con il parto di Emma che avviene su un letto che ha un’immagine della Medusa. Il parto avviene in casa di Tore perché il bambino per prima cosa deve vedere il mare. Tore è uno sciabicoto. Questo è il primo filone, quello dell’amore”.

Poi la professoressa Nacci spiega i segni semantici presenti nel racconto del battesimo del bimbo, chiamato Teodoro: “Il battesimo nell’acqua marina, che rinvia a un contatto padre-figlio (Tore aveva perso suo padre in mare e il contatto di suo figlio con il mare rappresenta il contatto con questo nonno mai conosciuto) e il volo del gabbiano, che rinvierebbe alla colomba dello Spirito santo”. Dopo la storia di Emma e Tore, l’analisi della professoressa Nacci continua poi con la descrizione della storia di Rino (brindisino che per lavoro si è trasferito a Fiuggi) ambientata ai giorni nostri. Il protagonista del romanzo vive due periodi importanti: quello del boom economico e quello della grande crisi economica per colpa della quale si ritrova disoccupato. Contemporaneamente si apre una possibilità lavorativa per la moglie Caterina.

“Per Rino si apre il baratro della disoccupazione. Da questo sconcerto nasce l’idea di recuperare il tempo che c’è stato. Un andare a ritroso nel tempo per ritrovare qualcosa che si è perso: il ricordo delle botteghe artigiane di contro i centri commerciali, la bellezza di un libro che si può toccare di contro un e-book. La scelta del viaggio nasce perché per la carriera Rino ha perso il contatto con la figlia e vuole recuperarlo. Il tempo è l’altra cifra oltre all’amore”.

La docente continua il suo intervento parlando dello scontro generazionale tra Rino e la figlia Cecilia.“La generazione di Cecilia ha saltato la fase della romantica infatuazione sentimentale. Rino propone alla figlia il ricordo del pane gettato in mare, simbolo per le mogli di chi andava per mare per favorirne il ritorno”.

Infine la Nacci, dopo aver spiegato la passione del palombaro Tore che vuole immergersi in mare per trovare un misterioso tunnel sottomarino che dovrebbe collegare i due emisferi, ricorda la figura del palombaro affermando: “Questo libro è un atto d’amore per la città di Brindisi, il recupero di una serie di storie e del modello del palombaro” (presente in sala anche il più anziano palombaro di Brindisi, Giovanni Lenzitti, classe 1924, al quale è stato riservato un caloroso applauso).

Dopo l’analisi della docente e la lettura di alcuni passi del romanzo curata dalla poetessa Rita Greco, un’altra importante voce ha apportato il suo contribuito alla serata culturale, quella del poeta Francesco Libardo, che ha interpretato alcune poesie in dialetto brindisino come “Lu cunciertu a mari” poesia nella quale gli abitanti del mare (aragoste, astici, cicale, argentini, seppioline ecc) dai fondali marini emettono suoni e canti udibili solo da chi ama il mare.

Guido Giampietro conclude la serata culturale salutando i suoi personaggi e paragonandosi a un contadino che brucia le stoppie dopo la mietitura per far riposare il campo, dando poi inizio a una nuova semina e prestando attenzione ai frutti che verranno: “Lo scrittore è un contadino della mente. Anche io sto per bruciare le stoppie. Li ho amati tutti i personaggi, forse un po’ più degli altri Emma. Da questo momento Cecilia e gli altri li lascio a voi. Se loro, i personaggi in cerca di lettori non vanno via, io non posso accogliere i nuovi, quelli che già bussano alla porta”. E dopo aver ringraziato Giovanni Lenzitti per “averlo guidato con i suoi occhi giù per i fondali di Brindisi, l’autore ha ricordato l’abbattimento del rione Sciabiche, circostanza nella quale “hanno strappato il cuore alla città di Brindisi”.

 

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