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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cultura Cellino San Marco

Un solo colpo sotto l'orecchio destro, e un altro stampato contro il muro

CELLINO SAN MARCO – C’è da lungo tempo tensione, nella malavita della zona sud del Brindisino. Attentati contro commercianti e piccoli imprenditori, la richiesta di pizzo alle aziende del nuovo business del fotovoltaico, sono segnali di una ripresa del racket estorsivo. I colpi di pistola e gli incendi ai danni di altri pregiudicati sono invece le tracce del conflitto latente che attraversa i gruppi in concorrenza per gli affari di droga, oltre che per le estorsioni. E nella prima serata di oggi c’è stato anche il primo morto dopo due o tre anni: Gianluca Saponaro, 29enne di San Pietro Vernotico. Un solo colpo sotto l’orecchio destro, alle 17,40 e nel mezzo di una strada trafficata come può essere a Cellino San Marco via San Pietro, 200 metri prima di uscire dal paese.

CELLINO SAN MARCO – C’è da lungo tempo tensione, nella malavita della zona sud del Brindisino. Attentati contro commercianti e piccoli imprenditori, la richiesta di pizzo alle aziende del nuovo business del fotovoltaico, sono segnali di una ripresa del racket estorsivo. I colpi di pistola e gli incendi ai danni di altri pregiudicati sono invece le tracce del conflitto latente che attraversa i gruppi in concorrenza per gli affari di droga, oltre che per le estorsioni. E nella prima serata di oggi c’è stato anche il primo morto dopo due o tre anni: Gianluca Saponaro, 29enne di San Pietro Vernotico. Un solo colpo sotto l’orecchio destro, alle 17,40 e nel mezzo di una strada trafficata come può essere a Cellino San Marco via San Pietro, 200 metri prima di uscire dal paese.

I testimoni dovrebbero essere almeno 20 o 30, ma i carabinieri del nucleo investigativo provinciale e della stazione di Cellino San Marco non ne hanno trovato neppure uno, almeno nelle prime ore. Non tanto per identificare il killer o i killer, ma almeno per giungere ad una ricostruzione precisa dei fatti. Si parte infatti dall’Alfa Mito color cielo di Saponaro ferma al centro della carreggiata, col motore acceso e il cambio in folle, con la vittima fulminata al posto di guida, e lo sportello dal lato del passeggero aperto. Poi c’è la traccia di un secondo colpo che si è stampato sullo spigolo di un grande portone, dieci metri prima del punto dove l’auto si era fermata.

A Saponaro hanno sparato da breve distanza con una pistola di grosso calibro, che potrebbe essere un revolver 38 special o 357 magnum, dati gli effetti devastanti rilevati e la mancanza apparente di bossoli. In quel punto, appena sotto l’orecchio destro, un colpo di quella potenza non lascia scampo: ci sono i gangli nervosi cervicali. Ma chi ha sparato era a bordo dell’auto, e lo ha fatto all’improvviso, mentre scendeva? Oppure hanno sparato a Saponaro semplicemente mentre passava diretto a San Pietro? Questa seconda ipotesi spiegherebbe il primo colpo a vuoto, la prima ipotesi che il colpo sia stato esploso a tradimento, mentre la vittima guardava diritto davanti a sé. Ipotesi condizionata da quello sportello aperto e dal cambio in folle.

Killer a bordo, killer in moto o in auto, killer a piedi. Tutte le possibilità sono all’esame dei carabinieri. La scena del delitto oggi era lacerata dai lamenti e dalle grida di disperazione del padre e della madre della vittima soccorsi dal personale delle due ambulanze giunte sul posto subito dopo l’allarme. Il cadavere di Gianluca Saponaro era scivolato sull’asfalto dopo che un passante ha aperto la portiera nel tentativo di portare soccorso. Il pm di turno, Adele Ferraro, ha dato il permesso di rimozione subito dopo i rilievi effettuati dalla squadra di indagini scientifiche dei carabinieri di Brindisi. Sul posto, oltre al comandante del reparto operativo tenente colonnello Gennaro Ventriglia, c’era anche il capo della Mobile, Francesco Barnaba.

Saponaro, il 31 marzo 2008 aveva ricevuto un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione Canali contro il clan Bruno di Torre Santa Susanna per reati connessi agli stupefacenti. In quel periodo era già detenuto per una spedizione punitiva contro un gruppo rivale a Tuturano. I fatti risalgono al 6 maggio 2006, quando assieme a Vincenzo Bleve, Yuri Losafio e Vincenzo Schiavone andò a ricambiare a Orlando Leo e a Cosimo Carone, legati ad una potente famiglia di Tuturano, l’affronto del pestaggio patito poco prima da Bleve in una sala giochi. Carone fu gambizzato, e il 12 ottobre 2007 la polizia giunse all’arresto dei responsabili. Sembra che anche quell’episodio fosse legato a contrasti nel mondo degli stupefacenti,

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