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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cultura

Una morte oscura, l'arte per ricordare

Marisa Pati ha 33 anni e ha girato l’Italia: “Sono andata via prima di finire il liceo artistico e ho sempre vissuto qua e là, mi piaceva l’idea di cambiare”. Da due anni è tornata a Brindisi e la ragione sta tutta in un evento tragico che le ha stravolto la vita e che ha saputo però tramutare in una prodezza artistica.

BRINDISI - “Tenere vivo il suo mondo è l’unica risposta che ho”. Marisa Pati ha 33 anni e ha girato l’Italia: “Sono andata via prima di finire il liceo artistico e ho sempre vissuto qua e là, mi piaceva l’idea di cambiare”. Da due anni è tornata a Brindisi e la ragione sta tutta in un evento tragico che le ha stravolto la vita e che ha saputo però tramutare in una prodezza artistica, una mostra tutta dedicata all’arte contemporanea che sarà inaugurata domani alla Casa del turista. Nel luglio 2011 il papà, Vito, a 59 anni, morì in stranissime circostanze nella bottega d’arte che aveva creato e portato avanti per trent’anni.

Una ferita alla testa, una frattura cranica mai spiegata, neppure da quanto i medici scrissero sul referto. Una pozza di sangue, sul pavimento della “Bottega dell’arte” di via Remo, al rione Commenda. Le chiavi del negozio, era l’orario di chiusura, in macchina. Tutto faceva pensare a un tentativo di rapina ma non vi furono elementi in grado di supportare alcuna tesi. Né la caduta accidentale: le ferite riportate erano troppo gravi per pensare a un incidente. Una verità non c’è. Forse non ci sarà mai. Il caso è stato archiviato, proprio perché non v’era alcun dettaglio in grado di agevolare una ricostruzione compiuta dei fatti, quale che fosse. La vittima era in stato confusionale quando si recò, autonomamente, in ospedale. Non seppe dire cosa gli fosse successo.

Marisa non ne chiede la riapertura, sa che probabilmente una risposta ai suoi perché non l’avrà. Nel negozio ora ci sono le telecamere, ma i ricordi più dolorosi del passato sono chiusi a chiave in un cassetto. Del dramma che si consumò tra il 6 e il 12 luglio di due anni fa, dal giorno del ricovero all’accertamento del decesso, resta lo spirito volitivo di Marisa. Resta il legame viscerale con il padre e con il suo universo di pennelli, colori, tele e rappresentazioni della realtà secondo i più importanti artisti italiani contemporanei.

Resta la Bottega d’arte di via Remo che non ha chiuso i battenti, destino che sembrava già scritto. E resta “Le vie dell’Arte”, la selezione di opere uniche e grafiche di artisti contemporanei che resterà aperta al pubblico fino al 20 agosto prossimo nella struttura che si affaccia sul lungomare Regina Margherita, appena rifatta. Introdurrà il presidente del Consiglio comunale, Luciano Loiacono, ci saranno le principali autorità locali, e interverrà Carmen De Stasio, critica saggista e scrittrice. Una mostra dallo stesso titolo fu allestita sempre lì, alla Casa del turista nel 2010, proprio da Vito Pati, l’uomo che “era una forza della natura”.

Era un pilota d’aerei da ragazzo. Poi aveva dovuto smettere per concentrarsi a sconfiggere una brutta malattia. Ci riuscì, anche forse grazie a una buona dose di innato ottimismo, fortunatamente tramandata ai due figli, Marisa e Giovanni. Nel 1980 inaugurò una piccola corniceria che poi fu trasferita in via Remo e divenne una galleria, “La bottega dell’Arte”. Se ne occupava lui, che dipingeva e collezionava opere d’autore. Marisa viveva fuori, tra l’una e l’altra azienda del Nord, insieme al suo compagno che gioca a basket e che conduceva insieme a lei una vita itinerante.

Due anni fa è tornata a casa, nella “bellissima” città in cui è nata. E non è andata più via. La mission è garantire sopravvivenza alla galleria, portare avanti la passione del padre, non lasciare che si consumi e che si spenga per sempre. La “Bottega dell’arte” è strapiena di quadri, alcuni dei quali saranno esposti alla Casa del turista. “Perché l’arte – è scritto nella brochure – dice il nostro desiderio di raggiungere le stelle”.

 

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