Intervento/ Se non esiste una maggioranza per fare, se ne prenda atto
In quest’ ultimo anno, a causa delle continue fibrillazioni interne nella maggioranza di governo della città, che peraltro si erano già manifestate precocemente all’indomani dell’affermazione elettorale nelle elezioni comunali, in molti hanno preconizzato un percorso, anzi una navigazione difficile
L'autore del seguente intervento, che spesso scrive sul nostro giornale da "libero cittadino", è un dirigente del Pd del capoluogo, ed un ex consigliere comunale. Riuscirà ad aprire un dibattito, non riservato ai soli addetti ai lavori, sul tema delle maggioranze che hanno governato Brindisi negli ultimi anni?
In quest’ ultimo anno, a causa delle continue fibrillazioni interne nella maggioranza di governo della città, che peraltro si erano già manifestate precocemente all’indomani dell’affermazione elettorale nelle elezioni comunali, in molti hanno preconizzato un percorso, anzi una navigazione difficile, anche per quella che sembrava una evidente ed inconciliabile visione politica e culturale di taluni rappresentanti della maggioranza di governo della città.
Quel dissenso che sembrava in un primo momento orientato esclusivamente verso quella che con accorta prudenza e sensibilità viene chiamata visibilità ( e che poi non è altro che la metafora del manuale Cencelli) si è arricchita, in tempi recenti, di una componente specificatamente politica, che attiene alla pianificazione e realizzazione di un progetto di città, che risulta ancora confinato nelle carte programmatiche, che appartiene alla sfera del pensiero, delle idee, delle parole e non anche e conseguentemente a quello dei fatti concreti.
Sono venuti meno nel tempo, si sono inariditi tutti gli elementi nobili di quell’impegno programmatico, che rappresentavano il dato di discontinuità e di reale novità rispetto al recente passato della precedente inconcludente e conflittuale maggioranza di governo della città. Quelle che accade giornalmente, le inefficienze, i distinguo, le assenze, i passaggi in procura e della procura, gli accesi scontri incuranti della dignità del ruolo, ci procura grande amarezza a causa dei riflessi, delle ripercussioni negative, che questa situazione e queste vicende stanno causando alla città ed ai cittadini.
Tutto il dibattito, l’azione e l’interesse politico, forse anche influenzato da pesanti fattori esterni, sono condizionati e concentrati oramai sulla tenuta di questa maggioranza, sulle determinazioni relative agli incarichi, sull’ennesimo giro di poltrone, che hanno messo la sordina alle tante urgenze ed alle necessità, che i cittadini vivono ogni giorno sulla propria pelle e che riguardano i loro veri problemi, i loro diritti elementari, che fanno riferimento al lavoro che non c’è, alla disoccupazione vecchia e nuova, alla cassa integrazione, all’ambiente, alla cultura, alla povertà, all’emarginazione, allo sviluppo, alla sicurezza, alla pulizia, al commercio, alla vivibilità di una città, che oramai disillusa ci appare in ginocchio prostrata, quasi rassegnata al proprio destino.
Spesso tutta l’architettura della politica si è esaurita nella ricerca della pecorella smarrita in grado di assicurare la maggioranza in consiglio comunale, in un semplice calcolo matematico. C’è da chiedersi di quale colpa possa essersi resa responsabile in passato la nostra città ed i nostri cittadini per meritare una classe politica che nel complesso ha fatto negli ultimi anni della ingovernabilità la sua filosofia ed il suo credo.
Una classe politica, che nel tempo e nel complesso si è rivelata spesso inadeguata al ruolo che era stata chiamata a svolgere, che è stata capace di rendere necessaria, in quest’ultimi anni la direzione amministrativa di cinque diversi sindaci e quattro commissari e che nella sua voracità ed insaziabilità, sembra incapace di mettere fine a questa precarietà, che è la causa se non esclusiva, ma senz’altro determinante, della situazione economica sociale ed ambientale del nostro territorio.
Le conseguenze di questa sregolatezza politica sono sotto gli occhi di tutti: questa città sta morendo e colpevole di questa disastrosa situazione economica e sociale è di chi si è ostinata e si ostina a non leggere i veri problemi di questa città, la cui soluzione impone grande determinazione ed un radicale cambio di rotta radicale. Io non so dove finisce l’amore più volte proclamato per questa città e dove inizia l’ ostinazione nel voler andare avanti a tutti i costi, anche se poi quei costi li pagano i cittadini ogni giorno.
Io sono convinto che nella situazione attuale , un qualsiasi sindaco avvertirebbe la necessità di porsi alcune domande del tipo: cosa faccio? Dove vado, Perché e con chi resto? A senso continuare l’agonia? Ormai si è raggiunto il limite. Non se ne può più. I cittadini sono stanchi, stremati, di assistere ai soliti inconcludenti giochini. Nondimeno non può ragionevolmente pensare di poter continuare a tirare a campare, fare finta di niente.
Si decida, si faccia chiarezza una volta per tutte, si coinvolga l’opinione pubblica sui temi e sui problemi che l’assillano questa città, senza perdere tempo perché sui cittadini, sui giovani, sulla mancanza di futuro, credo che si possa e debba fare uno sforzo più ampio rispetto alla solita demagogia, alla solita pappina, anteponendo gli interessi di parte a quelli dei cittadini. Occorre chiarezza nelle scelte e nei percorsi per attuarle.
Se c’è una reale omogeneità politica ed amministrativa, se esiste un denominatore comune programmatico intorno al quale possa consolidarsi una maggioranza capace di assicurare il governo della città, è necessario che emerga subito, con chiarezza, specificando le cose da fare realmente e immediatamente. Se non c’è se ne prenda atto e si traggano le normali e coerenti conseguenze politiche, senza tentennamenti e senza dilazioni, come atto di grande amore per la città ed i cittadini.