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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Pd, i dissidenti: "Strane presenze durante le riunioni del partito"

"Abbiamo sollevato la questione morale, ma non è mai stata affrontata. Anche il Pd è interessato da commistioni con la microcriminalità". I rapporti coltivati da esponenti del Pd brindisino con personaggi vicini ad ambienti che hanno ben poco di democratico sono fra i motivi che hanno spinto quattro componenti della segreteria cittadina a rassegnare le dimissioni

BRINDISI – “Abbiamo sollevato la questione morale, ma non è mai stata affrontata. Anche il Pd è interessato da commistioni con la microcriminalità”. I rapporti coltivati da esponenti del Pd brindisino con personaggi vicini ad ambienti che hanno ben poco di democratico sono fra i motivi che hanno spinto quattro componenti della segreteria cittadina a rassegnare le dimissioni dal loro incarico. Si tratta di Cristiano D’Errico, Mimmo Tardio, Alessandro Gianicolo e Manuela Buzzerra. 

I primi tre (la Buzzerra ha dovuto disertare l’appuntamento per motivi di lavoro) hanno spiegato le ragioni della loro scelta nel corso di una conferenza stampa svoltasi stamani (5 gennaio) nella sede della federazione del partito di via Osanna. Tardio, entrato nella segreteria cittadina con l’obiettivo di rilanciarne il programma culturale, ha spiegato che in alcune riunioni del partito “si vedevano delle persone che ben poco avevano a che fare con le tradizioni democratiche del Pd”, mentre “se ne allontanavano altre che avrebbero potuto dare un contributo di idee”. 

Anche nel “miracolo” dell’affluenza di massa alla elezioni per il rinnovo della segreteria provinciale e di quella cittadina tenutesi il 31 ottobre 2013, Tardio ci vede ben poco di democratico, visto che in quella occasione “vennero convogliate delle persone – afferma Tardio – solo per rinforzare determinati esponenti del Pd”. Pratiche clientelari che si pensava appartenessero a un vecchio modo di concepire la politica, insomma, a detta di Tardio si sono riproposte nel Pd brindisino. 

La questione morale va a braccetto con una serie di tematiche sulle quali i dissidenti chiedevano l’apertura di un confronto. Ma tale istanza è rimasta inascoltata. Dalla conferenza stampa odierna, dunque, emerge il quadro di un Pd sempre più scollato dalle reali esigenze della cittadinanza e incapace di supportare con nuove proposte programmatiche l’azione dell’amministrazione comunale di centrosinistra guidata dal sindaco Mimmo Consales. 

E’ evidente la presa di distanze dal segretario cittadino, Antonio Elefante, “al quale era stata proposta – afferma Cristiano D’Errico – una soluzione tecnico politica che potesse sostenere il superamento dell’impasse che si misurava all’interno di quella maggioranza uscita dalla fase congressuale”. Si tratta di una proposta “responsabile e attenta”, che rappresentava un’alternativa “alla ventilata ipotesi di sfiduciare il segretario”. 

Lo stesso Elefante, però, dopo una disponibilità iniziale, non ha mai dato una risposta  (“di accoglimento o di rigetto”) alle richieste avanzate da Le persone presenti alla conferenza stampa nella sede del Pd-2alcuni componenti della segreteria cittadina. E’ caduto nel vuoto anche il documento ufficiale con cui 13 membri del direttivo cittadino hanno chiesto la convocazione di un incontro “che trattasse di sicurezza e ordine pubblico, ambiente, rifiuti e degrado della città e della periferia, della spending review ed i suoi riflessi sul bilancio comunale e delle problematiche legate al servizio di riscossione dei tributi”. 

Ma i 13 chiedevano un confronto anche “sull’efficacia dell’azione politica del partito cittadino, del direttivo e della segreteria”.  Si voleva avviare, insomma, “un percorso di trasparenza che, attraverso un’analisi serena e onestà delle responsabilità che coinvolgono anche il Pd nel degrado sociale della  città, riproponesse e riportasse, in tutta la sua attualità, il corretto rapporto con le istituzioni cittadine ed il loro uso ai fini dell’interesse comune, al centro dell’agire politico e amministrativo”. 

