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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

La Forleo e la politica su Facebook

BRINDISI - Il pubblico ministero Clementina Forleo, nata a Francavilla ma attualmente in servizio presso il tribunale di Milano, sembra avere un debole per la politica. Già il 23 ottobre scorso, sul suo profilo Facebook, postò questo messaggio, ripreso dal quotidiano online Lettera43: «Votiamo Grillo, e in massa, non ci sono alternative». Oggi la giudice ha commentato un post del suo amico Maurizio Bruno (ex assessore provinciale ai Lavori pubblici) e non è stata tenera soprattutto con una parte politica, il Pd.

BRINDISI - Il pubblico ministero Clementina Forleo, nata a Francavilla ma attualmente in servizio presso il tribunale di Milano, sembra avere un debole per la politica. Già il 23 ottobre scorso, sul suo profilo Facebook, postò questo messaggio, ripreso dal quotidiano online Lettera43: «Votiamo Grillo, e in massa, non ci sono alternative». Oggi la giudice ha commentato un post del suo amico Maurizio Bruno (l'ex assessore provinciale ai Lavori pubblici) e non è stata tenera soprattutto con una parte politica, il Pd.

«Non ho alcuna simpatia per il c.d. Cavaliere ma amo la coerenza: forse in questo momento il silenzio di tanti "compagni" il cui partito è stato colto con le mani nella marmellata ancora una volta, sarebbe d'oro... Aggiungo: il cui partito ha messo al primo e secondo posto in Puglia Anna Finocchiaro e Nicola Latorre. Stativi zitti ca è megghiu!». Abbiamo contattato la Forleo per chiederle se è normale che un magistrato in servizio si schieri così apertamente. La sua risposta è stata schietta. E disarmante.

Tutto è nato da un post ironico pubblicato da Maurizio Bruno sulla sua seguitissima bacheca: una battuta di satira che riprendeva le dichiarazioni di Berlusconi su Mussolini e le leggi razziali. Alcuni amici hanno commentato, chi a favore, chi contro. Poi tra i commentatori è comparsa la Forleo. L'ex assessore ha cercato di rispondere in tono ironico: «Cara Clementina, sui crimini del fascismo non ci sono Latorre e Finocchiaro che tengano».

Ma a far perdere le staffe al magistrato è stato il seguente commento di Roberto Di Coste: «Maurizio, il Pd andrà al governo con o senza Mps... mi dispiace di chi gli rode il fegato ma tant'è. Il Pd è un partito pulito, europeista e antifascista. E questo può bastare». Pronta la risposta della giudice francavillese: «Bella questa... basta e avanza. A me rode il fegato per il futuro dei nostri figli, caro sig. Di Coste... Pensi ai porci comodi che hanno fatto sul sangue di giudici liberi i suoi compagni... ma a lei non interessa a quanto pare».

A questo punto Bruno rivolge una domanda alla Forleo: «Uno come Grillo può governare l'Italia?». La risposta della sua amica è netta: «Meglio Grillo che i buffoni veri e propri». Lo scambio di battute ci ha incuriositi. La Forleo ha dei "precedenti” ben noti con i politici che ha menzionato: nel 2007, da gip del tribunale di Milano, ricevette le intercettazioni telefoniche relative al caso dei "Furbetti del Quartierino”, e dai brogliacci uscirono i nomi di D'Alema e Latorre. Scoppiò un putiferio sulla utilizzabilità delle intercettazioni contro i parlamentari.

Anche con la Finocchiaro non ci sono stati buoni rapporti: nel 2010 la senatrice querelò la pm, e quest'ultima rispose con una denuncia per calunnia. Alle ultime elezioni amministrative a Francavilla Fontana, lo stesso Bruno propose la giudice come candidato sindaco del Pd. Le reazioni nel partito, e di Nicola Latorre in particolare, non furono entusiastiche.

Dopo aver letto i vari post, abbiamo contattato la Forleo via Facebook e le abbiamo rivolto due domande. Ecco le sue risposte.

È normale che un magistrato dichiari così apertamente le sue idee e simpatie politiche? Non corre il rischio di essere dichiarata "di parte”?

«Forse corre questo rischio, come e meno di come lo corre Ingroia, che partecipa a comizi e che poi si candida non dimettendosi dalla magistratura, o va in piazza contro Berlusconi. Anche una donna può... Ripeto: anche una donna può».

Una donna può, un uomo pure, forse un magistrato-giudice in servizio non potrebbe. Che si chiami Ingroia o in altro modo. Non le pare?

«E allora scriva anche ad Ingroia e Scarpinato... E comunque, dal momento che è giornalista, dovrebbe conoscere la mia indipendenza e quello che ho pagato - anche con un vergognoso esilio - per rimanere tale, senza cedere a tentazioni di alcun tipo.

Conosciamo quello che la Forleo ha passato. E non abbiamo un buon giudizio dei giudici che coordinano indagini "politiche” e poi si candidano (magari senza nemmeno lasciare per sempre la professione). Ed è proprio per questo che non riusciamo ad apprezzare i post della pm brindisina. Se Ingroia ha sbagliato, sarebbe augurabile che non lo facessero i suoi colleghi.

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