Brindisi e le offese del vescovo all'Islam
BRINDISI – Non può sfuggire, nel contesto delle critiche all’intervista rilasciata il 31 gennaio 2010 da monsignor Rocco Talucci a Pontifex, blog cattolico ultraconservatore, e scoperta in questi ultimi giorni dalla stampa cittadina, alle soglie del pensionamento dell’arcivescovo, quell’ultimo paragrafo in aperta contraddizione con l’ecumenismo mediterraneo di cui si era ammantata la Chiesa brindisina nei giorni della visita del Papa. Un lavoro che guardava a Oriente, verso Costantinopoli e la Chiesa Ortodossa greca. Un ponte piccolo ma importante per rinforzare il dialogo rilanciato proprio con l’arrivo a Brindisi del Pontefice e l’invito alla cerimonia di S.Apollinare dei vertici della chiesa greca in Italia.
BRINDISI ? Non può sfuggire, nel contesto delle critiche all?intervista rilasciata il 31 gennaio 2010 da monsignor Rocco Talucci a Pontifex, blog cattolico ultraconservatore, e scoperta in questi ultimi giorni dalla stampa cittadina, alle soglie del pensionamento dell?arcivescovo, quell?ultimo paragrafo in aperta contraddizione con l?ecumenismo mediterraneo di cui si era ammantata la Chiesa brindisina nei giorni della visita del Papa. Un lavoro che guardava a Oriente, verso Costantinopoli e la Chiesa Ortodossa greca. Un ponte piccolo ma importante per rinforzare il dialogo rilanciato proprio con l?arrivo a Brindisi del Pontefice e l?invito alla cerimonia di S.Apollinare dei vertici della chiesa greca in Italia.
Lavoro ancora più importante se si considera che anche l?Unione europea non è più solo un blocco di nazioni in cui le professioni religiose fondamentali sono quella cattolica e quella protestante. Ecco perchè la notizia dell?invito rivolto nuovamente a Talucci in quei giorni, di andare a Costantinopoli, aveva rafforzato non solo il ruolo della Chiesa brindisina come porta di un nuovo ecumenismo, ma anche conseguentemente quella di una città che è sempre stata una porta verso l?Oriente, sin dai tempi della Roma repubblicana, certamente spietata nell?affermare e difendere il proprio ruolo di capitale economica del Mediterraneo e del Medio Oriente, ma altrettanto tollerante nei confronti delle culture e delle religioni altrui, tanto da farle ? in seguito ? spesso proprie a partire da quella ellenistica.
Diciamo cose risapute (tranne che dai presunti padani in camicia verde, agli avi dei quali gli Etruschi e poi i Romani insegnarono a coltivare la terra e ad organizzare le fattorie). Va a questo punto aggiunta però, parlando del ruolo che potrebbe avere anche la Chiesa brindisina in ciò, che questi sono tempi in cui la parola ecumenismo deve necessariamente assumere un significato più ampio, perché a Oriente non ci sono solo la Chiesa di Costantinopoli e quella di Mosca, ma anche l?Islam, una sterminata galassia di genti e di Paesi attraversati oggi, per restare sulle coste del Mediterraneo, da storici processi di liberazione da dittature spesso sanguinarie.
Quali governi, quali blocchi sociali o religiosi prevarranno dopo queste rivoluzioni in casa dei nostri vicini, è affare che riguarda anche noi. A meno che non si voglia perpetuare l?idea che i brindisini al massimo possono arrivare a Sivota o a Corfù. Questa città di 90mila abitanti ha una struttura ed una storia industriale ? e lo è stato anche in passato per il commercio di prodotti come il vino e l?olio ? fatta di soggetti multinazionali, da decenni impegnati su scenari dove le società sono profondamente legate alla cultura islamica. Sono islamici molti degli immigrati che si muovono nel nostro territorio, e se un giorno Brindisi riuscirà a ridare un ruolo al proprio porto, avremo a che fare nuovamente con l?Egitto, la Libia, la Turchia. La stessa nostra dirimpettaia, il Kosovo e la Bosnia sono nazioni e territori a maggioranza musulmana.
Il vescovo di Brindisi non può offendere l?Islam, non può offendere Maometto, non può offendere alcuno dei Paesi con cui l?Italia può costruire rapporti per trasferire merci, innovazioni, formazione, e ricevere a sua volta prodotti e materie prime, ma anche rapporti culturali sempre più solidi. Ma non è un problema commerciale, è una problema di visione del mondo e di visione del compito dei paesi occidentali. Il tempo delle barzellette e delle battute è finito a Palazzo Chigi, e deve finire anche a Brindisi.