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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Gasdotto: partita ancora aperta. Tap non chiude a Micorosa, ma la scelta spetta alla Regione

Tap non chiude all'ipotesi di stabilire nell'area di Micorosa il punto di approdo del gasdotto. Dalla società si apprende che può essere valutato un progetto di bonifica di tale sito in cui la stessa Tap sia chiamata a dare il proprio contributo economico (comunque in una percentuale largamente inferiore rispetto alle somme investite dal governo)

BRINDISI – Tap non chiude all’ipotesi di stabilire nell’area di Micorosa il punto di approdo del gasdotto. Dalla società si apprende che può essere valutato un progetto di bonifica di tale sito, in cui la stessa Tap sia chiamata a dare il proprio contributo economico (comunque in una percentuale largamente inferiore rispetto alle somme investite dal governo), ma viene altresì ribadito che la questione è nelle mani della politica regionale. E’ la Regione, si apprende sempre da fonti Tap, che deve avanzare le sue proposte sul punto di approdo del gasdotto, portandole all’attenzione del governo in sede di conferenza dei servizi.

La partita, insomma, è ancora aperta. Lo stesso presidente del consiglio regionale pugliese, Onofrio Introna (nella foto in basso), attraverso una nota stampa diramata Onofrio Intronaieri (30 agosto) ha lasciato intendere che è persino auspicabile valutare delle destinazioni alternative a quella di San Foca (Lecce), sulla quale è arrivato in settimana un parere favorevole da parte della commissione di Via del ministero dell’Ambiente, che comunque non fa calare il sipario sulla vicenda.

 “Sarà pure tardi – ha dichiarato Introna in una nota di commento al parere favorevole di Via espresso dal governo - ma forse non siamo fuori tempo massimo per studiare una proposta documentata di approdo alternativo, da offrire tanto al Governo nazionale che alla società Tap cerchiamo tutti insieme argomenti validi per una scelta meno impattante rispetto allo sbarco della condotta sottomarina sulla costa di San Foca”. “Soprattutto – conclude Introna - dobbiamo rispettare l’impegno di cercare una soluzione condivisa, una scelta che non deve passare sulla testa dei cittadini”. 

La soluzione brindisina, anche se non menzionata ufficialmente nelle dichiarazioni degli amministratori regionali, potrebbe tornare prepotentemente alla ribalta.

L’idea di far passare il gasdotto sui fondali al largo di Micorosa, del resto, non è stata accolta con una levata di scudi da parte della politica locale. L’unico no deciso al comunicato firmato dai consiglieri comunali di maggioranza che per primi hanno lanciato il sasso nello stagno (Francesco Cannalire, Francesco Renna e Ferruccio di Noi) è arrivato dall’associazione ambientalista “No al carbone”. Per il resto si registrano degli interventi che vanno dal sì di Confindustria al forse della Uil. Il sindaco e gli esponenti della giunta non si sono ancora espressi: anche questo è un segnale da non trascurare. 

Michele EmilianoHa detto la sua sulla questione, invece, il sindaco di Bari, nonché segretario regionale del Pd, Michele Emiliano (nella foto a sinistra), nell’ambito di un confronto apertosi sul suo profilo Tweetter. “Un tubo di gas – scrive Emiliano – deve essere installato dove fa meno danno. La commissione Via regionale ci dirà dove. La Puglia ha tanti approdi”. E poi ancora Emiliano sul social network: “Leggiamo la Via nazionale e capiremo le motivazioni (del parere favorevole, ndr). Non è battaglia ideologica, ma ambientale. Basterebbe – si legge ancora in un altro tweet del primo cittadino  – che la Regione Puglia indicasse un altro sito di approdo della condotta, credo si vada in questa direzione”. 

L’ipotesi Micorosa, quindi, scartata non più di sei anni fa da Tap (all’epoca la società pare fosse spaventata dall’eventualità di doversi sobbarcare per intero le spese di bonifica dell’ex discarica di fanghi chimici), potrebbe finire sui tavoli istituzionali. Una decisione, ad ogni modo, andrà presa in fretta. Perché l’opera, come ribadito dal presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, è di importanza strategica per l’Italia e per l’Unione europea, che hanno bisogno di una via d’approvvigionamento alternativa a quella seguita dal gas proveniente dai giacimenti della Russia, e andrà completata entro il 2019. Le complesse dinamiche geopolitiche instauratesi in Europa Orientale non ammettono proroghe. 

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