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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Fronda anti Salvini: "Decreto da rivedere, ma rispetteremo la legge"

La posizione dei sindaci di Brindisi, Mesagne, San Vito dei Normanni e Ostuni rispetto alla scelta di Leoluca Orlando e altri colleghi di non applicare una parte del decreto sicurezza

BRINDISI – Sostegno politico all’iniziativa dei colleghi, ma la legge verrà applicata. Questa la posizione di alcuni sindaci della provincia di Brindisi, rispetto alla fronda anti Salvini dei primi cittadini di Palermo, Napoli, Firenze, Parma e altre città italiane, in materia di sicurezza. Il primo cittadino di Palermo è stato il primo a chiedere ai propri funzionari dell’ufficio Anagrafe di non applicare il decreto che porta il nome del ministro dell’Interno (“decreto Salvini”) nella parte riguardante l’immigrazione. In particolare Orlando ha disposto la sospensione "per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge, di qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica". 

La fronda

In una nota inviata agli uffici comunali, il sindaco di Palermo fa propri alcuni dei dubbi espressi nelle ultime settimane circa la costituzionalità del provvedimento, in particolare il punto secondo cui la mancata iscrizione anagrafica dei cittadini con permesso di soggiorno determinerebbe l'impossibilità di accesso a servizi fondamentali e garantiti quali ad esempio "la libertà di movimento, il diritto alla salute e alle cure tramite il Servizio sanitario e l'inviolabilità del domicilio".

Leoluca Orlando

Se la disobbedienza dei sindaci dovesse concretizzarsi, potrebbe aprirsi un contenzioso tra i comuni e lo Stato. A questo punto, un giudice penale o amministrativo potrebbe sollevare la questione di legittimità costituzionale del decreto, messa già in dubbio per iscritto dalla direttiva di ieri del sindaco Leoluca Orlando. Il decreto Salvini - voluto fortemente dal ministro dell'Interno e approvato dalla maggioranza gialloverde lo scorso autunno - finirebbe davanti alla Corte Costituzionale. 

Il sindaco di Brindisi

Ma cosa ne pensano i sindaci della provincia di Brindisi dell’atto di disobbedienza civile, duramente contestato da Salvini, adottato da Orlando & co? I primi cittadini delle giunte di centrosinistra si schierano dalla parte dei disobbedienti, con dei distinguo.  Riccardo Rossi, sindaco del capoluogo, si dice “fortemente critico rispetto al decreto sicurezza”, come testimoniato anche da un ordine del giorno votato di recente in consiglio comunale, per chiederne il ritiro.  

riccardo rossi fascia tricolore-3

“Siamo contrari – afferma Rossi - perché riteniamo che sia un decreto insicurezza. E’ solo strumentale a una campana elettorale infinita, permanente. In realtà poi scaricano le problematiche sui Comuni, perché con la messa in discussione del sistema Sprar, che più di tutti funziona rispetto ai grandi centri di accoglienza, diventa più complesso il processo di gestione e integrazione dei migranti”. 

Rossi, dunque, è d’accordo con Orlando, De Magistris, Nardella e Pizzarotti, ma ritiene che la loro “sia una presa di posizione assolutamente politica”. “Disapplicare una legge dello Stato - spiega il primo cittadino - è un terreno difficilmente praticabile, dal punto di vista degli effetti. Mi auguro si possa arrivare presto a un pronunciamento della Corte costituzionale”. E sempre in tema di accoglienza, Rossi ricorda che a Brindisi, grazie a suo un ordine del giorno presentato quando si trovava all’opposizione, esiste già una residenza anagrafica virtuale, in via Francesco Fersini, per i senzatetto.  

Il sindaco di Mesagne

Il sindaco di Mesagne, Pompeo Molfetta, ricorda che il consiglio comunale, nel corso di una recente seduta, ha già espresso una posizione di “forte preoccupazione nei confronti degli esiti diche questa disposizione avrà rispetto alla sicurezza in generale”. “In particolare noi – afferma Molfetta a BrindisiReport - siamo preoccupati per il disincentivo alla pratica dell’integrazione attraverso il sistema degli Sprar, che abbiamo attivato con risultati eccellenti dal punto di vista delle potenzialità di garantire inclusione e accoglienza. E’ quindi netta e chiara la nostra posizione di antagonismo rispetto a disposizioni che riducono l’efficacia di questo sistema”. 

Pompeo Molfetta, nuovo parco-2

“In linea di principio - prosegue il primo cittadino - condivido il ricorso alla disobbedienza civile, quando alcune leggi hanno profili di incostituzionalità evidenti, come la lesione dei diritti essenziali dell’uomo. Per lo stesso motivo sostengo appieno la testi del sindaco Mimmo Lucano (primo cittadino del Comune di Riace, al centro di una inchiesta per dei presunti illeciti nel sistema di accoglienza e integrazione dei richiedenti asilo, ndr) . Anche se il decreto è stato controfirmato dal presidente della Repubblica, è giusto che se qualcuno ravvisa elementi di incostituzionalità, si arrivi alla disobbedienza”. 

In un piccolo Comune com’è quello di Mesagne, però, non vi sono i margini per disapplicare la norma. “Noi non adottiamo misure specifiche – spiega Molfetta - perché le città piccole non hanno quelle criticità presenti nelle città più grosse, dove il rischio di avere migranti regolari non inseriti nell’anagrafe può comportare grosse ripercussioni di ordine pubblico. Non facciamo una battaglia su un tema che oggettivamente ci appartiene”. 

Il sindaco di San Vito dei Normanni

Ma fra i sindaci del Brindisino c’è anche chi non condivide l’atto di disobbedienza. E’ il caso di Gianfranco Coppola (Ostuni), a capo di una coalizione di centrodestra, e di Domenico Conte (San Vito dei Normanni), che guida una maggiorana di centrosinistra. 
“Non condivido – dichiara quest’ultimo - molti aspetti di questo decreto e quindi sarei perfettamente in sintonia con ciò che hanno evidenziato i sindaci di Palermo e altri Comuni perché ritengo che quella normativa vada ad ingrossare le file delle persone che saranno presenti sul territorio in maniera illegale e non porterà verso la soluzione della problematica”.

Domenico Conte

“Ma uscendo fuori dal merito – prosegue Conte – faccio notare che il decreto è stato controfirmato dal presidente della Repubblica e mai mi metterei fuori dal seminato. Una legge, anche se non la condividiamo, va applicata. Da poliziotto ho sempre ragionato in questi termini e continuo a farlo anche da amministratore. Se si ravvisano degli aspetti di incostituzionalità, bisogna avviare gli iter opportuni per modificare il provvedimento. Auspicherei un tavolo in cui si vadano a discutere dei correttivi da apportare alla legge. In questo senso si è già attivato il sindaco De Caro (presidente dell’Anci, ndr)”.

Il sindaco di Ostuni

Anche Coppola condivide l’iniziativa di De Caro, che ha proposto di fare una riunione dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) in cui esaminare i punti del decreto da cambiare. “Una legge - dichiara - va applicata, ci sono altri livelli per immaginare di cambiare o contestare qualcosa che non quadra, all’interno del decreto sicurezza. Questo sistema di disapplicare una legge dello Stato credo che non competa ai sindaci. Perché non è il sindaco a decidere la costituzionalità di una legge: ci sono altri livelli. I parlamentari esistono anche per quello”. 

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A detta di Coppola, quella di Orlando “è solo una presa di posizione politica: non giova alle istituzioni e non giova nei confronti dei cittadini immaginare di non applicare una legge”. 

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