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San Lorenzo da Brindisi e il suo influsso su un giovane frate cappuccino

San Lorenzo da Brindisi, al secolo Giulio Cesare Russo, (nato a Brindisi il 22 luglio 1559 e morto a Lisbona il 22 luglio 1619) fu un maestro spirituale per il frate cappuccino Valeriano Magni da Milano (1586-1661). L’influsso che il santo brindisino ebbe sul giovane Magni è stato il tema centrale dell’iniziativa promossa dalla Cattedra Laurenziana

BRINDISI - San Lorenzo da Brindisi, al secolo Giulio Cesare Russo, (nato a Brindisi il 22 luglio 1559 e morto a Lisbona il 22 luglio 1619) fu un maestro spirituale per il frate cappuccino Valeriano Magni da Milano (1586-1661). L’influsso che il santo brindisino ebbe sul giovane Magni è stato il tema centrale dell’iniziativa promossa dalla Cattedra Laurenziana di Brindisi svoltasi lunedì sera alle 17.00 presso la Sala convegni del complesso delle Scuole Pie di via Tarantini.  

Al XIX Colloquio Laurenziano hanno preso parte il responsabile della Cattedra Laurenziana, Giacomo Carito, che ha dato gli indirizzi di saluto, padre Monsignor Domenico Caliandro-2Francesco Monticchio, superiore del convento di Alessano, e padre Alfredo Di Napoli, autore del volume presentato nel corso della serata e intitolato “Valeriano Magni da Milano e la riforma ecclesiastica in Boemia attraverso la corrispondenza della Congregazione de Propaganda Fide. 1626-1651” (edizioni Biblioteca Francescana, 2015 - pag.528, euro 39,00). Le conclusioni della prima parte del XIX Colloquio Laurenziano, introdotto e coordinato dal professor Antonio Mario Caputo, sono state affidate all’arcivescovo di Brindisi-Ostuni, mons. Domenico Caliandro (foto a destra). 

Un aspetto poco studiato di San Lorenzo da Brindisi è stato l’influsso pedagogico che ha avuto sull’Ordine dei Cappuccini, “un influsso importante”, rileva Giacomo Carito, che di seguito evidenzia come complessa sia stata la divulgazione della vita e del pensiero del santo, “un pensiero di grandissimo interesse”. 

La vita, la competenza, l’azione politica e quella diplomatica del santo brindisino ispirarono il giovane Valeriano Magni da Milano che, come evidenziato da padre Francesco Monticchio, “in una certa maniera ha preso la stessa strada, lo stesso cammino” di San Lorenzo. Il Superiore del convento di Alessano ha ricordato poi che l’incontro promosso dalla Cattedra Laurenziana di Brindisi coincide con un evento importante per i frati cappuccini della Provincia di Puglia: la celebrazione dei novant’anni sotto la protezione di San Lorenzo da Brindisi.  

Da sinistra, frate Alfredo Di Napoli e Antonio Mario Caputo-2Per il professore Antonio Mario Caputo, San Lorenzo è stato un grande uomo, un grande santo, in quanto sposò in pieno il messaggio di San Francesco d’Assisi, fondato principalmente su tre caratterizzazioni: la spiritualità, la carità e la bellezza. “Il messaggio che ci ha lasciato San Lorenzo da Brindisi”, afferma il professore, “è stato un messaggio che poneva al centro Cristo. È stato un messaggio cristocentrico: prima Cristo, quindi l’umano e il mondo”. Caputo ricorda di seguito che il santo parlava tredici lingue senza fare confusione: “Significa che fu messaggero della Pentecoste, espressione viva della Pentecoste” e prosegue ricordando che “sia nelle situazioni di normalità, quanto in quelle difficili, fece sempre ricorso al Vangelo, che predicò ovunque, mai in modo abitudinario”. San Lorenzo fu un uomo di pace: “Quella pace di cui oggi abbiamo tanto bisogno”, conclude Caputo. 

Padre Alfredo Di Napoli racconta quindi in che modo si conobbero San Lorenzo e Valeriano Magni. Quest’ultimo, da giovane, si trasferì con la famiglia a Praga e frequentando la chiesa dei Cappuccini fondata da San Lorenzo, rimase affascinato dalle sue prediche. Magni diventerà un personaggio-chiave nella ricattolicizzazione della Boemia.

“Lorenzo ha fatto questo un po’ prima di lui ma ha fatto anche tante altre cose in altri luoghi d’Europa”, afferma Di Napoli, che prosegue leggendoGiuseppe Maddalena Capiferro-3 alcuni passi delle testimonianze processuali sulla santità di Lorenzo da Brindisi, presentando così il punto di vista dei Cappuccini sul nostro concittadino. Le testimonianze furono raccolte cinque anni dopo la morte del santo e i  processi diocesani informativi cattolici si tennero a Monaco di Baviera, Venezia, Napoli, Milano, Brindisi, Albenga, Genova, Vicenza, Bassano, Verona e Villafranca del Bierzo in Spagna.

Dopo la relazione di Padre Alfredo Di Napoli, le conclusioni di Monsignor Domenico Caliandro, il quale ha ribadito l’importanza di recuperare la nostra identità cristiana affinché ci sia un dialogo con chi la pensa diversamente. Di San Lorenzo da Brindisi monsignor Caliandro ha evidenziato la santità della vita con la quale ha recuperato l’Europa alla fede cristiana. “È lui che porta il nome di Brindisi in tutto il mondo. Quindi dovremmo sentirlo molto di più e sentire quasi uno stimolo ad approfondire, a conoscere, renderlo familiare. Questo forse è l’aiuto per la nostra identità che San Lorenzo certamente ci può dare”. 

Da sinistra, frate Francesco Monticchio e Giacomo Carito-2I lavori del Colloquio Laurenziano sono quindi proseguiti, in modo informale, all’Open Club di vico Tarantafilo, dove il pubblico ha potuto ascoltare la relazione del dottor Giuseppe Maddalena Capiferro sulla Brindisi vicereale. Capiferro ha ricordato che la città assistette ad un incremento demografico dopo i numerosi interventi del governo vicereale per i presidi difensivi contro le incursioni turche e veneziane e che Brindisi e il porto di Durazzo rappresentavano l’ingresso per il golfo dell’Adriatico. L’economia era quella agricola, con l’esportazione di vini, olio e sale e l’importazione e l’esportazione di granaglie e cereali. Vi era una rinomata attività di fonditori locali e una fiorente tessitura. La tintoria era gestita da ebrei e mori. Con l’espulsione di queste comunità vi fu una pesante ricaduta economica.

Oltre ai militari stanziati nelle due fortezze, vi erano, come Giancarlo Cafiero-3spiega ancora Capiferro, molte compagnie di transito che giunte qui chiesero alloggio, vettovagliamento all’amministrazione civile che non sempre riusciva a far fronte alle richieste. Le tassazioni erano esose e frequenti erano le sommosse popolari. Inoltre, ogni assembramento di militari comportava nuove nascite, tutte destinate alla ruota degli esposti. Le campagne erano, in epoca vicereale, insicure, per via della piaga del brigantaggio e del contrabbando. Il socio della Storia Patria per la Puglia ha infine ricordato l’alto indice di mortalità nelle fortezze per via delle scarse condizioni igieniche e la costituzione del Monte Ferreyra per i militari che vivevano nell’indigenza. 

Il XIX Colloquio Laurenziano è terminato con la declamazione da parte di Giancarlo Cafiero, di poesie riguardanti San Lorenzo. 

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