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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

"Accorpamenti: meglio con Lecce"

BRINDISI - Tra i dibattiti dell'estate, è sempre di attualità quello sui tagli e gli accorpamenti che la strategia della spending review vuole applicare alle Province. Abbiamo riportato varie opinioni inclusa la nostra, oggia diamo spazio a quella di Giorgio Sciarra, esponente del movimento ambientalista brindisino

BRINDISI - Tra i dibattiti dell'estate, è sempre di attualità quello sui tagli e gli accorpamenti che la strategia della spending review vuole applicare alle Province. Abbiamo riportato varie opinioni inclusa la nostra, oggia diamo spazio a quella di Giorgio Sciarra, esponente del movimento ambientalista brindisino

Quando si intende fare una riforma e non si ha il coraggio di portarla sino in fondo, il risultato è, inevitabilmente, un pastrocchio che oltre ad un diffuso scontento crea danni. È proprio il caso della «soppressione e accorpamento», anche se ultimamente si parla «riordino», delle province. Comunque sia ciò avviene secondo criteri semplicemente ragionieristici e non basandosi su valutazioni e considerazioni storiche, culturali ed economiche dei vari territori, e senza che siano chiari quali saranno gli inevitabili effetti a “cascata”. Ad esempio: i beni mobili, immobili e archeologici delle province soppresse a chi andranno? Sarà privilegiato il principio di territorialità? Il risultato sarà inevitabilmente, ben che vada, pasticciato, come si è potuto constatare con altri provvedimenti governativi.

Posto che, se convinti dell’inutilità delle province, sarebbe stato più corretto, e rispondente a una diffusa volontà, eliminarle del tutto. Ma evidentemente non si è voluto (o non si è stati capaci) eliminare quel poltronificio tanto caro e utile ad una certa politica, col risultato  che quanto prodotto non risponde appieno ai reali intenti del decreto e non si sa quanto alle esigenze di contenimento dei costi, ma ancor di più al miglioramento dell’efficacia con cui vengono svolte le funzioni pubbliche.

Si sta assistendo un po’ dappertutto in Italia ad una sorta di corsa per il salvataggio della propria provincia attraverso sia tentativi di “acquisizione” di alcuni comuni limitrofi per rientrare nei parametri del decreto sia, addirittura, ad un appello firmato da 28 province per impugnare la spending review davanti alla Corte costituzionale. Con l’attuale provvedimento le province di Lecce e Foggia sono salve, Bari diverrà area metropolitana, “condannate” quelle di Brindisi e Taranto non rispondendo ad uno dei due predetti criteri ragionieristici secondo i quali Brindisi e Taranto raggiungono il criterio demografico ma non quello territoriale (alla prima mancherebbero circa 700 kmq., alla seconda solo 70).

Per quello che ci riguarda, assistiamo a varie “scuole di pensiero”. A parte le dichiarate, e propagandistiche, volontà di difendere a spada tratta l’esistenza della nostra provincia c’è chi invece auspica una provincia salentina (BR-LE-TA) che difficilmente sarebbe gradita a Lecce che verrebbe a perdere il suo status di capoluogo a favore di Taranto che vanta un numero maggiore di abitanti. Poi c’è chi insiste nella stravagante idea di dar vita ad una nuova regione (composta dalle medesime province). Il pericolo che in realtà si profila è l’accorpamento delle province di Brindisi e Taranto, in quest’ultimo caso Brindisi diverrebbe provincia della città jonica, una fine poco gloriosa e assai poco consigliabile per la nostra città ed i suoi interessi.

Purtroppo è irrealistico pensare, se si vuol stare con i piedi per terra, che Brindisi possa avere la minima possibilità di salvare il suo attuale status istituzionale, innanzitutto considerato il peso della classe politica di cui dispone. Ed è ancora più difficile l’evocazione di una regione salentina, una fantasticheria.

In attesa della definitiva e totale soppressione delle province, che prima o poi arriverà, non resta da fare altro che valutare ciò che più ci conviene: come compiere al meglio il “trapasso” cioè, se accorpamento deve essere, quale conviene di più? Far parte della provincia di Taranto o non è forse preferibile fare un salto indietro negli anni e ritornare ad essere provincia di Lecce? Vi sono varie considerazioni che indicherebbero la prima come una scelta non conveniente e, per certi versi, dannosa per Brindisi. E ciò a prescindere dalle ovvie ed elementari valutazioni di tradizioni storiche, di affinità culturali.

Brindisi e Taranto hanno, su per giù, le stesse gravi difficoltà quindi, il “capoluogo” della novella e ipotetica provincia jonica, si troverebbe a gestire due aree con gravissime problematiche ambientali e occupazionali. Si consideri anche che ambedue sono sedi di Autorità Portuale e nel caso di accorpamento ci ritroveremmo con la certa soppressione di uno dei due enti portuali e c’è poco da scommettere che a soccombere sarebbe quello brindisino. Per non parlare dei due aeroporti che potenzialmente potrebbero trovarsi in forte concorrenza: quello di Grottaglie non ha mai nascosto, nonostante gli accordi regionali, le sue velleità di acquisire una fetta del traffico passeggeri. C’è da giurare che se oggi denunciamo una forte politica “baricentrica”, domani lamenteremmo una sottovalutazione delle nostre problematiche rispetto a quelle del (futuro) capoluogo.

Si potrebbe assistere a tutt’altro scenario nel caso dovessimo far parte della provincia salentina che, a prescindere dalla banale (apparentemente) considerazione di una minore distanza col futuro capoluogo di provincia, non dispone di infrastrutture qualitativamente pari a quelle di Brindisi: il porto potrebbe essere (come già sarebbe dovuto esserlo) una infrastruttura al servizio di tutto il Salento, si pensi al traffico crocieristico e a quello legato al manifatturiero. L’aeroporto - che già nel nome si richiama al Salento - avrebbe verosimilmente un maggiore impulso e più efficaci collegamenti. Sono tutte considerazioni che dovrebbero indurre a valutare con puro senso pragmatico e di semplice opportunità ciò che più conviene al nostro territorio. Sarà triste ma è così.

La partita decisiva si gioca alla Regione cui spetta il compito del riordino delle circoscrizioni provinciali e c’è da augurarsi che non si compiano scelte sulla base di convenienze politiche ma si tenga conto della volontà popolare magari indicendo un referendum. Spesso il popolo dimostra di essere più saggio dei propri rappresentanti politici.

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