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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Provincia: politica tra ipocrisie, ambizioni e la mummia del "laboratorio"

Tra ipocrisie, farse e pasticci il 12 ottobre saranno eletti il presidente della Provincia e il consiglio provinciale. Le Province dovranno sopravvivere fino a quando non saranno sciolte definitivamente con la riforma costituzionale già approvata in prima lettura al Senato

Tra ipocrisie, farse e pasticci il 12 ottobre saranno eletti il presidente della Provincia e il consiglio provinciale. Le Province dovranno sopravvivere fino a quando non saranno sciolte definitivamente con la riforma costituzionale già approvata in prima lettura al Senato. L'enfasi con cui il governo ha proclamato l'abolizione delle Province ha dato l'impressione che le stesse non ci fossero ormai più. Invece non è così, non solo per una legge sbagliata e ambigua ma anche per il comportamento di protagonisti vecchi e nuovi che hanno voluto politicizzare all'inverosimile quello che poteva o doveva essere un passaggio istituzionale e amministrativo provvisorio e transitorio.

Si sono riproposti metodi, contenuti, personaggi della vecchia politica. Invece di utilizzare questa occasione per un patto istituzionale con l'obiettivo di traghettare compiti e funzioni dalla vecchia Provincia al territorio, ai Comuni, si è scelta la strada dei rapporti politici e tra i partiti, imbastiti di una buona dose di spregiudicatezza e di disinvoltura. Invece di avanzare ipotesi e proposte di riorganizzazione istituzionale e territoriale, di utilizzazione del personale, di governance intercomunali (unioni e associazioni di Comuni), di coinvolgere i cittadini (privati del proprio voto) e le loro associazioni su questo passaggio, si sono presentati in conferenze stampa programmi faraonici pieni di parole, liste e alleanze come se si trattasse di una campagna elettorale anche se senza i cittadini elettori.

E tutto questo per coprire il mercato degli incarichi, delle poltrone su cui si ha l'impressione che si siano strette alleanze e rapporti con uno sguardo rivolto alle prossime scadenze elettorali regionali. Insomma l'approccio di un ceto politico mediocre senza respiro, senza visione e fantasia, condizionato da ambizioni personali, equilibri interni ed esterni, tra partiti e singoli loro rappresentanti. Da una parte programmi che più che far fronte ai compiti limitati e alla transizione di questa fase del ruolo delle Province, si avventurano a tracciare impegni "fuori tema" e che non basterebbero neanche dieci anni per portarli a compimento, ma dall'altra parte gli occhi e le mani sono rivolti solo alla gestione delle residue risorse e ad un potere, utili solo per se stessi e a discapito dei Comuni e del territorio.

Massimo FerrareseChe queste considerazioni non siano frutto di pregiudizi lo può confermare quanto verificatosi nel cosiddetto centrosinistra, a Brindisi e in buona parte della Puglia. Non più tardi di due mesi fa il Nuovo Centro Destra di Massimo Ferrarese aveva tentato di ottenere, nella trattativa per le elezioni regionali con Forza Italia, una propria candidatura per la presidenza della Provincia di Brindisi come condizione per le alleanze regionali. Come reazione a questo tentativo il segretario provinciale di Fi, forse anche per fare un dispetto a Ferrarese, avvia un confronto con il Pd e raggiunge un accordo per una lista comune e a sostegno della candidatura di Maurizio Bruno, sindaco pd di Francavilla e segretario provinciale dello stesso partito (Nella foto, Massimo Ferrarese).

Accordo sottoscritto e difeso dallo stesso gruppo dirigente del Pd brindisino fino a quando non viene denunciato dalla minoranza del Pd, da Sel e dagli organi di informazione, costringendo la direzione regionale del Partito democratico ad intervenire e a far saltare l'accordo. A seguito di tutto ciò con una certa disinvoltura il Pd di Brindisi ricandida Bruno e cambia alleanza, fa una lista capeggiata da Domenico Tanzarella, ex sindaco di Ostuni, e da cui si cerca di escludere il sindaco della città capoluogo e nella quale viene preannunciata la presenza dell'avvocato Fusco che invece smentisce. Ma la storia continua.

Maurizio BrunoAll'indomani della presentazione delle liste e della candidatura di Bruno a presidente del centrosinistra, il Nuovo Centro Destra di Ferrarese e Ciro Argese fa una conferenza stampa con il Pd e nella sede del Pd per presentare una nuova alleanza motivandola con una stantia riproposizione del "laboratorio" e con un impegno comune di riprendere il lavoro dove Ferrarese lo aveva lasciato (abbandonando la presidenza della Provincia prima del mandato, come tutti ricordano)! Ma non finisce qui. Arriva a Brindisi il segretario regionale del Pd, Michele Emiliano, per una iniziativa con altri dirigenti provinciali del suo partito e con lo stesso Bruno, e dichiara che l'alleanza sottoscritta a Brindisi con il nuovo centrodestra non la riconosce e che è fuori dalla linea del Pd regionale e che secondo lui la conferenza stampa non c'era stata e che caso mai si era trattato "di una chiacchierata al bar" (In foto, Maurizio Bruno).

Non immaginavamo che la sede del Pd fosse diventata un bar! Alle dichiarazioni di Emiliano non c'è stata reazione né risposta. Anzi Ferrarese al Tg3 Puglia ha pensato bene di confermarla e di motivarla. Ma nessuno ha risposto. Solo Emiliano fa finta di reagire ma senza essere preso in considerazione da nessuno. In questo modo si sono preparate le elezioni di domenica prossima per la Provincia. Mentre in queste ore si intensificano con disinvoltura le telefonate dei candidati ai consiglieri comunali elettori ed esclusi dalle liste per chiedere voti e sostegni, si sta dando un altro colpo alla credibilità della politica e alle stesse riforme di cambiamento che il presidente del consiglio dice di portare avanti.

Sarà interessante vedere chi vincerà e come saranno distribuiti incarichi, deleghe, poltrone, interventi. Sarà questo a far capire quali alleanze si sono costruite più che la distribuzione dei voti. Con buona pace per Emiliano e Renzi e per i cittadini che pensavano che le Province non ci fossero più e che la politica avesse fatto un passo indietro dalla gestione delle amministrazioni provinciali.

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