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Il Comune rischia di pagare 5 milioni per una causa di esproprio

Rischiano di diventare ancor più agitate le acque economico-finanziarie in cui naviga il Comune perché pende un contenzioso per una vecchia espropriazione per la quale l’ente è stato condannato a pagare cinque milioni e passa in favore degli eredi

BRINDISI – Rischiano di diventare ancor più agitate le acque economico-finanziarie in cui naviga il Comune perché pende un contenzioso per una vecchia espropriazione per la quale l’ente è stato condannato a pagare cinque milioni e passa in favore degli eredi. Il caso che si trascina da anni riguarda i terreni che si trovano nel rione Paradiso e che l’amministrazione cittadina ha scelto di destinare alla realizzazione di alloggi in edilizia convenzionata.

Motivo questo, per il quale è scattata l’acquisizione di sedici ettari in nome della pubblica utilità: la famiglia Cafiero ne ha perso la proprietà ottenendo una indennità a titolo di “ristoro”, ma non ha mai ritenuto quella somma congrua all’effettivo valore dell’area e, di conseguenza, ha deciso di fare ricorso, rivolgendosi a un legale. Per di più uno fra i più noti  amministrativista del foro di Lecce, il quale in Appello ha rappresentato e fatto valere le ragioni degli eredi e ha ottenuto ragione.

La Corte presieduta da Marcello Dell’Anna ha condannato il Comune a pagare la somma di 5.231.407 euro e 49 centesimi, a cui devono essere aggiunti gli interessi e le competenze di giudizi, per cui l’asticella dell’importo viene alzata ancora. Storia questa del 2009 che diventa attuale oggi perché l’Amministrazione sta valutando l’ipotesi di chiudere il contenzioso fuori dalle aule di giustizia, tramite accordo tra le parti. Strada da percorrere per evitare un secondo giudizio in Appello dopo che la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza del collegio leccese, accogliendo uno dei motivi di “doglianza” avanzati dal legale della parte pubblica.

Gli “ermellini” hanno ravvisato una “errata valutazione effettuata dal consulente tecnico di parte”, come evidenziato dal professore Sebastiano Giannico, titolare della cattedra di Economia e Politica Agraria, estimo e pianificazione rurale, presso la Facoltà di Agraria dell’università di Bari. Se la suprema corte ha rimesso in discussione le carte, è altrettanto vero che resta un punto interrogativo dal peso non indifferente sulle casse comunali in ordine alla conclusione del nuovo processo d’Appello.

L’incognita resta eccome, un rischio di pagamento non di poco conto che potrebbe configurare un altro debito fuori bilancio per il Comune, in aggiunta a quelli di cui c’è traccia nella relazione di accompagnamento del conto consuntivo, vale a dire i tre milioni da versare all’Università per la prosecuzione delle convenzioni più 12.500 euro a titolo di pagamento per la custodia e il deposito dei pezzi della colonna nel periodo dei lavori di restauro.

In una situazione simile, la strada ritenuta più ragionevole da seguire è quella che tende al raggiungimento di un accordo fra i contendenti. L’iniziativa, per la cronaca, non è partita dal Comune, ma dagli eredi che prima della fine dell’anno hanno scritto al sindaco Mimmo Consales e all’assessore al Bilancio Carmela Lo Martire per chiedere una “definizione transattiva della controversia, allo scopo di evitare l’avvio di altro giudizio in Appello”.

La risposta dell’amministrazione civica passa dal conferimento di un nuovo incarico al docente universitario, avvenuto qualche giorno addietro, a fronte di una previsione di spesa per la parcella pari a quattromila euro: il suo compito, adesso, sarà valutare se la proposta degli eredi Cafiero sia oppure no meritevole di essere accolta.

“Qualora le conclusioni della relazione peritale di Giannico, dovessero portare questa smministrazione comunale a rigettare la proposta, lo stesso professionista svolgerà le funzioni di consulente tecnico di parte, nel giudizio di riassunzione in Appello”. In altri termini, la spesa per l’incarico ex novo verrà “ammortizzata” in ogni caso.

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