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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Morto Rocco Trane

BRINDISI – Aveva tagliato le proprie radici da tempo. Brindisi non era più la sua seconda casa, e di lui avevano notizie soprattutto gli amici di un tempo, quelli che avevano mantenuto i contatti nella buona e nella cattiva sorte. Rocco Trane, morto improvvisamente a 74 anni ieri a Rimini, durante la convention di Comunione e Liberazione, per la storiografia politica era l’uomo-ombra del ministro Claudio Signorile oltre che il suo segretario particolare, il lobbista caduto più volte e più volte rialzatosi, quello che si era preso arresti e condanne senza mai fare un nome, per alcuni addirittura l’antesignano del sistema venuto a galla cinque anni dopo con l’inchiesta Mani Pulite.

BRINDISI – Aveva tagliato le proprie radici da tempo. Brindisi non era più la sua seconda casa, e di lui avevano notizie soprattutto gli amici di un tempo, quelli che avevano mantenuto i contatti nella buona e nella cattiva sorte. Rocco Trane, morto improvvisamente a 74 anni ieri a Rimini, durante la convention di Comunione e Liberazione, per la storiografia politica era l’uomo-ombra del ministro socialista Claudio Signorile oltre che il suo segretario particolare, il lobbista caduto più volte e più volte rialzatosi, quello che si era preso arresti e condanne senza mai fare un nome, per alcuni addirittura l’antesignano del sistema venuto a galla cinque anni dopo con l’inchiesta Mani Pulite.

E per i brindisini? Possiamo dire ciò che era stato per molti: un uomo realmente potente, il capo giusto del filo che portava a Roma le richieste della base di un sistema di distribuzione di posti di lavoro, pensioni, vantaggi. Un consenso sociale che gli portò 49mila preferenze per la Camera dei Deputati nella circoscrizione ionico-salentina  nelle elezioni del giugno 1987, mentre lui, arrestato il 5 di quel mese in aeroporto in procinto di recarsi a Roma, era ancora detenuto per concussione. Non ce la fece per un migliaio di voti.

Rocco Trane era già diventato un caso nazionale con l’arresto per le tangenti versate da varie imprese interessate ai lavori in otto aeroporti, su cui indagavano i pm di Genova, lo diventò ancor più. L’inchiesta si fermò a lui, ad un funzionario del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici che aveva scritto un memoriale sulle mazzette, e ad alcuni imprenditori.  Poi ci fu anche la vicenda delle “lenzuola d’oro” delle Ferrovie dello Stato, ma ne uscì assolto. E quella delle “carceri d’oro”. Il 18 marzo del 1993 la giunta della Camera ascoltò lui e Signorile per una richiesta di autorizzazione a procedere per concussione in concorso contro l’ex ministro.

L’ultima tappa della vicenda giudiziaria, un ruolo nelle indagini sul caso Pacini Battaglia-Squillante, nel 1996. Trane negli anni seguenti e sino ad oggi era ormai l’uomo di scenari appartenenti al passato, mentre intorno prendeva quota una politica alla ricerca dichiarata di rinnovamento, ma sempre ricaduta nella polvere, sia a Roma che a Brindisi. Lui ha fatto ciò che gli era più congeniale: stare lontano dai riflettori, in silenzio. Ma lontano dalla politica, mai.

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