“Paterson”, la poesia della normalità al cinema teatro Impero
BRINDISI - Un film da non perdere quello che uscirà in programmazione a partire dal 6 gennaio nel Cinema Teatro Impero di Brindisi. «Paterson», questo il titolo della pellicola, è infatti una pacata riflessione sulla felicità, una piccola guida all’incoscienza e al coraggio che servono per continuare a fare le cose che amiamo. Doppio appuntamento ogni giorno, alle 18 e alle 20 (ingresso 6 euro).
Un film sulla poesia della vita quotidiana, sullo scandire della settimana, su luoghi e abitudini e orari che diventano “in rima” nel loro spontaneo ripetersi di oggi giorno. «Paterson» è un film sulla quarta dimensione: sul tempo e sul suo scorrere. «Paterson» è il capoluogo della contea di Passaic nello Stato del New Jersey; ma è pure il titolo di un famoso poema in cinque volumi di William Carlos Williams, il famoso poeta americano che fece di «Paterson» il suo «luogo» di poesia: in quanto paesaggio, in quanto memoria, in quanto coscienza collettiva. Il film allude alla città in cui è ambientato e racconta una settimana nella vita di un giovane autista di autobus (Adam Driver) che ogni giorno rispetta la sua collaudata routine fatta di strade trafficate, conversazioni della gente intorno a lui, poesie, passeggiate con il suo cane e soste al bar. Ad aspettarlo a casa c’è la moglie Laura (Golshifteh Farahani) che invece aspira al cambiamento continuo: la coppia si ama e insieme affronta i trionfi e le sconfitte della loro quotidianità. Il film osserva sommessamente il passo della vita di tutti i giorni, oltre alla poesia che emerge da ogni piccolo dettaglio. «Paterson» di Jim Jarmusch è un film delicato e sentimentale, che - come ha spiegato il regista - «racconta una storia tranquilla, senza conflitti drammatici e rende omaggio alla poesia dei dettagli, delle variazioni e dei cambiamenti quotidiani».
«Il film è un antidoto alla noia e all’oscurità dei film drammatici e del cinema d’azione», ha aggiunto il regista americano. «È un film che lo spettatore dovrà lasciare fluttuare davanti ai suoi occhi come le immagini che si vedono dal finestrino di un autobus mentre si attraversano le strade di una piccola città dimenticata».
È sicuramente un’opera che si rivolge a chi apprezza un minimalismo narrativo e di stile, ma è un film piacevole, che si prende i suoi tempi e si rivolge a chi non si arrende alla frenesie. Anche ironico nel dipingere un protagonista volutamente alieno da certi atteggiamenti moderni. E interessante nel mostrare i meccanismi della creazione e del rapporto tra vita e scrittura. L’elogio della monotonia, potremmo pensare, in realtà ciò che trionfa è la bellezza delle piccole cose: il film è risultato tra i titoli maggiormente apprezzati a Cannes e Toronto.