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Martedì, 16 Aprile 2024
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Lettera/ Se la giunta comunale vuole eliminare la clausola sociale dagli appalti

Lettera aperta del consigliere Pd Giuseppe Tagliente all’assessore alla Pubblica istruzione, Maristella Andriola, la quale aveva espresso alcune considerazioni circa l’annunciata eliminazione della cosiddetta “clausola sociale” nei futuri bandi per le forniture di servizi del Comune di Ostuni

OSTUNI – Lettera aperta del consigliere Pd Giuseppe Tagliente all’assessore alla Pubblica istruzione, Maristella Andriola,  la quale aveva espresso alcune considerazioni circa l’annunciata eliminazione della cosiddetta  “clausola sociale” nei futuri bandi per le forniture di servizi del Comune di Ostuni. Trattandosi di una questione molto delicata, dove è messa in discussione la certezza del posto di lavoro per i dipendenti nel passaggio dell’appalto da una impresa all’altra, ne diamo pubblicazione integrale.

Con sommo stupore ho appreso dagli organi di stampa la volontà, da parte dell’amministrazione comunale, di procedere all’eliminazione della clausola sociale di mantenimento dei livelli occupazionali, con il prioritario assorbimento del personale in essere, dai futuri bandi di gara per la fornitura di servizi da parte del Comune di Ostuni. Sono note le posizioni politiche del sottoscritto in relazione alla disciplina del lavoro e delle cd. “protezioni sociali”, che ho già avuto modo di palesare in occasione delle ultime sedute della V commissione consiliare circa i ritardi, gli errori e le storture delle decisioni assunte all’interno del Consorzio di gestione dei servizi del Piano Sociale di Zona.

Ad ogni buon conto, con la presente intendo esplicitare alcune considerazioni in merito alle dichiarazioni da lei espresse sulla stampa locale di ieri, le quali non possono in alcun modo considerarsi politicamente condivisibili.  Secondo quanto da lei affermato, l’amministrazione comunale intende rispettare la clausola sociale solo laddove prevista dal rispettivo Ccnl di categoria, mentre dovrebbe escludersi in relazione alla restante parte degli appalti pubblici comunali, salvo eventuali eccezioni da valutare caso per caso, non comprendendo bene secondo quali criteri e valutazioni.

A lei non sarà certamente sfuggito il fatto che, nell’alveo dei diversi Ccnl vigenti, solo una minima e risicata parte di essi contiene espressamente la clausola di mantenimento dei livelli occupazionali in caso di avvicendamento dell’appaltatore nella gestione dei servizi (uno su tutti: l’igiene ambientale). Nonostante ciò, la disciplina in materia di contratti pubblici consente alle amministrazioni di provvedere ad inserire nei bandi e disciplinari di gara clausole di questo genere, le quali non sono funzionali a garantire la cosiddetta “tutela del fannullone” (come invece si leggerebbe tra le righe delle Sue dichiarazioni), bensì a salvaguardare il diritto primario al lavoro dalle dinamiche di cambio ed avvicendamento nella titolarità dell’appalto.

Tale clausola tutela altresì le pari opportunità e la dignità di tutti i lavoratori, evitando che il livello di tutela sociale di questi possa essere condizionato dall’eventuale arbitrio generato dalla connivenza tra politica e soggetti economici. Da decenni, ormai, è in corso un serrato dibattito sulla corretta applicazione di tali tutele, poiché è fuori dubbio che tali clausole limitino la libertà di iniziativa economica degli operatori, ma è necessario ribadire che gli appalti pubblici hanno anche e soprattutto una funzione sociale e che, ad oggi, tale funzione è valorizzata anche dagli ultimi testi legislativi comunitari e dalle diverse pronunce dell’Anac intervenute in materia, le quali si sono preoccupate della corretta formulazione di queste al fine di contemperare le primarie esigenze occupazionali con la libertà di iniziativa economica degli appaltatori.

Giuseppe TaglientePertanto, inserire nei bandi e disciplinari di gara la clausola di mantenimento dei livelli occupazionali, corrisponde all’applicazione di un principio di civiltà del lavoro, che garantisce le pari opportunità iniziali dei lavoratori, la loro autonomia e dignità, non impedendo all’imprenditore-appaltatore di svolgere il proprio ruolo all’interno della propria struttura societaria. Non spetta al Comune di Ostuni stabilire se e quando un lavoratore al servizio di un proprio appaltatore sia competente, valido e diligente, oppure sia da ritenersi negligente, inadempiente o non idoneo.

E’ compito, quindi, dell’appaltatore verificare che i propri obblighi (assunti con l’Ente in sede contrattuale) siano onorati al meglio (a pena di sanzioni da parte del Comune) e che, a tal fine, il personale assunto sia all’altezza delle prestazioni da erogare. Se i lavoratori non sono idonei, l’amministrazione dovrebbe iniziare ad obbligare i propri “partner” a formare i propri dipendenti e, se taluno dei lavoratori non adempie ai propri obblighi, sussistono tutti gli opportuni strumenti di legge per porre fine alle inadempienze salvaguardando le sorti di coloro che invece, con fatica e sacrificio, onorano il proprio posto di lavoro.

Sussiste oggi un problema ben più importante rispetto a ciò che Lei ha dichiarato ieri, che consiste nel verificare, invece, che i diritti dei lavoratori, siano essi di natura economica che sindacale, nonché le pari opportunità tra gli stessi, vengano effettivamente rispettati e garantiti da tutti i soggetti che operano per il Comune di Ostuni in forza dell’aggiudicazione di un pubblico appalto. Su questo punto, invece, nulla ho letto e me ne rammarico, ma mi piacerebbe aprire un confronto serio sul punto nelle sedi opportune.

La mia cultura politica mi impone di ribadire questi concetti, che sono finalizzati esclusivamente ad evitare che, in questa guerra disordinata e senza obiettivi, invece che trovare rimedi a situazioni monopolistiche e potenziali distorsioni, ovvero iniziative virtuose finalizzate a rendere più trasparenti le future procedure di reclutamento del personale ulteriore, ad essere ferite siano le persone che cercano, con molte difficoltà, di lavorare. La clausola sociale di mantenimento dei livelli occupazionali, con il prioritario assorbimento del personale in essere, non può essere messa in discussione nei futuri appalti: essa era ed è un baluardo di civiltà e dignità per tutti.

Farlo significherebbe aprire le porte ad una zona grigia, in cui potrebbe annidarsi l’ennesimo favore a clientele e favoritismi, a seconda della contingenza e dei periodi storici. Sono certo della sua buona fede e del fatto che saprà cogliere il significato di questa mia riflessione, auspicando che possa determinare un cambio di indirizzo. Sono altresì fiducioso che gli organi del mio partito, da sempre sensibili alle questioni sociali di questa città, vorranno affrontare la questione in modo serio ed analitico, nell’ottica di salvaguardare sempre e comunque le esigenze di protezione sociale che meritano i lavoratori in caso di avvicendamento nella titolarità degli appalti pubblici. (Giuseppe Tagliente)

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