Tutto questo non è avvenuto. E in occasione dell’ultimo direttivo svoltosi a novembre, D’Errico, Buzzera, Gianicolo e Tardio hanno rassegnato le dimissioni, “convinti che per rilanciare l’azione di un partito non siano sufficienti una serie di incontri in sedi non istituzionale – si legge nel documento di Cristiano D’Errico – per firmare una tregua armata fasulla e priva di qualsiasi idea di rilancio del Pd, ma che invece fa chiaramente trasparire una confusione preoccupante di ruoli, tra partito e amministrazione”. 

I quattro ribadiscono di non volere spaccare il Pd. Ma allo stesso tempo, “la pace invocata nel partito – afferma D’Errico – non può essere lo strumento per giustificare la tolleranza verso nomine non meritocratiche, palesi abusi della concorrenza (nell’assegnazione di lavori o nel trasferimento di fondi pubblici) o addirittura la degenerazione e l’illegalità”. 

Il Pd, ormai, a detta di D’Errico: “Non è più la sede d’elezione dove si raccoglievano, interpretavano fabbisogni idee e possibili soluzioni dalla comunità di iscritti e cittadini per trasmetterli agli amministratori”; “Non è in grado di esercitare la doverosa azione di controllo critico sull’azione degli amministratori”; “E’servito a stabilire rapporti privilegiati e chiusi con gli amministratori”; al suo interno “sono venute meno le capacità di ascoltare e di connettersi con i fermenti culturali e innovativi della città”. 

Per interrompere questa deriva e riprendere il filo diretto con la cittadinanza serve “una segreteria agile, snella e propositiva”, spiega D’Errico, che individua nel capogruppo consiliare Salvatore Brigante la persona alla quale affidare il ruolo di trade union. Se il Pd cittadino non riuscirà “a mobilitare i cittadini e migliorarne la qualità della vita”, a “monitorare l’azione degli eletti in consiglio comunale e degli amministratori”, a “interpretare nel territorio e per il territorio le battaglie di cambiamento nazionali ed europee”, “diverrà irreparabilmente territorio di conquista o di scontro fra gruppi  rappresentanti interessi particolari perdendo definitivamente credibilità agli occhi dei cittadini e dei militanti”. 

Per Mimmo Tardio, il Pd cittadino è un partito “evanescente e liquido che non ha realizzato alcun rapporto con la città e che ha creato una segreteria volutamente elefantiaca in cui non si sapeva cosa si decideva e poi si faceva alla fine”. Tardio, alla luce delle sue competenze maturate nel mondo dell’insegnamento scolastico, aveva chiesto di discutere su scuola e università e di coinvolgere la gente nella candidatura di Brindisi a capitale europea della cultura, in tandem con Lecce. Ma di tutto ciò non si è mai fatto nulla. 
 

Tardio parla di un partito gestito “da una consorteria di personaggi in cerca d’autore, che pensano solo a chi può portare più voti”. “La politica – prosegue Tardio – in questa città la possono fare soltanto certe persone e certe clientele. Così la politica non cambierà mai”. “Possiamo andare avanti in questo modo – si chiede Tardio – dopo mesi nei quali tutto si è detto e scritto e poi per davvero non avvertiamo che alla fine di questo lungo e pericoloso gioco chi si troverà con il cerino in mano e si scotterà siamo solo noi?”. “Quando finisce – si chiede ancora Tardio – il balletto indecente che va dall’azzeramento totale a quello parziale, dei tecnici al di sopra della politica e agli intoccabili via discutendo?”. 

Alessandro Gianicolo individua solo un paio di aspetti positivi nell’operato del Pd dell’ultimo anno: “Il coinvolgimento delle associazioni, visto come il primo modo di fare qualcosa di serio” e “la buona attività dei gruppi giovanili”. Per il resto, c’è ben poco da salvare. “Il sindaco Consales – afferma Gianicolo – aveva detto di aspettarsi dal Pd consigli, progetti e aiuti. Tutto questo non è stato fatto”. Per quanto riguarda le tematiche ambientali, che vedono impegnato lo stesso Gianicolo fra le file di Legambiente, “il Pd ha avuto sempre il freno a mano tirato, forse anche per l’incapacità di gestire a un certo livello le problematiche politiche”.

E se non vi sarà un’inversione di rotta, allora, “non potremo sentire – concludono i dimissionari – né di rappresentare né di essere rappresentati da un partito cittadino che tradisce i valori costitutivi del Pd”.

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