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Rossi: "No a depositi nel porto, le rinnovabili imprescindibili per lo sviluppo di Brindisi"

Il sindaco di Brindisi spiega i motivi del ricorso al Tar contro il serbatoio Edison e annuncia l'ok dell'Ispra alla realizzazione di centraline di monitoraggio Arpa all'interno del petrolchimico. Sulla riattivazione delle centrali a carbone, lettera congiunta al ministero da parte dei sindaci delle città interessate

BRINDISI – “Il tema dello sviluppo di Brindisi non può prescindere dalle rinnovabili, perché rispetto a 20 anni fa, oggi ci sono le tecnologie per produrre energia che non hanno impatto sulla salute e sull’ambiente”. Questo il concetto fissato dal sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, nel corso di una conferenza stampa in cui ha fatto il punto su tre tematiche nevralgiche nell’ambito del rapporto fra sviluppo economico e ambiente. Le questioni affrontate dal primo cittadino riguardano il ricorso contro l’autorizzazione ministeriale al deposito costiero di Gnl progettato da Edison, il futuro della centrale a Carbone di Cerano e una nota dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che dà il via libera alla realizzazione e installazione di sei centraline per il controllo delle emissioni atmosferiche sul perimetro e all’interno dello stabilimento Versalis.

Deposito Edison

L’ok alla realizzazione del serbatoio di gas naturale liquefatto a Costa Morena est, è arrivato lo scorso agosto, da parte del ministero dell’Ambiente. Nei giorni scorsi l’amministrazione comunale ha formalmente impugnato tale provvedimento presso il Tar di Lecce. In particolar modo si contesta il mancato accoglimento del parere presentato dall’amministrazione comunale di Brindisi, tramite un atto di giunta. A detta del ministero, infatti, il parere doveva passare dal consiglio comunale. “Ma questo – rafferma Rossi - ha impedito di prendere atto della conformità urbanistica del luogo e di altri aspetti sottolineati da Urbanistica, Lavori pubblici, ambiente”. Analogo difetto procedurale inficia, fra l’altro, anche il parere presentato dalla Provincia.

Il ricorso al tribunale amministrativo verte intorno a tre punti. Nel primo si solleva una questione di competenza. Secondo i legali del Comune di Brindisi, in sostanza, è legittimo un parere formulato tramite una delibera dell’esecutivo, in quanto si tratta di un puro atto tecnico che non necessita del vaglio del consiglio comunale, la cui competenza è invece limitata al processo di pianificazione. Ci sono poi delle questioni di merito che hanno a che fare, in estrema sintesi, con la compatibilità urbanistica ed eventuali interferenze con le opere che riguardano quella zona, fra cui il raccordo ferroviario con annessa stazione elementare che consentirà la sosta di treni che trasportano merci pericolose, fuori dalla stazione di Brindisi: "Un investimento da oltre 100 milioni di euro che si sta ultimando - dichiara Rossi - che deve essere difeso".

E infine il nodo dell’impatto ambientale, già presente nel parere della Provincia. A tal proposito il sindaco ricorda che per i depositi costieri di dimensioni inferiori a 20mila metri/cubi è prevista l’esenzione dalla valutazione di impatto ambientale. Il serbatoio Edison avrà una capacità di poco inferiore (circa 19mila 500). Secondo Rossi si tratta di un accorgimento adottato proprio per evitare la Via. Ma “i limiti qui nella città di Brindisi – afferma il sindaco - devono essere rivisti, sulla base di una normativa regionale che stabilisce la riduzione del 30 percento dei limiti in aree di criticità ambientale”.

Il sindaco spiega inoltre che non è stata presentata istanza di sospensiva del procedimento, in quanto la mancata presentazione del Nof definitivo (in quello provvisorio mancano i pareri della Capitaneria di porto e dell’Autorità di sistema portuale) di fatto non consente l’avvio dei lavori. Nessun passo indietro, dunque, su questo fronte: “Lo sviluppo della città - afferma Rossi - non passa da depositi nelle banchine più importanti”.

Video: le dichiarazioni del sindaco

Centrale Enel

Strettamente connesso allo sviluppo della città, come noto, è il destino della centrale a carbone Enel “Federico II". Il piano nazionale di phase out dal carbone prevede la dismissione dell’impianto entro il 2025. Ma lo scoppio della guerra in Ucraina ha provocato una crisi energetica da cui è scaturita la decisione del governo di far ripartire, quasi a pieno regime, le centrali a carbone. Quella di Brindisi, in particolare, viaggia attualmente con tre gruppi su quattro. Nel 2022, a detta del sindaco, si stima un consumo totale di carbone pari a quattro milioni di tonnellate. Si tratta di una questione che allarma tutte le amministrazioni comunali in cui sono ancora presenti impianti di questo tipo, da Brindisi a Venezia, passando per La Spezia e Civitavecchia. E proprio su iniziativa del sindaco di Civitavecchia, i sindaci di tutte queste città stanno redigendo una nota congiunta che verrà inviata al ministro dell’Ambiente. Gli amministratori, in poche parole, chiedono di sapere se il programma di decarbonizzazione resta invariato, se i territori potranno beneficiare di compensazioni e se la programmazione della trasformazione dei siti possa garantire sviluppo nel solco della sostenibilità.

Rete di monitoraggio Arpa nel petrolchimico

L’altro grande impianto brindisino di cui ha parlato Rossi è il petrolchimico. Su questo fronte si registrano novità importanti. L’Ispra ha infatti accolto il piano proposto dall’Arpa che prevede la realizzazione e installazione di sei centraline per il monitoraggio e controllo delle emissioni, sia sul perimetro che all’interno dello stabilimento. E’ di pochi giorni fa, in particolare, una nota tramite la quale l’Ispra chiede a Versalis di fissare una data per un sopralluogo per valutare dove posizionare le centraline, che dovranno essere installate “nel più breve tempo possibile”. Potrebbe quindi giungere una svolta in una questione che si trascina da anni e che nel maggio 2020, a seguito di un’attivazione della torcia di Torre di Punta Cavallo con emissione di sostanze inquinanti oltre il consentito, indusse il sindaco a bloccare l’impianto, con ordinanza ad hoc. “La rete di monitoraggio – afferma Rossi - non deve spaventare nessuno, in quanto garantisce tutti azienda, lavoratori e salute dei cittadini”.

“Questi tre temi - conclude il sindaco - riguardano questioni che questa città ha vissuto per decenni. Il tema dello sviluppo di Brindisi non può prescindere dalle rinnovabili, perché rispetto a 20 anni fa oggi ci sono le tecnologie per produrre energia che non hanno impatto sulla salute e sull’ambiente. Una corretta conversione tecnologica degli assetti produttivi deve prevedere un innalzamento delle rinnovabili e una diminuzione delle fossili. Invece qui si sta procedendo in maniera differente. Il porto di Brindisi deve svilupparsi con traffico di merci merci e passeggeri e non (a proposito del progetto di un deposito di carbiuranti presentato dalla società Brundisium, ndr) depositi carburanti.

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