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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Politica alla frutta, il consiglio si apre con una richiesta di dichiarazione individuale di appartenenza

BRINDISI – Lo spettacolo che la politica brindisina ha mandato in scena stamani in apertura di consiglio comunale (i fatti sono in evoluzione mentre scriviamo) è avvilente e dimostra quanto sia inadeguata la rappresentanza istituzionale di fronte ai problemi della città, di cui dovrebbe governare non solo le emergenze, ma anche il cambiamento. Giungere a concordare in conferenza dei capigruppo la richiesta ad ogni consigliere di una dichiarazione di appartenenza alla maggioranza o alla minoranza segna davvero il crollo delle funzioni dei partiti a Brindisi.

BRINDISI – Lo spettacolo che la politica brindisina ha mandato in  scena stamani in apertura di consiglio comunale (i fatti sono in evoluzione mentre scriviamo) è avvilente e dimostra quanto sia inadeguata la rappresentanza istituzionale di fronte ai problemi della città, di cui dovrebbe governare non solo le emergenze, ma anche il cambiamento. Giungere a concordare in conferenza dei capigruppo la richiesta ad ogni consigliere di una dichiarazione di appartenenza alla maggioranza o alla minoranza segna davvero il crollo delle funzioni dei partiti a Brindisi.

Ci vuole altro per indurre le segreterie, oppure i coordinamenti, o anche i commissari a mettere mano ad un problema che non si può più nascondere ce che riguarda tutti? Tra imboscate e cambi di casacca questo consiglio si sta rivelando addirittura peggiore di quello che lo ha preceduto. E ha nell’agenda del mandato, tra questioni ravvicinate e meno, il problema della nuova gestione delle infrastrutture della zona industriale, il rinnovo delle convenzioni con le società energetiche, il varo del Piano urbanistico generale, il progetto di Città d’Acqua, i nuovi assetti da dare al settore chimico, la crisi del commercio, il rilancio dei servizi, la partecipazione al rafforzamento del sistema portuale ed aeroportuale, il risanamento economico, sociale e urbanistico delle periferie. E la questione del rigassificatore a Capo Bianco.

In questa situazione, chi può accusare Domenico Mennitti di essere non un sindaco ma un monarca rinchiuso nel proprio castello? Si consumano in questo brodo di ambizioni personali contrapposte le aspettative dei cittadini, dei lavoratori, dei giovani e delle imprese, tra cento paradossi. L’ultimo è che Brindisi non ha un Piano della costa, ciò impedisce ad imprenditori ed investitori locali di programmare interventi, mentre il consiglio comunale ha dato il via libera ad una operazione, Tancredè in località Masseria Badessa, dove un operatore della provincia di Bari, già presente nel territorio con un camping-residence a ridosso di Pennagrossa e della riserva di Torre Guaceto, ora potrà non raddoppiare, ma decuplicare i propri interessi costruendo nell’entroterra un altro vasto complesso turistico. Cosa c’entra la costa? Siamo sempre ai confini della riserva di Torre Guaceto: indovinate dove andranno a mare i clienti di questo imprenditore, mentre più a sud, verso Brindisi, c’è il vuoto.

Oggi tocca all’Asi. C’è guerra per entrare nella sala dei bottoni del consorzio che gestisce i suoli della zona industriale e i fondi per la loro infrastrutturazione. Tra i pretendenti non c’è un imprenditore, ma neppure un politico che si sia mai occupato della questione delle bonifiche. O dei progetti in corso. Questo risulta dall’esame dei nomi in gioco. L’appello nominale con la proclamazione di appartenenza rischia di diventare una pietra tombale sulla credibilità residua di questa assemblea.

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