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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Il Pd di Brindisi adesso è arrivato al capolinea. Sperando che se ne accorgano

Il Partito democratico a Brindisi, con i fatti di oggi, dimostra di essere giunto al capolinea. E le menti non tanto raffinatissime occultate dietro le quinte continuano a mandare in scena le repliche dello stucchevole spettacolo di una maggioranza che si è autoproclamata indipendente dal partito, e di un partito che non riesce ad affermare le proprie decisioni, farebbero bene a convincersene

Il Partito democratico a Brindisi, con i fatti di oggi, dimostra di essere giunto al capolinea. E le menti non tanto raffinatissime occultate dietro le quinte continuano a mandare in scena le repliche dello stucchevole spettacolo di una maggioranza che si è autoproclamata indipendente dal partito, e di un partito che non riesce ad affermare le proprie decisioni, farebbero bene a convincersene, dopo i danni tremendi inflitti alla città e alla stessa credibilità elettorale del Pd.

Altrove, dopo l’interruzione delle elezioni regionali e il passaggio dall’era Vendola a quella Emiliano, il Partito democratico ha ripreso a funzionare avvalendosi quanto meno delle iniziative e dei progetti della Regione Puglia. A Brindisi e provincia questa sinergia tra centrosinistra locale e giunta regionale sembra bloccata, non decolla. La Regione è giunta in soccorso solo per prendere il controllo del ciclo dei rifiuti, dove gli errori commessi nel capoluogo, e sottoposti al vaglio della procura della Repubblica, rischiano di danneggiare anche i Comuni virtuosi del territorio.

La rissa verbale di stamani davanti alla Camera di Commercio e al cospetto di una cinquantina di commercianti del mercato di S. Angelo  non è un fatto di colore, ma un episodio politico grave che dovrebbe indurre Michele Emiliano a commissariare anche il Partito democratico in provincia di Brindisi, dove il segretario della federazione è pure presidente della Provincia e sindaco di Francavilla Fontana, trovandosi dall’altra parte della barricata del sindaco di Brindisi proprio sulla questione dei rifiuti.

Questi paradossi, queste contraddizioni, il fatto che non si riesca più neppure a convocare una riunione dell’organismo dirigente del Pd del capoluogo, rivelano la presenza di interessi individuali sempre più marcati che stanno distruggendo questo partito e la fiducia dei pochi iscritti rimasti, oltre che degli elettori. Se non si riesce ad affermare non l’eccellenza del dibattito e delle proposte, ma la semplice pratica di base della vita democratica, è la fine.

Tutti sanno che alle prossime elezioni amministrative il rischio di una pesante sconfitta elettorale è più che una ipotesi, ma quasi una certezza. Lo sanno anche gli alleati attuali del Pd che sperano di risorgere dalle ceneri di questa esperienza grazie al trasformismo di sempre. Gli è andata bene altre volte. Da uomini di Antonino sono diventati sostenitori di Mennitti, e poi la turbolenta base della maggioranza di Consales. Ma forse la prossima volta non saranno tanto fortunati.

Che senso ha lasciare consumare il partito e la città in questo calvario che ha un esito scontato? O forse non c’è più un Partito democratico a Bari e nel resto del Paese? Fare il paragone tra i fatti del Campidoglio a Roma  e quelli di Brindisi, valutare il metro applicato a Roma e quello utilizzato quei sarebbe sin troppo facile. La previsione, e la preoccupazione, che al Sud, il Pd potesse dividersi in zone di influenza di pochi leader populisti è persino superata. Qui, da quanto si vede, non c’è proprio nessuno.

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