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Mennitti e le dimissioni annunciate. "L'emergenza a Brindisi ormai è finita"

BRINDISI - Nell’Italietta dei dinosauri indisponibili a scollarsi dalla poltrona il sindaco di Brindisi, Domenico Mennitti, è sindaco-shock: “Pronto a mollare, largo ai giovani”. Di fronte alla dichiarazione resa alle telecamere dell’emittente brindisina Puglia Tv, il patron Mario Scotto non ha perso una stilla del consueto aplomb. Non è dunque dalla mimica facciale del conduttore che si misura la caratura dell’esternazione, piuttosto dalla rapidità con cui ha fatto il giro del capoluogo intero, da parte a parte, bruciando in un lampo tutto lo spettro di reazioni possibili, dallo stupore al dubbio, con tutto quel che passa in mezzo.

BRINDISI - Nell’Italietta dei dinosauri indisponibili a scollarsi dalla poltrona il sindaco di Brindisi, Domenico Mennitti, è sindaco-shock: “Pronto a mollare, largo ai giovani”. Di fronte alla dichiarazione resa alle telecamere dell’emittente brindisina Puglia Tv, il patron Mario Scotto non ha perso una stilla del consueto aplomb. Non è dunque dalla mimica facciale del conduttore che si misura la caratura dell’esternazione, piuttosto dalla rapidità con cui ha fatto il giro del capoluogo intero, da parte a parte, bruciando in un lampo tutto lo spettro di reazioni possibili, dallo stupore al dubbio, con tutto quel che passa in mezzo.

Mennitti pronto a cedere il testimone alle nuove leve, e per dimostrare che non si tratta di un bluff, dice anche quando: “Ottobre, subito dopo il congresso nazionale dell’Anci”. Insomma, chiusura in bellezza per poi, a 72 anni, concedersi finalmente il privilegio raro in una carriera tanto intensa di “scrivere, leggere, offrire contributi di altro genere”.  Stanco di portare il peso di una città intera addosso? Nauseato da una maggioranza (la sua) bizzosa, rissosa, e vittima di un attaccamento alla poltrona inversamente proporzionale (al suo), o cosa? Certo è che i risultati del primo cittadino all’ultima tornata elettorale, anche sul piano personale, hanno zittito questi e quelli e lasciare adesso, sul più bello, pare assai strano.

La terna delle ipotesi non fa al caso di Mennitti che ribadisce con piglio sicuro, quello di sempre, semplicemente quel che ha detto: “In chiave di ragionamento politico ho espresso ad alcuni amici la possibilità di valutare che la città, avendo avuto questo apporto che mi è stato richiesto e che sono stato felice di dare, non segua i tempi delle tornate elettorali ma quelli di una capacità di sviluppo che ha anche bisogno di classi dirigenti adeguate e nuove”. Ed è con lucidità estrema che il primo cittadino, fondatore lui stesso del più grande partito della seconda Repubblica, Forza Italia, afferma: “La sede della selezione della classe dirigente non sono più i partiti, ma le istituzioni, parlo della mia maggioranza ma anche della opposizione, e ci sono giovani di grande valore da una parte e dall’altra”. Provare a chiedere se il ragionamento porti dritto al vice-sindaco Mauro D’Attis è, naturalmente, tempo perso. Ma l’ipotesi non è di certo peregrina.

E per dirla fino in fondo, Mennitti aggiunge a BrindisiReport.it: “Ho ricevuto in consegna questa città in un periodo di emergenza, ho lasciato quello che stavo facendo, pur avendo la possibilità di una ulteriore legislatura europea, per dedicarmi all’esperienza di sindaco. Ho fatto, come ha detto qualcuno, come ho saputo, come ho potuto. Di fronte a noi c’è questo grande evento, il congresso nazionale dell’Anci, che potrebbe riservare a Brindisi persino la presenza del Capo dello Stato, questo vuol dire che quell’emergenza è finita, che la città ha ritrovato la sua dignità e che quella dignità è riconosciuta per tale dalle più alte cariche del nostro Paese, posso dire dunque che il mio compito è esaurito, e che è pronto il passaggio delle consegne”.

Lo scenario che si spalanca sulla città di Brindisi se Mennitti lascia, più che orizzonti nuovi, pare piuttosto una voragine. Sul piano strettamente istituzionale, intanto, significherebbe commissariamento fino alla primavera dell’anno venturo. La norma, sul punto, non lascia spazio a interpretazioni: tranne nei casi di incompatibilità (vedi le dimissioni dell’ex sindaco di Francavilla Fontana, Giuseppe Marinotti, rientrato in consiglio regionale) o di impedimenti vari, il primo cittadino non può cedere il testimone al vice-sindaco. La città dunque finirebbe nelle mani del commissario prefettizio per almeno sei mesi.

Sul piano politico, se Mennitti se ne va, vuol dire che va a casa anche tutto il centrodestra e l’esito della competizione elettorale successiva, nessuno può darlo per scontato. Ma l’incognita più grande, quella che pesa sul groppone di una città fin troppo martoriata da scelte industriali calate dall’alto, è quella delle incompiute sulle quali l’attuale esecutivo ha promesso il giro di vite entro la fine del mandato che scade (per scadenza naturale) nel 2014: che fine farebbero progetti che promettono di cambiare il volto della città, o meglio di svelarne la vocazione e l’identità originaria, come Water front e Piano regolatore?

E per finire, se non soprattutto. Resta tutta intera la gigantesca incognita-rigassificatore. Siamo alle battute finali. Se il processo ai tangentisti, veri o presunti, intorno all’impianto made in England, è destinato alla panacea libera-tutti della prescrizione,  sull’iter autorizzativo il finale è assai meno certo. Le ultime pagine saranno scritte da qui a breve. Come è noto, dopo l’ok del già fu ministro Sandro Bondi e dalla ministra Stefania Prestigiacomo, tutto è nelle mani della conferenza dei servizi governativa. Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, intanto, si sa bene e da un pezzo come la pensa. Mennitti che è uomo di libero pensiero, per difendere la sua città ha saputo dire no anche al premier in persona. Se lascia adesso, sul più bello, che succede? Il successore a palazzo di città, potrebbe essere assai meno irriverente. Il rischio è quello. E verrebbe meno il secondo presidio istituzionale contro i signori della British: quali siano le posizioni della Provincia dopo la defenestrazione di Michele Errico, è storia nota.

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