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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Trasformismi e tatticismi personali senza dialogo sul futuro

Brindisi è una città che fa fatica da tempo a ritrovarsi, a vivere come comunità dalle identità definite e molte volte anche incapace e pigra a valorizzare le proprie risorse e la propria collocazione

Brindisi è una città che fa fatica da tempo a ritrovarsi, a vivere come comunità dalle identità definite e molte volte anche incapace e pigra a valorizzare le proprie risorse e la propria collocazione. Il prof. Giacomo Carito, in più occasioni, ha parlato di Brindisi, nelle sue varie, intriganti e brillanti ricostruzioni storiche, come "la città provvisoria". Voglio usare anche io questo termine per sviluppare alcune considerazioni su una città che mi appartiene anche se non ci sono nato. Considerazioni che ho già fatto in altri interventi e occasioni e che ripropongo ritenendoli utili in un momento in cui un po' tutti siamo frastornati da una campagna elettorale che invece di preparare una svolta, una rottura, sembra invece svilupparsi e organizzarsi senza soluzione di continuità con metodi, uomini e contenuti del passato, recente e remoto.

Spero solo che vengano colte e valutate con serenità e come un punto di vista, certamente di parte, di un democratico che non ha rinunciato mai alla passione politica e al confronto delle idee. La "città provvisoria" è stata ed è frutto di marginalità, di contraddizioni e fruizioni imposte ad essa dall'esterno e stratificatesi nel corso dei secoli. Si potrebbe dire: una città decisa da altri e utile ad altri.

La utilizzarono così i romani, i crociati, i normanni e gli aragonesi,  gli inglesi con la Valigia delle Indie, l'ha utilizzata così l'industrializzazione petrolchimica degli anni '60,per non parlare delle conseguenze sulla città delle scelte energetiche degli ultimi anni o quelle relative al porto.

Sono certamente riferimenti, questi, storicamente grossolani ma che potrebbero dare un senso e un contesto storico a quelle che poi abbiamo chiamato più recentemente, scelte calate dall'alto. Da essi si può evincere come Brindisi sia stata sfruttata e utilizzata facendo crescere una città priva di autonomia, bloccata e impedita a pensarsi come comunità e come protagonista del proprio futuro. Brindisi si è sempre adeguata, aiutata da ascari in servizio permanente effettivo, a scelte pensate altrove e da altri. Subalterna alle relative fortune e disgrazie che esse storicamente hanno determinato sul territorio e sul suo vissuto.

Scelte che, nella storia, hanno fatto  di Brindisi, più che una città, un luogo di passaggio da sfruttare e poi abbandonare. A sussulti di sviluppo sono storicamente seguiti periodi, anche lunghi, di ristagno e di regresso sociale, demografico, produttivo. Di questo passato, remoto o recente, Brindisi preferisce ricordare solo le parti buone e positive rimuovendo spesso le responsabilità e le conseguenze dei disastri che ha dovuto subire.

Sulla ricostruzione dei passaggi e dei salti che Brindisi ha avuto o subito nella sua millenaria storia ne possono parlare, molto meglio di me, gli esperti di storia locale. Darebbero un notevole contributo alle nuove generazioni brindisine che rischiano di essere private di memoria e di identità. Le conseguenze di questa storica provvisorietà sull'attuale vita e sul futuro della città hanno raggiunto, oggi, un livello di guardia, delicato e pericoloso. Ma non c'è in giro un'adeguata consapevolezza. La città sembra  rassegnata ad essere gestita, amministrata da classi dirigenti, mediocri, pasticcione e come tali ancora più subalterne a quei poteri (a Bari o a Roma che sia) che si organizzano fuori e sulla testa dei brindisini.

Speriamo che non sia più così. I candidati a sindaco, rappresentando delle novità, dovrebbero, innanzitutto e con coerenza alla loro faccia e intelligenza, impegnarsi a dare autonomia e autorevolezza alla città liberandola anche dai condizionamenti dei loro stessi sostenitori. Il vecchio modello di sviluppo  che ha segnato la recente storia economica ed industriale(chimica, energia) della città è in fase di esaurimento e superamento. I livelli di disoccupazione sono tra i più alti dell'Italia (il 35%),con una disoccupazione giovanile che supera il 50%.

