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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

La città, i partiti, i nuovi consiglieri e all'orizzonte un possibile assedio della Puglia

BRINDISI – E’ forse la più semplice di tutte, la spiegazione dell’alta percentuale di astensionismo nella città di Brindisi. Il pacchetto dei candidati proposti non ha convinto la gente, la maggior parte della quale non vota evidentemente sulla base di amicizie o di interessi clientelari. Secondo punto, dietro i candidati delle due liste più importanti, quella del Pdl e quella del Pd, non c’erano due partiti compatti, cosa che talvolta fa la differenza quando i candidati locali sono 18 e l’elettore resta disorientato.

BRINDISI – E’ forse la più semplice di tutte, la spiegazione dell’alta percentuale di astensionismo nella città di Brindisi. Il pacchetto dei candidati proposti non ha convinto la gente, la maggior parte della quale non vota evidentemente  sulla base di amicizie o di interessi clientelari. Secondo punto, dietro i candidati delle due liste più importanti, quella del Pdl e quella del Pd, non c’erano due partiti compatti, cosa che talvolta fa la differenza quando i candidati locali sono 18 e l’elettore resta disorientato.

Ce l’ha fatta invece Giovanni Brigante, che tra tutti i candidati era quello che ha fatto pesare maggiormente la propria storia personale: nel Pci dal 1970, come operaio metalmeccanico, nel 2010 imprenditore metalmeccanico con un centinaio di dipendenti, passando attraverso l’impegno di base nei quartieri difficili della città, il Paradiso e il Perrino, e –per farla breve- la presidenza recente della Camera di Commercio, il lavoro nella Cna.  Uno che indubbiamente i rapporti con la gente li ha mantenuti, e quindi le difficoltà di rapporti –invece- con il Pd, esplosa definitivamente con la sua candidatura nel listino del presidente Vendola, non ha influito più di tanto.

Buono il risultato di Sinistra, Ecologia e Libertà con Vincenzo Guadalupi, ma Brigante non è mai stato candidato sindaco e la sua corsa per il consiglio regionale ha rappresentato un segno di novità se non nell’attore, nel progetto e nelle aspettative. Da qui una combinazione di fattori favorevoli, incluso ovviamente quello del premio di maggioranza introdotto da Fitto, che il centrodestra non ha voluto cancellare in sede di riesame della legge, e che ora si è ritorto contro di esso, ma che è attualmente in una nuova fase interpretativa e quindi, a quanto sembra, sub judice.

Ma dire che su Giovanni Brigante pesa l’intero onere di rappresentare la città capoluogo è un errore. La buona politica vorrebbe che tutto il blocco dei 9 consiglieri regionali della circoscrizione provinciale lavorasse in maniera bipartisan per il sistema-Brindisi e per il sistema-Puglia. Chi può mai affermare che la soluzione dei nodi dello sviluppo industriale e del rapporto ambiente-industria-infrastrutture logistiche sia solo un problema della città di Brindisi? Se qualcuno lo pensa, dovrebbe dimettersi e tornare alle proprie occupazioni quotidiane, non fare il consigliere regionale in una realtà, come la Puglia, che presto finirà sotto assedio.

Le dimissioni del ministro Raffaele Fitto hanno poca influenza sulla velocità con cui la Puglia affronterà le prossime sfide del federalismo fiscale, della sanità, del lavoro e della continuazione della marcia sulla strada dell’innovazione e della qualità della formazione, le due chiavi per stare al passo con l’Europa. Avranno un peso invece altri fattori, come l’alta concentrazione di potere della Lega Nord nelle strutture tecniche dei ministeri, quelle che decidono i tempi e i modi di assegnazione delle risorse. Anche per Brindisi vale questo teorema del probabile “assedio” della Puglia e della Basilicata, anomalie amministrative in un Sud ormai in gran parte saldamente controllato dal centrodestra.

Il sindaco Domenico Mennitti è riuscito a tenere lontano da vicissitudini elettorali pericolose la parte della propria squadra amministrativa più solida e di cui si fida di più. Forse l’ex consigliere regionale non rieletto Marcello Rollo non era nei fatti funzionale ai progetti della seconda amministrazione Mennitti –per propria scelta- e quindi si è ritrovato politicamente solo di fronte ad un elettorato che lo ha giudicato senza le attenuanti generiche. Il vero uomo forte del centrodestra nel capoluogo è il sindaco, ammesso che qualcuno nutrisse dubbi in proposito. E presto sarà chiamato a tenere fede all’impegno di opporsi sino alle estreme conseguenze politiche all’attuazione del progetto del rigassificatore di Capo Bianco. Ha dovuto perciò privare di ogni alibi chi lo attende al varco. Rollo ha seguito il proprio destino, perché nelle grandi battaglie o ci sei e fai la tua parte, oppure la gente ti cancella. Ed esci anche dai comunicati stampa: neppure una parola, ha speso il coordinatore provinciale on. Luigi Vitali sulla situazione del partito a Brindisi.

Il Pdl ora ha in campo tre figure direttamente collegate agli uomini forti del partito in provincia: Pietro Iurlaro, di Francavilla Fontana, a Luigi Vitali; Maurizio Friolo, di Torre S.Susanna, al senatore Michele Saccomanno (più convincente nella proposta di Friolo alla Regione, che in quella del fratello Tiberio a sindaco, sonoramente bocciata a riprova del fatto che ci vogliono anche gli uomini giusti), Franco De Biase a Carovigno, vicesindaco, imprenditore oleario, e a capo di una rete molto estesa di cooperative sociali (il “dopo Mele”).

Tutti nuovi nel centrosinistra, ad eccezione di Giuseppe Romano, PD, un altro che come Brigante viene da lontano, ha fatto il sindaco a S.Pietro Vernotico, ha lavorato nelle organizzazioni di massa e ha dato segni di vitalità pressoché costanti soprattutto nel settore della sanità. Sono del PD, anche se del ramo ex Margherita (per la prima volta in maggioranza nella pattuglia) l’assessore regionale uscente alle Opere pubbliche –che aveva ricevuto solo da poco la delega da Vendola- Fabiano Amati di Fasano, con oltre diecimila preferenze e soprattutto “profeta in patria”, e Giovanni Epifani, costruttore edile e consigliere provinciale, sul quale hanno riversato i propri voti anche i socialisti di Domenico Tanzarella, il sindaco della Città Bianca. Poi ci sono l’ex sindaco di S.Vito dei Normanni ed esperto di progetti scolastici e servizi sociali, Lorenzo Caiolo, che ha scelto bene puntando sull’Italia dei Valori, l’ex consigliere provinciale ed ex assessore comunale a Mesagne in una delle giunte di centrosinistra pre-Incalza, Tony Matarrelli (Sinistra, Ecologia e Libertà).

Chi di loro entrerà nella nuova giunta di Nichi Vendola? Aspirazioni ve ne sono, dichiarate (come da parte di Amati) e non. L’importante è ricordare che l’astensionismo nei giorni del voto è un segnale inequivocabile, e che la politica non può essere lontana dai percorsi di sviluppo e dalle grandi questioni aperte, come spesso è avvenuto anche recentemente quando qualcuno ha confuso la “testimonianza” come concetto cattolico con l’impegno per affrontare, risolvere e chiudere i problemi.

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