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Il Pd, Ferrarese e uno sconto di troppo

BRINDISI – Non aderire ad una richiesta di semplice rinvio avanzata dal principale alleato di maggioranza, rischiando la crisi, non rientra nei canoni delle normali relazioni politiche. Né varrebbe la tesi che Massimo Ferrarese in politica sia un innovatore. Quindi il rifiuto di accogliere la proposta avanzata ieri in consiglio provinciale dal gruppo del Partito democratico non è un buon segnale, soprattutto per il Pd, e anche per gli assessori del Pd malgrado gli stessi abbiano preferito stare con Ferrarese piuttosto che con gli altri consiglieri con la stessa tessera in tasca che invece hanno abbandonato l’aula in segno di protesta. Il punto di disaccordo? Il raddoppio dello sconto per chi decidesse di acquistare gli immobili cartolarizzati dall’ente di Palazzo De Leo.

BRINDISI – Non aderire ad una richiesta di semplice rinvio avanzata dal principale alleato di maggioranza, rischiando la crisi, non rientra nei canoni delle normali relazioni politiche. Né varrebbe la tesi che Massimo Ferrarese in politica sia un innovatore. Quindi il rifiuto di accogliere la proposta avanzata ieri in consiglio provinciale dal gruppo del Partito democratico non è un buon segnale, soprattutto per il Pd, e anche per gli assessori del Pd malgrado gli stessi abbiano preferito stare con Ferrarese piuttosto che con gli altri consiglieri con la stessa tessera in tasca che invece hanno abbandonato l’aula in segno di protesta. Il punto di disaccordo? Il raddoppio dello sconto per chi decidesse di acquistare gli immobili cartolarizzati dall’ente di Palazzo De Leo.

E forse conviene partire proprio da questo punto, per arrivare poi allo strappo. Il regolamento per l’alienazione dei beni dell’elenco compilato dalle due precedenti amministrazioni provinciali (Frugis ed Errico) prevede uno sconto sino al 15 per cento nel caso la prima sessione per le offerte vada deserta. E’ un incentivo a comprare, è già un buon ribasso. Ma ieri la giunta Ferrarese ha voluto portare il consiglio provinciale una delibera che aumentava al 30 per cento lo sconto. È come se un appartamento messo in vendita per 200mila euro alla fine fosse acquistabile per 140mila. Mica male.

Il Pd, d’intesa con il segretario della federazione – quindi non si è trattato di una posizione assunta dal solo gruppo consiliare – aveva chiesto già in precedenza una pausa di riflessione sull’opportunità di giungere a tanto. Partendo con le armi della diplomazia: da un lato incaricando il vicepresidente Francesco Mingolla, quindi anche l’assessore al Bilancio, Enzo Baldassarre, che fanno parte della delegazione in giunta del Partito democratico, di convincere Ferrarese a congelare per breve tempo la questione. Stessa richiesta era stata avanzata a Paolo Urso, capogruppo di noi Centro, e a Ciro Argese, capogruppo dell’Udc, i quali però hanno chiaramente fatto intendere che sarebbero andati avanti.

E così è stato. Vano il tentativo fatto in aula dal capogruppo del Pd, Damiano Franco, di ottenere una sospensione dell’argomento del raddoppio dello sconto, con disponibilità a fissare già da subito la data della prossima seduta consiliare per affrontarlo e votare. Ferrarese ha risposto che non si potevano avanzare richieste simili su due piedi. A questo punto gli è stato ricordato che proprio lui ieri portava in consiglio una delibera riguardante esigenze di personale che i gruppi non avevano neppure potuto esaminare, adottata nella stessa mattinata dalla giunta, e che di esempi simili se ne sarebbero potuti citare a bizzeffe.

Niente da fare. Si è andati al voto e la linea del pressing sul raddoppio dello sconto è passata, sia pure per pochi voti tanto che se non ci fossero state assenze nelle fila del Pd e dell’opposizione di centrodestra, la delibera avrebbe rischiato la bocciatura. Adesso c’è un conto aperto sul piano politico, ma sono affari del Pd decidere di ingoiare o meno anche questo grosso rospo. Ci sono domande oggettive sull’urgenza dell’adozione del raddoppio dello sconto sugli immobili da alienare, operazione delegata alla società in house Terra di Brindisi che ha un amministratore unico, Francesco Zingarello (che è anche presidente della Società trasporti pubblici e risponde direttamente a Ferrarese).

Un pressing che trova qualche riscontro altrove, come nel vicino parco scientifico-tecnologico brindisino, dove la Provincia ha da qualche mese revocato il comodato del patrimonio immobiliare alla Scpa Cittadella della Ricerca portata alla liquidazione nei due anni e mezzo della gestione designata dalla Provincia al posto della precedente, e dove ad esempio il 28 giugno la società che dal 1996 gestisce la Foresteria con relativi servizi si è vista recapitare una ingiunzione dell’avvocato Vittorio Rina (per conto dell’ente) a lasciare il campo entro sette giorni, visto che la Provincia stessa, a far data dall’1 aprile, intendeva risolto il contratto aggiornato il 29 gennaio 2008, ai sensi di una clausola risolutiva prevista dallo stesso.

La contro-diffida del legale della Foresteria Srl, il professore Piero Lorusso del Foro di Roma, è arrivata a stretto giro, con annuncio di eventuale impugnazione ed azioni risarcitorie nel caso la Provincia non receda. Ma a chi dovrebbe affidare la Foresteria di Cittadella della Ricerca, l’amministrazione provinciale, visti i tempi di vacche magrissime imposti dalla strategia della spending review agli enti locali? In Cittadella, la giunta Ferrarese ha già spedito tempo fa un’altra società in house, la Santa Teresa, per la gestione di tutti i servizi condominiali con richiesta di addebito degli oneri di mezzi e personale alle società insediate.

Santa Teresa Srl, che proprio ieri Massimo Ferrarese ha detto che avrebbe difeso a costo di sfondare il patto di stabilità (per ora già sfondato, a quanto pare), facendo scuotere la testa ancora una volta al gruppo del Pd che invece è per il rispetto degli impegni con il governo, rientra purtroppo in quella casistica in cui gli enti locali avranno le mani legate dalle nuove regole del gioco. A che serve perciò fare simili affermazioni? Forse per non alimentare crucci nel’appena riconfermato presidente Lucio Licchello (noi Centro), e nel nuovo amministratore delegato Nicola Siccardi (Udc), entrambi consiglieri comunali a Brindisi, e nell’ex amministratore delegato ora diventato direttore amministrativo? Santa Teresa perciò non potrebbe assolvere a tale compito. Forse il Pd voleva riflettere su questo ed altro.

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