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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

Intervento/ Eco, Calvino e l'elettore italiano

A proposito della mancata vittoria del centro-sinistra alle recenti elezioni politiche, Umberto Eco, con la consueta arguzia ed ironia, nella rubrica "La bustina di Minerva" dell'ultimo numero de "L'Espresso", afferma che "ogni volta che la sinistra si presenta come sicuramente vincente, perde. Pura iella ?"

A proposito della mancata vittoria del centro-sinistra alle recenti elezioni politiche, Umberto Eco, con la consueta arguzia ed ironia, nella rubrica "La bustina di Minerva" dell'ultimo numero de "L'Espresso", afferma che "ogni volta che la sinistra si presenta come sicuramente vincente, perde. Pura iella ?" e riconosce che quando non ostenta troppa fiducia e comunica il messaggio subliminale "io speriamo che me la cavo", come nel caso di Prodi, la sinistra vince. Se, invece, millanta vittoria, l'elettore moderato si rifugia presso l'Unto del Signore, concludendo che "una dose di vittimismo è indispensabile per non galvanizzare gli avversari."

In verità, l'affermazione non riuscita dello schieramento di centro-sinistra alle ultime elezioni non rappresenta una novità, ripetendo un andamento che si è verificato a partire dal '94, quando "la gioiosa macchina da guerra" di Occhetto mancò l'obiettivo di vincere quelle elezioni. Da allora in poi, nelle consultazioni elettorali nazionali, nelle quali le previsioni davano il centro-sinistra come prevalente con un notevole scarto rispetto all'avversario, man mano che ci si avvicinava al voto il margine si assottigliava, fino a ridursi "ai minimi termini", come è avvenuto nel 2006 e nel 2013.

La mia personale interpretazione è che, in tali situazioni, una parte determinante dell'elettorato, pur giudicando insoddisfacenti le esperienze concluse dei governi della destra e, perciò, ben disposte a premiare lo schieramento opposto, al momento del voto se ne sia ritratta, per una sorta di riflesso condizionato. Decenni di governi democristiani prima, poi di Craxi, infine il "ventennio" berlusconiano, con brevi intervalli di governi di centro-sinistra, hanno notevolmente "viziato" il popolo italiano con politiche basate sul gonfiamento della spesa pubblica improduttiva, per alimentare le numerose clientele - ed i 2000 miliardi di euro di debito pubblico ne sono il risultato - con i diversi condoni e con una caduta generale della moralità pubblica.

Passare, pertanto, da governi "di manica larga" ad altri di segno contrario, dopo essersi assuefatti alle elargizioni facili ed al non rispetto delle regole, non era e non è stata una scelta facile da compiersi, se il centro-sinistra, responsabilmente, indicava nel rigore finanziario, in una politica di sacrifici, anche se non gravosa per i ceti meno abbienti, nel ripristino delle regole, i passaggi ineludibili per superare la grave crisi del paese. Ecco, allora, cedere al dileggio di figure come Prodi, in passato, e poi Bersani, invece di apprezzarne la serietà e la semplicità del linguaggio adoperato per esporre, in tutta verità, la situazione di un paese in declino e le tappe difficili per avviarlo sulla via del risanamento.

E' intervenuto, cioè, in una parte dell'elettorato, una specie di blocco psicologico, un rifiuto della cruda realtà, esposta con chiarezza dagli esponenti del centro-sinistra, inducendo tale parte a ritirare, al momento decisivo del voto, la preferenza in un primo tempo accordata allo schieramento previsto vincente. Pur di non guardare in faccia la realtà, allora, ha preferito ritrarsi, lasciandosi tentare dalle facili lusinghe, dalle false promesse dei demagoghi di turno, nell'illusione di imboccare impossibili scorciatoie (senza pagare dazio), per superare la gravi difficoltà del momento. Come se per guarire il paese dai gravi mali che lo affliggono, recessione, disoccupazione crescente, alto debito pubblico, giovani senza futuro...bastasse restituire l'Imu ed eliminarla per l'avvenire o affidarsi alle ricette magiche di Grillo ed alle sue invettive contro tutto e tutti.

Eppure, questo è il quadro emerso dal voto. Un antico proverbio recita: "Medico pietoso, piaga cancrenosa!", a significare che se si indulge a non prescrivere le medicine adatte, il malato, metafora del nostro paese, finisce per aggravarsi ed agonizzare. Tale è l'insegnamento da trarre dalle vicende politiche in corso ed, in proposito, trovo molto calzante la riflessione che Italo Calvino pone in bocca al protagonista del racconto "La giornata di uno scrutatore", quando dice: " In politica i cambiamenti avvengono per vie lunghe e complicate, e non c'è da aspettarseli da un giorno all'altro, come per un giro di fortuna". Tutto l'opposto di quanto promesso dai taumaturghi sulla scena, vecchi e nuovi.

 

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