Intervento/ Tap: tecniche per mortificare un territorio e le popolazioni
Spostate l’approdo del gasdotto Tap da Melendugno a Brindisi … Massima collaborazione con la Regione Puglia, ma ormai tutto è pronto per l’avvio dei lavori … Melendugno rappresenta il sito a più basso impatto ambientale. Sono già state rilasciate la valutazione di impatto ambientale e l’autorizzazione a procedere
Spostate l’approdo del gasdotto Tap da Melendugno a Brindisi … Massima collaborazione con la Regione Puglia, ma ormai tutto è pronto per l’avvio dei lavori … Melendugno rappresenta il sito a più basso impatto ambientale. Sono già state rilasciate la valutazione di impatto ambientale e l’autorizzazione a procedere. Dove sono i progetti alternativi? Questo il batti e ribatti, la sintesi di una disputa infarcita di convenevoli e attestazioni di stima, fra il presidente della Regione Puglia Emiliano, il rappresentante della Tap e il sottosegretario De Vincenti.
Una disputa elegante, che diventa più aspra, forse più rancorosa, fra la gente delle due comunità, che ignare delle esigenze della politica e della diplomazia praticata in Italia, agisce in base alle proprie passioni, esasperate nella nostra realtà dalle tante dimenticanze, dal disimpegno, dal degrado, da un livello esagerato di disoccupazione, dall’inquinamento, dall’ emigrazione giovanile, dalle tante promesse non mantenute, dai bisogni e dalle sofferenze alle quali non si è riusciti a dare risposte adeguate o, più semplicemente, a dare risposta alcuna. Nel passato, come nel presente.
Adesso ci si impegna anche a creare occasioni di dissidio, di diffidenza e rancore fra popolazioni, che vogliono costruire un percorso comune, in cui l’orgoglio dell’appartenenza vuole cedere il passo alle contingenze del presente per qualificarne il futuro, in nome del comune interesse allo sviluppo di tutto il territorio.
In quale altro modo può essere interpretata la richiesta del presidente della Regione Puglia di spostare l’approdo della Tap da Melendugno a Brindisi, in un territorio, che, per soddisfare esigenze nazionali e regionali, si è guadagnato con legge la certificazione di “area ad alto rischio ambientale”, e quella di territorio ad elevata concentrazione di stabilimenti industriali a “ rischio di incidenti rilevanti” per la possibilità che possano verificarsi eventi di grande entità, ma anche costituire pericolo grave per l’ambiente e per la salute umana.
Ma perché limitarsi a Lecce e Brindisi? Perché non mettere in piedi un grande balletto di localizzazione dell’approdo Tap in tutta la Puglia? In territorio di Bari o di Foggia, mettendo tutti contro tutti? E’ questo lo scopo della Regione Puglia o della presidenza regionale? Evidentemente in nessuna considerazione sono state tenute le ragioni della stragrande maggioranza della nostra comunità, che ha manifestato la propria contrarietà all’ipotesi ventilata nei mesi scorsi di questo insediamento. Che trova consensi solo in chi è o si sente completamente estraneo alla nostra realtà.
Nondimeno, è assolutamente geniale che per salvaguardare gli interessi e rimuovere il dissenso di un territorio, non si sia trovato niente di meglio che scaricare il problema, come sempre del resto, sul territorio brindisino. Facendo forse affidamento sul maggior peso elettorale, ma anche della rappresentanza politica degli altri territori pugliesi, rispetto a quello di Brindisi.
Naturalmente la strategia di convincimento è quella solita, utilizzata per ultimo in occasione della vicenda del rigassificatore, che prevede la prospettiva, di investimenti cospicui, di tanti posti di lavoro, di riconversione a gas della centrale Enel di Cerano, di rassicurazioni sull’impatto ambientale, di assenza di rischi, che si sono sempre rivelate di nessuna consistenza.
Certo che quando c’è un’elevata disoccupazione e povertà, aumentano le difficoltà, perché si può essere tentati, come si è fatto sovente nel passato, di cedere alla tentazione di accogliere ogni insediamento per soddisfare, in modo assolutamente precario, le gravi e persistenti esigenze occupazionali, per accettare quanto di peggio veniva deciso altrove, voltando le spalle alla nostra storia, alle nostre radici, alla nostre vocazioni. Accettando soluzioni che hanno distrutto il nostro territorio, impoverito la nostra economia , condizionato l’ambiente e creato un tasso di disoccupazione, che risulta essere fra i più alti del Mezzogiorno.
Non si vuole certamente ipotizzare lo smantellamento della nostra della realtà industriale, ma essa deve però potersi inserire in un contesto diverso, in cui non è più possibile accettare la presenza di insediamenti, che possono solo peggiorare la situazione. Che qualcuno testardamente rincorre ancora, prescindendo da tutto. Io ritengo però che dobbiamo essere attenti, evitando di riproporre contrapposizioni frontali del passato, che si sono sempre risolti a discapito della gente e del territorio; perché quando ci dividiamo su questioni fondamentali, riusciamo solo a farci del male.
Una vicenda triste, che crea amarezza, che non credo possa rappresentare il modo nuovo di fare politica e di amministrare i territori, tanto declamato a livello regionale nei mesi scorsi, sul valore dell’ascolto e della partecipazioni delle città e dei cittadini alle scelte strategiche dei territori, perché sembra riproporre pratiche dal sapore antico, di decisioni importanti adottate nell’isolamento del conclave, insieme a pochi intimi.
Credo che la Regione Puglia, abbia il dovere di chiarire ai cittadini di Brindisi le ragioni di questo cambio di rotta, perché si vuole penalizzare consapevolmente un territorio, che con il proprio consenso elettorale aveva affidato il proprio destino e le proprie speranze ad un presidente e ad una maggioranza, sulla base dell’impegno di una discontinuità di metodo e di azione rispetto al passato, che è stato completamente disatteso e che sta procurando grande delusione.