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"Fisco, la propaganda del premier"

BRINDISI - Le dichiarazioni di Mario Monti in materia fiscale sono l'argomento del giorno. Per Salvatore Tomaselli, senatore uscente del Pd e nuovamente candidato a Palazzo Madama, è solo e nulla più che propaganda. Tomaselli ricorda nel suo intervento gli episodi in cui il governo ha invece bocciato le proposte e gli emendamenti sull'Imu avanzati dal Partito democratico.

BRINDISI - Le dichiarazioni di Mario Monti in materia fiscale sono l'argomento del giorno. Per Salvatore Tomaselli, senatore uscente del Pd e nuovamente candidato a Palazzo Madama, è solo e nulla più che propaganda. Tomaselli ricorda nel suo intervento gli episodi in cui il governo ha invece bocciato le proposte e gli emendamenti sull'Imu avanzati dal Partito democratico.

"Il Professor Monti dismessi i panni del “tecnico” al servizio del Paese per assumere quelli del politico al servizio di una parte, scelta ovviamente del tutto legittima, mostra subito alcuni dei difetti della vecchia politica, ovvero la memoria corta e la propaganda. Vanno lette con queste due categorie, purtroppo, le ultime esternazioni del Professor Monti, quali quelle in materia fiscale, terreno scivoloso e facilmente sensibile alla propaganda elettorale.

L’affermazione in una botta sola che l’Irpef vada tagliata, che le risorse derivanti dall’Imu vadano riassegnate ai Comuni e che l’aumento dell’Iva vada bloccato appaiono mere promesse elettorali considerato che il suo Governo ha bocciato tutte le proposte in tale direzione avanzate dal PD e da altri gruppi parlamentari fino all’ultimo giorno di vita delle Camere in nome del rigore finanziario e del risanamento dei conti pubblici.

Proprio nel corso dell’esame parlamentare della Legge di Stabilità siamo intervenuti, ad esempio, per correggere la norma proposta dal Governo con la quale si modificava la ripartizione dei proventi dell’Imu assegnando allo Stato l’intero importo derivante dai capannoni industriali. La nostra proposta, che intendeva salvaguardare il precedente riparto pari al 50% fra lo Stato e i Comuni almeno per quelli ricadenti nelle aree definite “Siti di interesse nazionale” per l’emergenza ambientale, pur riconosciuta ragionevole e condivisa da altri gruppi, è stata invece respinta dal Governo.

Insomma, non si è voluto tener conto di quelle realtà locali che soffrono di pesanti danni ambientali per la presenza sul proprio territorio di grandi impianti industriali, si pensi naturalmente all'Ilva a Taranto o alle centrali a carbone e al petrolchimico di Brindisi e a tutti quegli impianti che gravano su città o comuni già segnati da un'enorme emergenza ambientale: per tali realtà locali la nuova disposizione produrrà consistenti minori entrate per le casse comunali con un grave effetto negativo in termini di saldi finanziari.

Eravamo e siamo del tutto convinti che lo sforzo per il risanamento dei conti pubblici non possa in alcun modo essere messo in discussione, ma ciò non può più continuare ad avvenire a spese dei soliti noti (lavoratori, pensionati, piccole imprese) né ancora a carico proprio dei Comuni.

Per tali ragioni il Paese ha bisogno di serietà e concretezza specie in una materia così delicata e non certo di facili promesse né di volgare propaganda né tantomeno di nuove illusioni, avendo pagato un prezzo altissimo in questi venti anni all’illusionista principe della politica italiana". (Salvatore Tomaselli)

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