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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Bando per progetti sui terreni della mafia, il Comune non partecipa nemmeno

BRINDISI – Finanziamenti sfumati, il Comune non ci ha nemmeno provato. Ma la vicenda sa di occasione persa. E dall’opposizione partono critiche feroci. Il Comune di Brindisi non ha partecipato al bando per “Libera il bene”, promosso dalla Regione Puglia promuove il recupero, la riconversione ed il riuso dei beni confiscati in Puglia alla criminalità organizzata, per scopi sociali, economici e di tutela ambientale. Eppure, il progetto era pronto

BRINDISI – Finanziamenti sfumati, il Comune non ci ha nemmeno provato. Ma la vicenda sa di occasione persa. E dall’opposizione partono critiche feroci. Il Comune di Brindisi non ha partecipato al bando per “Libera il bene”, promosso dalla Regione Puglia promuove il recupero, la riconversione ed il riuso dei beni confiscati in Puglia alla criminalità organizzata, per scopi sociali, economici e di tutela ambientale. Eppure, il progetto era pronto, almeno stando a quanto denunciato dal consigliere comunale dell’Italia dei Valori, Antonio Giunta. “Mi ero impegnato attivamente per riuscire a far sì che il Comune partecipasse con un progetto valido, e ci eravamo riusciti. La risposta dell’Amministrazione è stata questa”. Nessuna partecipazione, per un bando che si chiude oggi, nonostante la proroga concessa rispetto alla prima scadenza, fissata per il 30 marzo scorso.

A differenza di Latiano e Cellino San Marco, il Comune di Brindisi non parteciperà all’iniziativa  promossa dalla Regione Puglia – Assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva nell’ambito del Programma Bollenti Spiriti. Attraverso un bando aperto ai comuni e alle province pugliesi, “Libera il Bene” finanzia progetti di recupero, ristrutturazione e rifunzionalizzazione fino a 750.000 euro. Per poter partecipare al bando, gli enti dovranno aver individuato un’ipotesi di riutilizzo e un soggetto gestore attraverso una procedura di evidenza pubblica.

“Nel nostro caso – spiega Giunta – eravamo riusciti ad ideare un progetto di 300mila euro che avrebbe offerto lavoro ad almeno sette persone. All’inizio, mi dicevano dall’assessorato al ramo, non si trovavano le cooperative interessate al progetto. Quindi anzitutto si è lavorato sugli stimoli, perché abbiamo dovuto fare anche i conti con i timori di chi non voleva investire su beni che un tempo erano di proprietà della criminalità organizzata. Invece, il messaggio che l’Amministrazione avrebbe potuto lanciare era quello di voler rimancare i princìpi della legalità”.

“Io comunque – prosegue Giunta - ero riuscito a fornire il mio contributo affinchè venisse trovata una cooperativa per un progetto”. Ma i giorni passavano senza che nessuno si preoccupasse di provvedere all’invio della domanda. “Alla fine si è arrivati agli ultimi giorni senza poter far nulla. L’unico, e devo dargliene atto, ad aver manifestato un certo è stato il vicesindaco Mauro D’Attis, che mi ha telefonato mercoledì mattina per sapere se ci fossero spiragli in extremis. Ma niente, era ormai troppo tardi e il Comune ha perso una grande occasione”.

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