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Pd, da Brindisi, Lecce e Taranto Sos a Roma: “Sconcertati dalla baraonda di Emiliano”

I tre segretari provinciali fanno appello ai vertici nazionali: “Assoluta alienazione e superficialità del suo agire quotidiano”. Sotto accusa la nomina di Di Cagno Abbrescia, ex Fi, alla presidenza di Aqp e la riorganizzazione della sanità

BRINDISI – Tre contro uno, sotto il tetto del Partito democratico pugliese, già costretto a fare i conti con la débacle nazionale. Come se non bastasse il disastro alle politiche, è ormai rottura tra i segretari provinciali di Brindisi, Lecce e Taranto e il governatore Michele Emiliano, accusato di “assoluta alienazione e superficialità nell’agire quotidiano”. Situazione “sconcertante” finita sul tavolo romano perché è ai vertici nazionali del partito che i tre esponenti pugliesi hanno chiesto un intervento urgente per salvare il partito dalla “baraonda” del presidente della Regione.

Il casus belli

rosetta fusco-3La scintilla che ha fatto divampare l’incendio interno al Pd pugliese sarebbe legata a due decisioni maturate da Emiliano negli ultimi giorni: la presidenza dell’Acquedotto pugliese a Simeone Di Cagno Abbrescia, ex sindaco di Bari, ed altrettanto ex deputato, eletto nelle fila di Forza Italia, e la riorganizzazione nella sanità dei Punti di primo intervento (Ppi). Casus belli. Impossibile far finta di niente e non commentare.

Rosetta Fusco, in qualità di segretario provinciale del Pd di Brindisi, assieme al collega di Taranto, Giampiero Mancarelli, e a quello di Lecce, Ippazio Morciano, hanno manifestato il proprio disappunto, partendo dal contesto elettorale segnato dalla sconfitta del Pd: “A seguito della debacle politica del 4 marzo scorso che ha visto il crollo dei consensi elettorali soprattutto in Puglia, dove lo scarto con la media nazionale è di oltre il meno 4 per cento, i segretari delle federazioni di Brindisi, Lecce e Taranto, hanno assunto l’impegno di avviare la rigenerazione del Pd attraverso il coinvolgimento diretto dei circoli, accogliendo in tal modo l’invito del segretario reggente nazionale Maurizio Martina nella convinzione che, oltre alla necessaria analisi post voto, occorre ritrovare la voglia e l’entusiasmo che hanno sempre contraddistinto il popolo del nostro partito, soprattutto nella sua dimensione politico-amministrativa in Puglia”.

I tre hanno anche ammesso di aver cercato di comprendere e di aver tentato anche di andare oltre, dopo aver notato una non coincidenza tra la linea guida tracciata a livello nazionale e quella seguita in Puglia. Ma gli ultimi avvenimenti, hanno evidentemente fatto perdere la pazienza anche ai più riflessivi.

Lo sconcerto dei tre segretari

“Abbiamo anche, con questo spirito, evitato di far emergere nel dibattito tra gli iscritti e gli elettori, l’imbarazzo per chi, in Puglia, pedissequamente si distingue dalle linee del partito nazionale creando non poca confusione nel popolo del centrosinistra, consci comunque che il dialogo e la dialettica interna siano la linfa di in partito democratico, se fatti con metodo e raziocinio”, hanno scritto i tre segretari delle Federazioni provinciali. “Di fronte alle ultime operazioni che si stanno determinando nella nostra Regione, sentiamo la necessità di comunicare, sconcertati come siamo - l'assoluta indifferenza del governatore Emiliano verso gli organi del partito democratico cui fa parte, così come l'assoluta alienazione del suo agire quotidiano da quelle che sono le istanze urgenti dei territori, l'assoluta superficialità nel tenere a mente il mandato che gli è stato affidato: il governo della Regione Puglia in primis". Stoccata dritta al cuore del problema.

La nomina di Cagno Abbrescia

Simeone Di Cagno Abbrescia-2-2“Grande è stata l'amarezza nell'apprendere la nomina di Di Cagno Abbrescia (foto al lato), notoriamente uomo di destra, a presidente del consiglio di amministrazione di Aqp, un'operazione che difficilmente sapremo spiegare ai nostri interlocutori quotidiani”. Fusco, Mancarelli e Morciano, in tal modo sono andati dritti al punto: se tale scelta è incomprensibile a chi è segretario provinciale, come potrà mai essere presentata e soprattutto motivata a chi – nonostante tutto – vuole ancora credere al Partito democratico? E ancora: come si può presentare questa decisione agli altri partiti?

La sanità pugliese

E’ stato come gettare benzina sul fuoco, già divampato dopo alcune scelte nel settore della sanità. “Le decisioni in tema di punti di primo intervento e quelle sulle nomine dei direttori generali nella sanità, con la introduzione della nomina del management ad esclusivo appannaggio del presidente in antitesi a quanto da noi sempre suffragato (liberare la sanità dalla politica) rappresentano una escalation incomprensibile e poco giustificabile al nostro mondo, ai nostri iscritti”, hanno scritto.

“Alle prossime elezioni regionali vorremmo essere credibili per le cose fatte, ripensando nel mondo che cambia i valori a cui siamo chiamati, ossia la giustizia, l'ambiente, gli ultimi: dalla sanità, passando per la chiusura del ciclo dei rifiuti, la decarbonizzazione, il welfare, la spesa europea. Si è credibili agli occhi degli elettori, non sbancando pezzi di ceto politico assolutamente alieni alla nostra cultura riformista e progressista, bensì governando bene e amministrando la nostra Regione. Poi il resto".

L’appello a Roma

La conclusione con l’appello ai vertici nazionali: “"Pertanto non intendiamo più essere trascinati nella baraonda di un partito in cui non vigono regole basilari di rispetto delle reciproche funzioni. Disponibili e sempre pronti ad adempiere a pieno al nostro compito di sostenere politicamente i valori a cui si richiama il centrosinistra ed essere campanello d'allarme e compensatori dei conflitti tra cittadini e istituzioni. Chiediamo agli organismi superiori del nostro partito di intervenire sulle questioni evidenziate”. Un Sos che parte dalla Puglia.

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