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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Parco regionale delle Saline: il più grande di Brindisi, dimenticato e razziato

Annunciato a fine dicembre un bando per la rinaturalizzazione e la perimetrazione delle aree, ma non esistono piano ed ente di gestione, e il cuore dell'area, Masseria Villanova, è stata saccheggiata dopo la ristrutturazione. Ignorata un'idea di Legambiente

BRINDISI – E’ stato istituito in base alla legge della Regione Puglia numero 28 del 23 dicembre 2002, e si estende per una superficie di 1.697 ettari, di cui 214 costituiti da zona umida. Era il sito dove la raccolta del sale rappresentò una importante attività economica dal 1200 al 1700, ed oggi è soggetto a tutela integrale. E’ uno dei due parchi regionali riconosciuti alla provincia di Brindisi: l’altro è quello delle Dune costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo. Ma a differenza dell’area protetta che ricade nei territori di Fasano e Ostuni, il Parco Regionale delle Saline di Punta della Contessa, affidato al Comune di Brindisi, non produce più da qualche anno attività didattiche e di visite, ed è abbandonato e depredato.

GUARDA IL DOCUMENTARIO SUL PARCO REGIONALE DELLE SALINE DI PUNTA DELLA CONTESSA

Un grande patrimonio ambientale, come mostra il nostro breve documentario, che non dispone ancora di un piano del parco e non ha un organo di gestione come l’altra area protetta istituita con legge regionale nel nord della provincia, che produce invece una grande visibilità per le risorse ambientali costieri dei territori di Ostuni e Fasano, ne promuove i flussi turistici, la conoscenza, la microeconomia del parco stesso basata sulle imprese agricole private.

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Ora si attende l’esito di un bando annunciato alcuni mesi fa dal Comune di Brindisi, il 7 dicembre 2016, proveniente da fondi Interreg, dotato di 150mila euro per la rinaturalizzazione di ampie aree e nel ripristino del regime idrico di un affluente della Salina Grande, e la perimetrazione delle aree stesse del parco. Purtroppo, l’assenza di un piano del parco e la mancata programmazione di attività di valorizzazione e gestione dell’area da parte del Comune di Brindisi, hanno relegato in secondo piano questa importantissima risorsa ambientale della città.

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Ne hanno approfittato bracconieri, ladri e razziatori di ogni genere, che hanno saccheggiato  quella che era destinata ad essere la casa del parco, la Masseria Villanova, per la cui ristrutturazione il Comune aveva ricevuto una cospicua dotazione finanziaria, investendo poco meno di mezzo milione di euro nelle opere. La masseria ha seguito la stessa sorte di Forte a Mare: è stata spogliata di tutto, dai sanitari, alle porte, agli impianti e versa in stato di abbandono. Stessa sorte per le torrette di osservazione della fauna. Ai bracconieri, per fortuna, sin qui ci hanno pensato la Polizia provinciale e la Forestale.

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Eppure, non sono mancate le sollecitazioni e i suggerimenti, come quello di Legambiente, rinnovato a che nello scorso mese di settembre, per la costituzione di un unico ente per i tutti i parchi di Brindisi “oggetto del riconoscimento internazionale della convenzione di Ramsar, della Ue in quanto Siti di Interesse Comunitario (Sic) o Zone di Protezione Speciale (Zps), della Direttiva  92 che ha prodotto il censimento di Natura 2000, della Regione Puglia, aree a cui si aggiungono gli splendidi parchi urbani realizzati negli ultimi anni. Si va dal Parco regionale delle Saline di Punta della Contessa, ai boschi, al Sic di Giancola, a quello sottomarino delle praterie di posidonia a sud della città, ai parchi urbani Cillarese, Di Giulio, Punta del Serrone“, ricorda Legambiente, ma anche dei boschi come quello di Cerano e dei parchi Maniglio, Braico.

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Un esempio utile, sollecitava l’associazione ambientalista, è quello dell’Ente Parco “Roma Natura”. Unificare tutto sotto una sola gestione assicurerebbe razionalizzazione degli interventi, programmazione delle attività di tutela e manutenzione, ricerca mirata di finanziamenti comunitari, ottimale fruizione turistica e da parte dei cittadini di Brindisi, e un razionale impiego anche del personale della Multiservizi. Ma nessuna risposta è giunta a Legambiente. Il parco regionale delle Saline di Punta della Contessa è un luogo pieno di storia ma anche una sfida all’assedio delle attività industriali e delle conseguenze ambientali che il territorio di Brindisi paga.

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L’area è stretta tra il petrolchimico e il sito della centrale termoelettrica di Cerano. La sua lunga spiaggia, la migliore tra quelle rimaste al territorio di Brindisi, è purtroppo chiusa alla balneazione a causa della presenza al confine nord-ovest della Salina dell’immensa discarica di veleni chimici di Micorosa, di cui si attende la messa in sicurezza. Solo quando questo obiettivo sarà raggiunto sarà possibile riutilizzare la spiaggia del parco regionale.   Questi sono obiettivi su cui lavorare, fare pressing, vigilare. Tuttavia non giungono segnali di questo tipo.

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Appartengono al primo periodo di vita del parco le attività didattiche e culturali, organizzate Smtm-Mòtumus, con i sabati di apertura del parco  alle scuole secondarie di I grado della città di Brindisi e la domenica agli adulti e le famiglie, gli incontri con i cavalli della Azienda agricola e didattica "Le terre del sale" di Anna Argento, le visite guidate nel parco, gli spettacoli le degustazioni di prodotti tipici, preparati dall'Azienda "La terra del sole" di Mario Guadalupi. Poi l’iniziativa pubblica è venuta meno. Vedremo i tempi di esecuzione degli interventi del bando, ma a questo parco bisogna ridare le ali, quindi ci vuole molto di più. 

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