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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Pennetta, ricorso giunta contestato

BRINDISI – Giampiero Pennetta, come era ampiamente previsto, ha proposto ricorso contro la sua giubilazione dalla carica di presidente del consiglio comunale, ma chi si costituisce in giudizio è la giunta che formalmente non c’entra nulla, e lo fa scegliendo un avvocato del Foro di Lecce, e anche legale della parte avversa al Comune di Brindisi nel processo su parco Magrone e sull’esproprio Cafiero.

BRINDISI – Giampiero Pennetta, come era ampiamente previsto, ha proposto ricorso contro la sua giubilazione dalla carica di presidente del consiglio comunale, ma chi si costituisce in giudizio è la giunta che formalmente non c’entra nulla, e lo fa scegliendo un avvocato del Foro di Lecce, e anche legale della parte avversa al Comune di Brindisi nel processo su parco Magrone e sull’esproprio Cafiero.

Quanto basta per indurre il consigliere comunale Enzo Albano del Pd a presentare una lunga interrogazione al sindaco Domenico Mennitti (attualmente sostituito dal vice, Mauro D’Attis) e al presidente del consiglio comunale, Angelo Rizziello, che paventa anche censure da parte della Corte dei Conti alla delibera del 5 luglio (la numero 265) con cui l’amministrazione civica affida l’incarico legale esterno “per evidenti motivi di opportunità”.

Ragioni affatto chiare e convincenti, per Enzo Albano. Che il legale prescelto – Albano non lo scrive, ma è il noto amministrativista Giovanni Pellegrino – sia il rappresentante legale della parte avversa nei giudizi Magrone e Cafiero, attualmente in Cassazione dove l’amministrazione brindisina è approdata con condanne risarcitorie a 3 e circa 6 milioni di euro, può essere un fatto di opportunità generale ma certo non formale e sostanziale, perché la deontologia professionale non si discute.

Si discute invece l’altro aspetto, quello del titolo a costituirsi in giudizio in vece del consiglio comunale, e quindi dei 21 consiglieri che hanno votato la sfiducia a Pennetta. Qui, sempre formalmente, la giunta che c’azzecca? E’ vero che lo scontro politico e l’incompatibilità politica erano tra Mennitti e Pennetta, ma questo non dovrebbe essere un titolo di fronte al giudice amministrativo. Infine, la faccenda della scelta di un avvocato extra moenia (scelta che rientrerebbe nella cosiddetta sindrome di San Teodoro, l’attrazione verso i talenti esterni che colpisce i brindisini). Così la pensa Enzo Albano.

“Nella circostanza mi sembra di poter evidenziare, che al di là della generica qualificazione  di semplice o evidente opportunità,  nulla viene riferito – scrive il consigliere del Pd - circa la sussistenza dei presupposti necessari per il legittimo conferimento dell’incarico. Una valutazione che, come previsto dall’attuale normativa, deve essere non solo preventiva, ma anche idonea a giustificare adeguatamente il provvedimento, sia con riferimento alla straordinarietà delle esigenze da soddisfare, sia con riferimento alla carenza di  personale addetto, sotto il profilo quantitativo  e  qualitativo, che il sottoscritto – rileva Albano -non riesce ad individuare, tenuto anche conto delle riconosciute capacità professionali  esistenti all’interno del nostro ufficio legale”.

Motivazioni “che vanno adeguatamente chiarite nel corpo della delibera, per evitare le possibili censure della Corte dei Conti, che in moltissime circostanze, ha valutato colpa grave tali omissioni, qualificandole come situazioni  di danno erariale, con il conseguente recupero economico a carico dei responsabili”, teme il rappresentante dell’opposizione di centrosinistra.

“Naturalmente non sussiste alcun divieto di fare ricorso  ad incarichi esterni – chiarisca ancora Enzo Albano - che però vanno conferiti rispettando le condizioni e limiti imposti dal nostro ordinamento, che sono dettati per soddisfare il principio della economicità della spesa e del  buon andamento della pubblica amministrazione,  affermato all’ art. 97 della Costituzione. In sintesi per non sprecare denaro pubblico da utilizzare per far fronte ai tanti bisogni della gente”.

E dove la metti, poi, la reiterata sfiducia nei confronti della categoria forense locale? Pur “senza intenzione alcuna di voler minimamente revocare in dubbio  l’affidamento e le capacità professionali del legale incaricato, di cui ho avuto modo di apprezzare  i  meriti”, premette il consigliere comunale del Pd, “quello che fa specie, in questa ed in altre circostanze, è la implicita carenza di fiducia nelle capacità professionali della categoria forense  di questa città, di sovente ignorata  dall’attuale amministrazione nelle occasioni ritenute importanti. Un argomento che andrebbe approfondito – ritiene Albano - ma che potrebbe  essere allargato anche ad altri ordini professionali”.

Infine il passaggio della legittimazione ad agire, quello politico. “Ma mi sfugge, forse perché assolutamente non chiarito, interpretare – dice Albano - quale sia nel caso specifico l’interesse dell’amministrazione bisognevole di tutela. Riesco infatti, solo a percepire il prevalente interesse ad agire del singolo, che è stato eletto presidente del consiglio (Angelo Rizziello, ndr) e quello dei consiglieri, che hanno sfiduciato il precedente presidente. Interessi rispetto ai quali risulta assolutamente estranea l’amministrazione comunale, che non credo debba e possa sostenere il peso economico del  contenzioso giudiziario in atto”.

Su tutto ciò, Enzo Albano chiede chiarimenti e motivazioni molto più convincenti rispetto a quella contenuta nella delibera di giunta del 5 luglio, in cui si richiama un analogo provvedimento del 1999.

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