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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

"Il mio Pd è un altro". Ferraro si dissocia

La vittoria di Loredana Capone, vice-presidente della Regione Puglia, alle primarie di Lecce ci rincuora e ci riempie di speranza. Lo dico a ragione del fatto che spesso contro la corazzata Sel, in fatto di primarie, se non usciamo sconfitti nei numeri spesso lo siamo agli occhi dell’opinione pubblica. Spero questo non avvenga anche questa volta. Lecce ha il suo candidato, una donna molto brava e preparata, non una novizia della politica ma sicuramente una garanzia di tenuta. Purtroppo però non sempre, anche se siamo tutti nel Grande Salento, le cose vanno allo stesso modo.

BRINDISI - La lacerante vicenda della scelta del candidato sindaco ha lasciato segni profondi nel Partito democratico brindisino, della città e della provincia. La casacca del Laboratorio è diventata improvvisamente di piombo per molti iscritti e dirigenti, il processo seguito per giungere alla candidatura di Mimmo Consales, l'intera vicenda che lo ha preceduto, quella avviatatasi attorno alla persona e al nome di Giovanni Carbonella, sono stati vissuti come una imposizione. I nodi arrivano al pettine: ci è pervenuto un intervento su tutto ciò, scritto dal responsabile provinciale dell'organizzazione del Pd, Giuseppe Ferraro, che illustra come egli sia giunto a decidere per la pubblica dissociazione. ne diamo pubblicazione integrale.

"La vittoria di Loredana Capone, vice-presidente della Regione Puglia, alle primarie di Lecce ci rincuora e ci riempie di speranza. Lo dico a ragione del fatto che spesso contro la corazzata Sel, in fatto di primarie, se non usciamo sconfitti nei numeri spesso lo siamo agli occhi dell’opinione pubblica. Spero questo non avvenga anche questa volta. Lecce ha il suo candidato, una donna molto brava e preparata, non una novizia della politica ma sicuramente una garanzia di tenuta. Purtroppo però non sempre, anche se siamo tutti nel Grande Salento, le cose vanno allo stesso modo.

La vicenda Brindisi ( così la pone Repubblica, ndr ) è un caso a parte. Un caso da manuale direbbe qualcuno, sicuramente qualcosa su cui riflettere ed io da dirigente del Partito Democratico ho il dovere di farlo. Il Pd di Brindisi, o quello che ne rimane, è sempre stato terra di conquista. A Brindisi dal resto si pensano e consumano strategie, interessi, affari, nulla di illecito per carità, ma difficilmente in un paese o cittadina della provincia si può spaziare in così tanti ambiti, dalla sanità ai rifiuti. Ognuno ha il proprio interesse a mettere le mani nella città capoluogo, sistemare i propri amici/elettori, consolidare le proprie aziende, spesso affondandone altre, dimenticando che di solito, dentro quelle aziende, ci lavorano persone, che mantengono famiglie, che producono lavoro e che pagano anche le tasse. Almeno loro.

La scelta del candidato-sindaco ci ha visti protagonisti in questi mesi di forzature eccessive e strategie improvvisate ed in questo il Partito democratico ne è uscito a pezzi. Una parte importante del Partito è stata derisa e ghettizzata senza che nessuno, anche al livello regionale (ormai balcanizzato), proferisse parola, eppure è proprio quel livello che noi abbiamo contribuito ad eleggere con servizio e convinzione al congresso. Mi chiedo quindi cosa può spingere il mio Partito a non farsi carico delle esigenze di tutti, mi chiedo come si possa venir meno rispetto al mandato che ben due direzioni, quella provinciale e quella cittadina, avevano dato alla commissione trattante, mi chiedo come sia possibile convocare una conferenza stampa per la presentazione del candidato-sindaco senza prima essersi confrontati con il Partito. Balcanizzati anche in città? Sì, lo siamo.

Le alleanze improbabili che si sono create non a favore del sig. Mimmo Consales, ma contro altri candidati consegnano al candidato-sindaco un Partito spaccato e per nulla ricomponibile sotto il profilo politico e umano. Dirigenti di questo Partito, coloro i quali hanno contribuito a farlo nascere, crescere e svezzare si sono ritrovati fuori dai tavoli che dovevano individuare figure sane e competenti, con un profilo di centro-sinistra, un candidato che doveva essere di rottura netta con il passato e con le amministrazioni di centro-destra, Mennitti compreso.

Qualcuno mi ha scritto dicendomi : in questo Laboratorio spostato a destra “abbiamo perso l’anima e spero non perderemo la faccia”. Pensavo fosse uno sfogo ma di fatto è così. Sono stufo di essere la parte responsabile del Partito, stufo di essere uno dei dirigenti che in silenzio cerca di unire ingoiando spesso bocconi amari, lasciando ad altri la possibilità di sbagliare. Questa volta, se mi sarà concesso, voglio sbagliare insieme agli amici e compagni che la pensano come me".

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