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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Intervento/"Quegli interessi chiamati politica"

In una intensa scena di Taxi Driver, il protagonista del film, Robert De Niro, allunga le gambe dalla sedia a sdraio dove è seduto e fa cadere molto lentamente a terra la televisione che sta guardando. Questa scena descrive la muta lenta inarrestabile crescita di un sentimento di insopportabilità.

In una intensa scena di Taxi Driver, il protagonista del film, Robert De Niro, allunga le gambe dalla sedia a sdraio dove è seduto e fa cadere molto lentamente a terra la televisione che sta guardando. Questa scena descrive mirabilmente la muta lenta inarrestabile crescita di un sentimento di insopportabilità, destinato a sfociare in un inesorabile rifiuto.

Essa può ben dare plastica rappresentazione alla lenta ma crescente maturazione, nel corso della seconda Repubblica, di quel sentimento di insopportabilità sociale dei partiti tradizionali, che ha conosciuto il suo punto di ricaduta nel  rifiuto visibilmente manifestatosi il 24 e 25 febbraio. Quando tutta la polvere di queste elezioni si sarà posata sul tappeto della realtà, forse sarà più facile vedere il passaggio di sistema che stiamo vivendo, e ci scopriremo in un altro mondo o, come dice Ilvo Diamanti, in “un’altra storia”.

Ma la realtà dei numeri ci obbliga già ora a una lettura sistemica del voto, compendiato nell’esodo dai partiti tradizionali di 16 milioni di cittadini, in aggiunta a un alto astensionismo. Ed è significativo che le “nuove” formazioni politiche, ma nate da “vecchie” radici di partito, hanno raccolto risultati abbastanza miseri. Il voto, al di là dei numeri, ha sconfitto politicamente lo schema del centrosinistra della raccolta dei voti –ricordiamo? ognuno nel proprio campo, progressista e moderato - per quella convergenza post-elettorale che avrebbe dovuto assicurare la governabilità.

Sarebbe però gravissimo che la rincorsa all’analisi più originale, che non necessariamente coincide sempre con la realtà dei numeri, facesse dimenticare che il Polo, pur perdendo sette milioni di elettori, non ha vinto per un soffio! Sarebbe esiziale se il centrosinistra dimenticasse questa banale elementare verità nelle prossime, non lontane rielezioni, certificate dalla repentina “fuga” di Vendola in Puglia.

Le primarie hanno avuto solo l’effetto ottico di farci vedere i 3 milioni e mezzo di cittadini che vi partecipavano, nascondendoci i tre milioni  e mezzo di nostri elettori che ci stavano abbandonando. Del resto, quegli stessi elettori “nascosti” da parlamentarie blindate, credo li abbiano convinti che esse fossero in gran parte una finzione tesa a riciclare “democraticamente” quasi tutto l’appartinik, illuminata dall’esclusione di figure simboliche su temi sensibili, che ha parlato più di qualunque, peraltro nebuloso, programma.

Ovviamente, ciò non ha impedito in tutta Italia, non solo a Bari e a Brindisi, che tante donne e tanti giovani riuscissero a sfuggire alle maglie e agli incastri di chi non si è accorto del passaggio di fase.

La seconda Repubblica, ovunque, è davvero finita! Siamo già passati a un’altra fase. Mentalità e prospettive vanno aperte a frontiere politiche e culturali inesplorate, dove si può, si deve osare ciò che nel passato era ritenuto impensabile e/o impossibile.

Da tempo è di solare evidenza che la fuga dai partiti tradizionali  si fonda su una sedimentata e inarrestabile certezza popolare sulla loro non auto-riformabilità. Del resto il rifiuto dei partiti così come sono è la base strutturale sulla quale si regge il successo del “non partito” a 5 stelle di Beppe Grillo, percepito come l’unica forza “anti questo sistema”, il cui cambiamento è ritenuto impossibile senza l’onda d’urto di una forza ad esso esterna.

E se è verosimile ritenere, come personalmente ritengo, che il segreto del successo odierno di questo movimento costituisce paradossalmente anche il suo limite strategico, ciò non vuol dire che sia mai più possibile tornare a quella mediocrazia della Seconda Repubblica che ad ogni neonato ha lasciato in eredità 32.000 euro di debito, al Mezzogiorno 400 anni di distanza dal Nord e, in Puglia e a Brindisi, la sanità che conosciamo.

Inoltre, gli effetti devastanti della crisi epocale odierna, sempre generata da quella capitalistica “economia di carta che si mangia l’economia reale”, come ci insegnava un caro maestro, ha fatto definitivamente saltare quel compromesso di reciproca convenienza tra politica e società che ha tollerato tutte le iniquità accumulatesi nel corso della prima e in gran parte della seconda Repubblica. Le misure emergenziali odierne rendono non più tollerabili queste iniquità, a cominciare dai privilegi di casta.

Certo, oggi possiamo dire soprattutto ciò che non vogliamo. Ma un passaggio di fase di tal genere impongono radicalità e alterità, qui e ora. Alterità di modo d’essere e radicalità di scelte e decisioni, che ci faccia uscire anche a livello regionale e provinciale dalla pratica di quell’eterogenesi dei fini che ha fatto apparire come sempre generali gli interessi particolari, chiamandoli politica, e i “laboratori” vari come il nuovo che avanza.

E’ il tema del mondo nuovo e sconosciuto, che chiama tutti alla sua esplorazione con gli occhi di chi ha oggi vent’anni e con l’umiltà di quei vecchi consapevoli che, come amava dire un grande pittore del Novecento, “ci vogliono parecchi anni per diventare giovani”…di idee.

Pd - S.Pietro Vernotico

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