Preghiere e momenti di riflessione per ricordare la strage del Venerdì Santo
BRINDISI - In occasione del diciottesimo anniversario della strage del Venerdì Santo avvenuta nel canale d'Otranto il 28 marzo del 1997, quando nella collisione tra una motovedetta italiana e la nave Kater I Rades, morirono 108 immigrati albanesi tra cui donne e bambini, il comitato brindisino "Migranti e Mediterraneo", ha organizzato una manifestazione commemorativa. Il naufragio avvenne al largo di Brindisi.
Il comitato invita cittadini, bambini, migranti, italiani, istituzioni ad unirsi al ricordo della tragedia della Kater I Rades, con i fiori, le preghiere, le parole, il silenzio, l'ascolto delle preghiere nelle altre lingue. Un pomeriggio di vicinanza tra cittadini e migranti, di pace, vita e lingue diverse dello stesso mare che ci bagna: il Mediterraneo.
Questo il programma di sabato 28 marzo: 17.30, raduno in piazza della Vittoria: interventi e racconti del marzo della Kater; 18.55, su lungomare Regina Margherita, nei pressi dei giardinetti, nell'ora del naufragio, sarà celebrata una preghiera in più lingue.
Diciotto anni fa, 28 marzo, venerdì santo allora, la Kater I Rades, una vecchia motovedetta albanese carica di esseri umani in fuga dall'Albania nel caos della guerra civile, affonda nel Canale d'Otranto nello scontro con una corvetta della Marina Militare Italiana. Di tutti quelli che viaggiavano in stiva si salvarono solo due donne e un bambino, che riuscì a passare da un oblò. Degli uomini, una trentina raggiunse a nuoto la nave militare. Gli altri morirono per il freddo, di infarto o risucchiati dal gorgo della Kater. Si salvarono 30 uomini, 2 donne e due ragazzini: morirono in 81.
"Sono passati diciotto anni dal Venerdì Santo del 1997, quando la corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana, in un tragico tentativo di attuare il blocco navale nei confronti dei profughi albanesi in fuga dalla guerra civile, speronò la motovedetta albanese Kater I Rades, affondandola con il suo carico di donne e bambini a bordo. Una tragedia che anche quest’anno, a Brindisi, sarà ricordata dalle associazioni antirazziste e della solidarietà sociale con una cerimonia che culminerà con un lancio di fiori in mare, in memoria dei tanti migranti che in esso perdono la vita - si legge nella nota di presentazione della manifestazione - in occasione di questa manifestazione rinnoveremo la nostra richiesta, nei confronti dei governi dell’Europa, compreso quello italiano, di politiche reali di accoglienza, ma anche di sostegno allo sviluppo e alla pace dei paesi di origine dei flussi migratori, instaurando rapporti paritari con i popoli di quelle parti del Pianeta da dove noi, Paesi Sviluppati, traiamo le materie prime strategiche per la nostra Economia".
"Sono passati 18 anni e la Storia sembra non stupirci mai con il suo ripetersi: oggi, nel marzo 2015, così come in quel tragico marzo del 1997, siamo alla vigilia di importanti elezioni amministrative ed ancora una volta, parole come “rischio invasione, pericolo criminalità e terrorismo dai migranti, blocco navale e respingimenti in mare”, sono pane quotidiano per formazioni politiche che cinicamente sono pronte a barattare la vita di migliaia di esseri umani per un pugno di voti e qualche seggio nei consigli regionali o comunali. Parole e slogan ripetute sino all’ossessione, che rischiano di fomentare odi e guerre tra poveri, in questa fase critica che attraversa il nostro paese e l’intero continente Europeo. Parole e slogan razzisti che possono tramutarsi, come è successo anche qui a Brindisi, in atti di intolleranza contro uomini e donne, venuti da lontano, che cercano di guadagnarsi duramente e onestamente, un misero salario. Da tempo le associazioni che operano nel campo dell’accoglienza e della solidarietà, nella città di Brindisi, hanno lanciato gridi di allarme su questo argomento, chiedendo un maggiore coinvolgimento delle istituzioni e di tutta quella parte sana della città che non dimentica quel grande momento di solidarietà che la vide coinvolta, nel marzo del 1991, quando accolse 20mila profughi albanesi".
"Oggi siamo in presenza di un quadro allarmante di grave instabilità (a cui ha contribuito oltre un decennio di” guerre umanitarie”, innescando altre guerre civili, terrorismo, violazioni di diritti umani, carestie, ecc) che coinvolge tutti i paesi della costa sud del Mediterraneo e l’Africa Subsahariana, con l’eventualità di flussi migratori di rilevanti dimensioni, diretti verso l’Europa e aventi come prima tappa l’Italia. Le associazioni antirazziste brindisine che hanno dato vita , al Comitato Migranti e Mediterraneo di Brindisi, ritengono opportuno che occorra costruire un sistema di accoglienza e di integrazione, non basato sulla cultura dell’emergenzialità e che non lasci il peso delle conseguenze dei flussi migratori , sulle spalle dei bilanci sempre più ristretti delle amministrazioni locali, e sull’abnegazione del volontariato, ma che veda l’impegno progettuale e finanziario del nostro Paese con il contributo dell’intera Europa., Un sistema di accoglienza che preveda la promozione di una cultura della multietnicità e basato sulla solidarietà umana, che ancor oggi manca a questa Europa più interessata a” bilanci , spread, interessi sul debito”, ma poco alla vita, sempre più difficile, di chi ci è nato o ha deciso di viverci".