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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Rinnovabili al 50 per cento: ora bisogna pensare al futuro del polo energetico di Brindisi

E' di questi giorni la notizia che le fonti rinnovabili hanno superato il 50% della produzione energetica nazionale. L'energia prodotta dalle fonti verdi (idroelettrico, eolico, fotovoltaico)è pari a quella delle centrali termoelettriche alimentate a carbone e gas naturale

E’ di questi giorni la notizia che le fonti rinnovabili hanno superato il 50% della produzione energetica nazionale. L'energia prodotta dalle fonti verdi (idroelettrico, eolico, fotovoltaico)è pari a quella delle centrali termoelettriche alimentate a carbone e gas naturale. Un risultato che colloca l'Italia assieme all'Austria e ai paesi nel Nord Europa tra i primi per lo sviluppo dell'energia verde. In aprile infatti le rinnovabili in Italia hanno contribuito al 49,1% della produzione netta totale di elettricità e al 43,7% della domanda. A questo si deve aggiungere lo sforzo in atto in direzione del risparmio e dell'efficienza energetica imposti in un periodo di crisi produttiva e di recessione così pesante e lunga.

Va ricordato, però, che questi risultati e questi incrementi di produzione energetica verde hanno un costo che si scarica sulle bollette. Di questo bisogna essere tutti consapevoli. Gli incentivi al solo fotovoltaico pesano per 6 miliardi all'anno sui consumatori e questo per almeno 20 anni anche se l'attuale governo sta cercando di spalmare questi costi su 27 anni. Così come bisogna tener conto che aumentando la produzione energetica da fonti rinnovabili si riduce automaticamente il ricorso all'energia prodotta dalle centrali termoelettriche convenzionali. Ragione per cui le aziende sono "costrette" a chiudere le loro centrali più vecchie e meno efficienti.

La centrale Edipower di BrindisiE' una questione questa anche di carattere europeo e che richiederebbe una iniziativa a quel livello. In questo periodo il Ministero dello Sviluppo ha già autorizzato la definitiva messa fuori esercizio di sette impianti dell'Enel e di due di Edipower (gruppo A2A) ed  è in corso la procedura per altri tre impianti Enel e per altri due A2A. Questo significa, nei siti interessati, riduzione di personale, cassa integrazione, mobilità che i sindacati, mi risulta, stanno già contrattando. Non è dato sapere ancora se nelle prossime dismissioni e chiusure di impianti ci sia quello di Brindisi Costa Morena, anche se nei fatti ormai fermo da tempo in quanto tecnicamente,economicamente e fisiologicamente esaurito e fuori mercato.

Ho voluto riportare questi dati e queste valutazioni per sottolineare che a Brindisi quello che non si è riusciti ad ottenere nei tempi giusti e da molti richiesto,a causa di speranze di continuità produttive impossibili e tra l'altro non convenienti, alimentate da chi non riesce a farsi ancora una ragione dell'esaurimento di una fase industriale ed energetica di quelle dimensioni, si otterrà per ragioni di mercato. Sarà il mercato dell'energia e saranno le fonti rinnovabili a ridare alla città non solo un ridimensionamento del polo energetico e un'area allo sviluppo industriale sostenibile oltre che allo stesso suo porto.

La centrale Federico II di Enel CeranoBrindisi deve pretendere di più. Tutte le sue migliori energie sono chiamate a dar vita ad un patto per un nuovo sviluppo per far rinascere un territorio che ha dato tanto avendo accettato e subito, negli anni passati, la localizzazione di grandi impianti al servizio del Paese. Liberarsi definitivamente della centrale di Costa Morena allora è urgente anche per evitare che, lasciandola in abbandono, qualcuno pensi di tenerla ferma e inutilizzata e senza un piano di smantellamento reale e credibile.

Se poi si aggiunge a queste considerazioni la scelta che in questi giorni il presidente degli Stati Uniti ha fatto per tagliare per decreto il 30% della CO2 prodotta dalle 1.600 centrali americane, gran parte delle quali alimentate a carbone e alcune di esse destinate alla chiusura a seguito proprio di questa scelta radicale di Obama, si capisce meglio qual è la tendenza della produzione energetica del futuro e di quale natura sarà l'alimentazione per il fabbisogno energetico. E' certamente una tendenza irreversibile che nell'immediato e transitoriamente impone sull'esistente scelte e tecnologie innovative e ambientali ma che di qua a 10-15 anni  si  cambierà l'assetto e la tipologia della produzione energetica,determinando una situazione totalmente diversa da quella attuale.

Tutti i grandi gruppi stanno già pensando al futuro e si stanno attrezzando con la ricerca e la sperimentazione, mentre continuano a utilizzare produzioni convenzionali e fonti rinnovabili.  Se questo è il futuro, che succederà nel nostro territorio quando tra non oltre 10-20 anni gli altri impianti (Enel ed Eni) non serviranno più o perché fuori mercato o perché avranno  esaurito il loro fisiologico periodo di vita? Chi sta pensando a questo?  Non si tratta di fare battaglie per una loro immediata chiusura o riconversione, ma, insistendo per una loro ambientalizzazione spinta, controllata e compatibile con la salute dei cittadini, bisogna già prevedere che, in un non lontano futuro, con la chiusura di un ciclo, il territorio brindisino e' destinato a non essere più, nel bene e nel male, il polo energetico che è stato ed è tuttora.

La centrale a turbogas di EnipowerQuindi, prima che, anche per questi impianti, le scelte le faccia il mercato della nuova produzione energetica, esse devono essere fatte anche dal territorio e dalle istituzioni, per evitare che un mercato, senza regole e limiti, lasci solo macerie e una eventuale e ulteriore disertificazione industriale. In poche parole quando si comincia a pensare al futuro di questo territorio,per renderlo attrattivo per nuove produzioni e servizi, per la valorizzazione delle proprie infrastrutture a partire dal porto, dopo il ciclo dei grandi insediamenti industriali degli anni 60-70? Come si utilizzano in questi prossimi anni le competenze maturate in ambito energetico e industriale per un ripensamento produttivo,imprenditoriale e occupazionale?

Il dovere di pensare al dramma del presente per dare le soluzioni possibili, non puo' allontanare nel tempo il diritto di pensare al futuro e di costruirlo con tutte le risorse disponibili. La questione energetica brindisina, per quello che sta avvenendo nel settore, a livello nazionale e mondiale, è un'occasione per iniziare a ripensare al futuro di un territorio che non solo vuole essere ma lo sarà anche per ragioni oggettive e di mercato, meno assoggettato alle vecchie produzioni.

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