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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Brigante va da solo. Fusco aspetta

BRINDISI – Ciò che era ampiamente prevedibile è accaduto. Giovanni Brigante lascia il tavolo unitario della sinistra e annuncia questa sera la propria candidatura alle elezioni comunali del 6 e 7 maggio prossimi, alla testa per ora di tre sigle: la sua associazione Sviluppo e Lavoro, la Puglia per Vendola cui appartiene, ma la cosa è palesemente incompatibile con le indicazioni di Vendola e con la strada imboccata da Sel (quindi saremmo al paradosso), più Ecologisti-Verdi. La conferenza stampa in cui Brigante illustrerà le ragioni della propria scelta è per le 18,30 di venerdì 3 febbraio nella sede di Sviluppo e Lavoro.

BRINDISI – Ciò che era ampiamente prevedibile è accaduto. Giovanni Brigante lascia il tavolo unitario della sinistra e annuncia questa sera la propria candidatura alle elezioni comunali del 6 e 7 maggio prossimi, alla testa per ora di tre sigle: la sua associazione Sviluppo e Lavoro, la Puglia per Vendola cui appartiene, ma la cosa è palesemente incompatibile con le indicazioni di Vendola e con la strada imboccata da Sel (quindi saremmo al paradosso), più Ecologisti-Verdi. La conferenza stampa in cui Brigante illustrerà le ragioni della propria scelta è per le 18,30 di venerdì 3 febbraio nella sede di Sviluppo e Lavoro.

Sono dunque due le candidature certe, sino a questo punto:  oltre quella di Brigante, quella di Mimmo Consales per l’alleanza UdC - Pd, Noi Centro, che ha provocato una forte sofferenza interna al Partito democratico, il quale rischia di fare ogni giorno da punching ball grazie soprattutto alle scorrerie di Massimo Ferrarese. Ultima, quella su Affaritaliani.it in cui viene disegnata una sua sfida, con la benedizione di Raffaele Fitto e di una improbabile alleanza PdL, UdC, Pd, a Michele Emiliano per la carica di governatore della Puglia.

Insomma, è come nelle vignette: doveva essere il Pd a tenere al guinzaglio Ferrarese, ma è lui che trascina il Pd brindisino (certamente una parte di esso) dietro di sé. Ma non è tutto. Ci sarà molto probabilmente nel campo del centrosinistra una terza candidatura, se IdV, Sel, Brindisi Bene Comune, Rifondazione, riusciranno a giungere a sintesi. A questo punto la grande operazione da fare sarebbe quella di aprire davvero le porte alla società esterna ai partiti, e in maniera molto laica ed innovativa cercare un nome capace di saldare una vasta alleanza con settori della città stufi della solita classe politica, delle solite facce, delle solite parole, delle solite promesse, dei soliti piccoli pasticci di terz’ordine e delle operazioni economiche che da dietro le quinte condizionano la vita pubblica, lo sviluppo, i servizi.

Basti pensare al porto, basti pensare allo stillicidio ed alla guerriglia di ricorsi e controricorsi che impedisce all’Ato Br/1 di avere un gestore unico per i rifiuti, basti pensare a quanto sia diverso l’atteggiamento concreto verso l’alta formazione e la ricerca dietro il paravento dei proclami, e quanto sia scarso l’impegno della politica verso le battaglie cruciali per la sanità brindisina, che non si può avvitare attorno alle spinte campanilistiche, ma deve puntare su specializzazioni come cardiochirurgia, ad esempio, incrementando i ranghi di diagnostica, la qualità della medicina di base, il monitoraggio delle patologie, ed avere la possibilità anche fare un po’ di ricerca.

Si riuscirà a fare questo? Intanto i segnali di una società civile brindisina insofferente a regole bocciate già da lungo tempo ma ancora dominanti nei partiti, ci sono. C’era duecento persone, martedì sera all’Hotel Internazionale alla riunione del movimento coordinato dall’avvocato Roberto Fusco, che ha la fluidità e l’assetto, come lo stesso Fusco ha avuto modo di dire, “simile a quello delle assemblee studentesche dei primi anni Settanta”. Da questa convention è uscita una indicazione: l’80 per cento degli interventi, ma anche del pubblico, ha manifestato il proprio gradimento per una lista civica, proponendo proprio Fusco come candidato sindaco.

Una lista della società civile, fatta di persone di diversa estrazione ideale, che potrebbe quindi dialogare e confrontarsi a tutto campo. Ma resta il fatto che dall’altra parte ci sono il Laboratorio, che per giungere alla candidatura Consales ha superato un metaforico bagno di sangue e non è certo disposto a cambiare rotta; poi c’è il PdL assolutamente preso nel confronto interno che forse sarà risolto dal elezioni primarie. E anche lì, trovare la possibilità di riaprire la partita sembra impossibile.

Resta l’area dove sono rimasti Sel, Italia dei Valori, Brindisi Bene Comune, Rifondazione, ma anche Michele Errico che non è certo solo un osservatore e tutto ciò che potrebbe smuovere il notaio che ha retto per cinque anni l’amministrazione provinciale in acque tutt’altro che tranquille, ma arrivando alla fine. Nessuna scelta è però obbligata per il movimento coordinato da Roberto Fusco, che martedì sera all’Internazionale ha investito l’avvocato (amico di Errico), dell’onere di una candidatura a sindaco. Fusco una prima risposta l’ha data: le cose si possono fare se c’è un’organizzazione in grado di sostenere l’impegno di una campagna elettorale che sarà molto dura, dove nessuno può immaginare di vincere al primo turno, e dove perciò va lasciata comunque aperta una porta alle alleanze del secondo turno. Cosa che potrebbe essere facilitata dall’affinità dei programmi.

E non bisogna dimenticare che l’esercizio al punching ball sul Pd va lasciato magari a Ferrarese, mentre chiunque sfiderà Consales e, a questo punto, Brigante, dovrà saper coinvolgere tutta l’area di iscritti e simpatizzanti del Partito democratico che è rimasta tagliata fuori nelle scorse settimane. La sinistra rimasta al tavolo del confronto avrà la capacità di rinunciare ad egoismi di parte e fare da catalizzatore, disposta anch’essa a sostenere una candidatura condivisa, a diventare la vera novità di questa partita? Lo spauracchio dovrebbe essere il Partito democratico brindisino stordito dalla vicenda Carbonella - Consales. Sino al punto da tacere di fronte ad un dibattito come quello sostenuto in questi giorni da Michele Emiliano, Peppino Caldarola, Enzo Lavarra, Vittorio Stamerra e da non pochi “militanti di base”. Ma della provincia non della città.

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