Sono la conseguenza e la conferma di uno assetto produttivo che non crea da tempo occupazione e sviluppo. Le riforme istituzionali di questo governo stanno ridisegnando l'assetto istituzionale e organizzativo dello Stato (eliminazione delle Province, accorpamenti delle camere di commercio e delle prefetture, delle autorità portuali, elezione indiretta e riduzione dei rappresentanti del Senato). La nuova legge elettorale, l'Italicum, ha ridisegnato i collegi elettorali allargando quello di Brindisi, per un terzo, ai comuni del Nord Leccese. Dalle prossime elezioni politiche la sua rappresentanza parlamentare dovrà fare i conti anche con i leccesi. Tutto questo avrà delle conseguenze sul ruolo e sul futuro della città di Brindisi? Penso proprio di sì.

Si può avviare e organizzare su tutto questo una discussione coraggiosa, pacata e aperta? Può nascere su questa fase della vita e della storia della città, un civismo attivo e mobilitante di tutte le risorse e intelligenze disponibili? La preparazione della imminente campagna elettorale, contraddistinta da un disgustante trasformismo di cui si stanno riempiendo le liste, non fa ben sperare. Brindisi oltre ad essere provvisoria sembra che sia diventata anche refrattaria a qualsiasi confronto e impegno per un dialogo costruttivo. Solo tatticismi e personalismi individualisti insopportabili. Visioni e soluzioni utili per la città neanche a parlarne, almeno fino adesso.

Ma di questa città, “hic et nunc", bisogna prendersi cura, tutti, e prima che sia troppo tardi. La città sta entrando in un cono d'ombra da cui va aiutata ad uscirne.

Il rischio che la palude, l'indistinto, gli interessi dei soliti furbi e gli speculatori delle sue disgrazie, prevalgano sulla urgenza di governare con rigore e lungimiranza questa fase e sul suo bisogno di riscatto e di rinascita, è molto alto. Bisogna combattere il pericolo immanente di una città che da "provvisoria" diventi smembrata e desertificata.

Non può essere solo la politica, tra l'altro, screditata, o i tradizionali ceti dirigenti, ad  organizzare e gestire questo difficile passaggio. È necessario un ampio coinvolgimento culturale, sociale e civico capace innanzitutto di combattere il parassitismo di coloro che sono cresciuti e si sono arricchiti senza dare mai niente alla città e l'atteggiamento presuntuoso e altezzoso di quei ceti professionali sempre pronti a cercare benevolenze  o incarichi ai potenti di turno per poi "pettegolare" nei propri salotti contro tutto ciò che non va in città.

La città, ha bisogno di una riscossa civica anche per non essere schiacciata, come sta già avvenendo, dal neocentralismo statale e da un neocentralismo "baricentrico" regionale. Nella fase di profonde riforme istituzionali, amministrative e organizzative, di ricollocazioni produttive, di globalizzazione in atto e dopo la lunga recessione, Brindisi da provvisoria può diventare emarginata e perduta, come è già successo in altri periodi della sua storia. Spetta ai brindisini, ma soprattutto alle nuove generazioni, prendersi cura della propria città e rilanciarne ruolo e prospettiva. Si facciano finalmente da parte tromboni salvifici, portatori di voti, marpioni politici, lestofanti.

Il futuro della città potrà essere solo quello che da città  storicamente utile agli altri(per poi essere abbandonata) diventi anche e innanzitutto utile a se stessa. La politica e questa politica brindisina da sola non ce la può fare. E non ci aiuterà nessuno. Dipenderà molto da ognuno di noi, dalle nostre intelligenze e dalla costruzione di un civismo democratico e partecipato(da non confondere con il proliferare delle liste civiche che sono solo, il più delle volte, dei contenitori di trasformismo) ma anche da quanto la "città provvisoria”, nel bene e nel male, ha seminato e sedimentato tra i suoi giovani, nel mondo dei lavori, delle imprese, delle professioni.

Siamo chiamati ad abbandonare le  "cittadelle delle comode certezze", a liberarci delle presunzioni o dei rancori che ognuno si porta  dietro, se si vuole dare una mano a Brindisi in uno dei  più difficili momenti della sua storia.

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