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Satyricon triste per Domenico Mennitti

Il suo Vagliò era un preambolo preoccupante per l'interlocutore. Significava "vedi che ho qualche anno in più di te e quindi torna al tuo posto", e ridimensionava le cose e i ruoli

Il suo Vagliò era un preambolo preoccupante per l’interlocutore. Significava “vedi che ho qualche anno in più di te e quindi torna al tuo posto”, e ridimensionava le cose e i ruoli. Solo lui poteva chiamare a rapporto un consigliere indagato e convincerlo a rinunciare all’assessorato dicendogli che lo faceva “per il suo bene”. Solo lui poteva tenere a bada i consiglieri questuanti, quelli che da 20 anni a questa parte frenano l’operato di tutte le giunte, di destra, sinistra e centro, mettendo in primo piano la lista della spesa personale piuttosto che quella delle priorità cittadine.

Era stato osannato per essere stato tra gli inventori di Forza Italia e di Berlusconi. A posteriori, magari ci avrebbe pensato meglio... Fu chiamato a Brindisi per ricostruire le macerie. Per cinque anni fu criticato, ma venne rieletto, perché dall’altra parte c’erano ancora i fumi sotto le macerie. Restò per altri due anni. E venne ancora criticato...

Un giorno un giornale di regime, il Suo regime, quello di centrodestra, gli dedicò una pagina per ridicolizzarlo. Erano i tempi in cui Mennitti si opponeva al rigassificatore, e quindi bisognava mandargli un segnale. La cosa peggiore che riuscirono a scrivere di lui fu questa: «Non riesce a guardare il giornalista in faccia, ma guarda sempre un punto che sta al di sopra della testa di chi lo intervista». La realtà era che Mennitti non guardava sopra, ma generalmente era al di sopra di chi lo intervistava. E fa una bella differenza. Qualche mese più tardi, dopo l’ennesimo articolo critico, Roberto Fusco disse che il giudizio su Mennitti lo darà la Storia. Sembrava una esagerazione. Era la realtà.

Prima ancora della Storia, il giudizio su Mennitti lo sta dando Facebook. Ed è un paradosso constatare come un uomo di grande Cultura, che ha divorato in vita sua centinaia di libri, sarà ricordato in queste ore con centinaia di messaggi su un social network. Il 99% dei brindisini lo ricorderà come una grande persona e un ottimo sindaco. Perfino quelli che quando era sindaco sostenevano che non facesse una mazza, oltre che pensare al teatro. Ma si sa, i brindisini sono come una famosa razza animale che produce lana e formaggi: o tutti da una parte o tutti dall’altra. È stato così con Antonino, sarà così anche con Mennitti. Perché in certi casi non ci sono distinzioni che tengano. E oggi anche chi lo criticava lo esalterà, magari rimpiangendolo.

Il restante 1% continuerà a pensare che Mennitti fosse solo un “fascista”. Non offendetevi e non scandalizzatevi. In fondo per lui, forse, si trattava di un complimento. E di certo aveva più rispetto per chi pensava male di lui, piuttosto che per quelli pronti a stendersi ai suoi piedi come zerbini.

L’ultima intervista che ci concesse, qualche mese dopo la crisi che lo aveva condotto alle dimissioni, fu una lezione di stile e di vita, di storia e di cultura. Domande di pochi secondi, risposte che occuparono mezza mattinata. Gli chiedevi della buca su corso Roma, per dire, e finiva col parlarti dei rapporti internazionali tra Oriente e Occidente. E lì capivi che una buca può avere profondità diverse, a seconda di chi la guarda. Può fermarsi a 20 centimetri, se sei il brindisino medio, oppure condurti dall’altro lato del mondo, se hai un cervello più illuminato.

Disse: «Per chi sta in prima fila, e non può e non deve dire sì a tutti, il riconoscimento è sempre postumo: se dici no a qualcuno sei uno che se ne fotte dei bisogni della gente, se dici di sì sei un Santo. Questa è una città divisa, di persone che spesso dicono una cosa e ne fanno un’altra».

Era come parlare con un nonno: ti accorgi che ti mancano e che erano stramaledettamente importanti solo dopo che non ci sono più. L’intervista finì così: «Solo gli sciocchi pensano che con te il mondo inizia e finisce. Il destino di una comunità è un’altra cosa. E sul destino io sono pronto a scommettere». Oggi Mennitti si prende il suo riconoscimento postumo. Ora sarà di fronte a Dio. Gli parlerà di Politica. E su quel terreno, anche per Dio sarà difficile togliergli la parola.

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