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Partecipate del Comune, è ancora polemica: "Mancano le possibilità di controllo"

BRINDISI – Il problema è il cosiddetto “controllo analogo”, intendendo con questo termine le verifiche che il Consiglio deve essere messo nelle condizioni di poter attuare per le società partecipate, Multiservizi in testa. Il vicepresidente del Consiglio comunale Antonio Monetti e il consigliere del Pd Enzo Albano rivolgono un'interrogazione al sindaco di Brindisi Domenico Mennitti per focalizzare il problema, partendo proprio dalle continue variazioni di bilancio finalizzate a ripianare le perdite.

BRINDISI – Il problema è il cosiddetto “controllo analogo”, intendendo con questo termine le verifiche che il Consiglio deve essere messo nelle condizioni di poter attuare per le società partecipate, Multiservizi in testa. Il vicepresidente del Consiglio comunale Antonio Monetti e il consigliere del Pd Enzo Albano rivolgono un'interrogazione al sindaco di Brindisi Domenico Mennitti per focalizzare il problema, partendo proprio dalle continue variazioni di bilancio finalizzate a ripianare le perdite.

“In uno degli ultimi Consigli comunali - scrivono - è stata approvata una variazione di bilancio di 550.000 euro, per la manutenzione straordinaria del verde pubblico cittadino. Un impegno economico importante che si aggiungeva al milione e 800mila deuro già utilizzato nel corso di quest’anno, che ha fatto lievitare i costi a carico del Comune, per il solo settore del verde, a 2.300.000 euro circa”

Il lavoro è stato affidato direttamente alla Multiservizi. “Una società che va sostenuta - specificano i due consiglieri -, perché lavorano 130 persone, dietro le quali ci sono 130 famiglie, che si devono tutelare, specialmente in una realtà come la nostra, in cui la condizione prevalente, specialmente per i giovani, è quella della disoccupazione. Ma proprio per questo, considerata la riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato, è necessario un più elevato impegno per il controllo dei flussi di spesa e il monitoraggio degli effettivi oneri economici che l’Amministrazione Comunale può sostenere, avendo chiari e interpretando al meglio, compiti, obiettivi, sistemi di valutazione, qualità dei servizi, costi. In sostanza, un impegno di buon governo, per offrire servizi più efficienti, evitare sprechi e salvaguardare i livelli occupazionali”.

La Multiservizi è una società al 100% del Comune, che opera in house, alla quale in deroga al principio della libera concorrenza, il Comune può fare affidamenti diretti senza dover effettuare alcuna gara. Una procedura eccezionale che è consentita solo se, unitamente ad altre condizioni, il Comune esercita su quella società un controllo “analogo” a quello che esercita nei confronti delle proprie strutture, dei propri uffici, della propria burocrazia”.

Un controllo che non deve essere solo codificato o scritto da qualche parte, ma deve essere concretamente esercitato in modo permanente. Infatti, là dove non viene esercitato, non solo cessa l’affidamento del contratto o del servizio, ma non si possono fare affidamenti diretti. Non si può dare lavoro, senza gara. In pratica, gli organi della società partecipata non devono avere alcun potere di gestione autonoma, tranne il caso di ordinaria amministrazione. Quindi nessuna strategia, nessuna scelta di straordinaria amministrazione, può essere compiuta dalla società controllata in assenza della direttiva del Comune.

E' proprio a questo punto, però, che i consiglieri si chiedono: “Da noi accade tutto questo? Ci chiediamo infatti come, quando e in che consiste il potere di controllo, che il Consiglio comunale o il singolo consigliere deve e può esercitare su questa e sulle altre società di proprietà comunale al 100%. Quali informazioni riceve e quali indirizzi può contribuire a determinare, nei confronti delle società di proprietà del Comune al 100% come Multiservizi, Farmacie ed Energeko, ma anche delle altre società?”.

“Crediamo di non dire eresie – affermano Albano e Monetti -, quando affermiamo che il Consiglio Comunale, che è l’organo di indirizzo e controllo politico amministrativo, non è stato messo nelle condizioni di poter esercitare alcun potere sostanziale, perché non è stato chiamato in modo sistematico, ad esprimere un giudizio sulle linee di indirizzo delle società partecipate del comune. Quando si dice che gli atti fondamentali sono votati dal Consiglio Comunale, si deve rilevare che è un potere assolutamente inconsistente, perché quando si approva il consuntivo nel quale sono contenute le voci degli utili e delle perdite delle aziende partecipate, spesso riferite ad anni precedenti, non si approva automaticamente il bilancio della società partecipata, che è stato peraltro già approvato, altrimenti dovrebbero essere allegati tutti gli elementi riguardanti l’attività delle società partecipate”.

“Purtroppo - concludono -, in questo campo, l’attività del consiglio comunale si è quasi prevalentemente caratterizzata nel ripiano delle perdite, nelle ricapitalizzazioni, assolvendo ad un compito di ratifica piuttosto che di indirizzo. Ma questo non va bene, se si fa riferimento a quella responsabilità che, a parere della Corte dei Conti, fa capo al Consiglio comunale e al singolo consigliere. A quanto ci risulta non è stato mai deliberato ed introdotto un articolato sistema di controllo “analogo” sulla gestione economica finanziaria delle partecipate “in house” nel nostro Comune”. I due consiglieri vogliono sapere dal sindaco “se rientra nelle intenzioni dell'Amministrazione comunale predisporre una delibera per articolare il sistema del controllo analogo sulla gestione economica finanziaria delle partecipate in house, così come previsto dalla legge”.

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